Capitolo 46

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Draco

"Lo verrà a sapere da qualcun altro."
"Io ho ucciso Jonathan Carter."
"Non avrete mai un futuro insieme."
"Come potrà amarti?"
Le parole di Lucius continuavano a tormentarmi mentre percorrevo la strada dalla Sala Comune al dormitorio maschile. Lei aveva diritto di sapere. E dovevo essere io a dirglielo. Sarebbe stata ragionevole, avevo la sua età quando successe, come avrei potuto impedirlo? Io non c'entravo niente con il passato di Lucius. Glielo avrei detto, ma non quel giorno.
Quando entrai nella mia stanza, lei non c'era. Il cuore prese a battermi velocemente, così velocemente che pensai potesse uscire fuori dal petto. Potevo sentire il sangue scorrermi lentamente nelle vene, il battito nelle orecchie, il calore sul collo. Lei non era lì.
Così, andai nel dormitorio femminile, poi dritto verso la sua stanza. Bussai alla porta -con quella poca eleganza rimasta- ma la spalancai subito dopo, senza che qualcuno dall'altro lato mi invitasse ad aprire. Selene era seduta sul letto insieme a Pansy, stavano sorridendo e sembrava essere tutto apposto.
Lei non merita tutto questo dolore.
«Draco» La sua voce risuonò come un dolce ricordo. I miei occhi erano lucidi, e lei dovette notarlo perché, in quello che sembrò un batter d'occhio, fu accanto a me.
«io... ti prego, torniamo in stanza.» Riuscii a dire, col fiato corto. Pansy ci guardava, seduta sul letto e con gli occhi che esprimevano dolcezza. La guardai anch'io e pensai che questo bastasse per farle capire quanto fosse importante per me che restassi solo con Selene.
Lei fece un sorrisetto di conforto, poi disse: «va con lui, continueremo dopo.»
Selene annuì, poi afferrò la mia mano e uscimmo insieme dalla loro stanza. Il dormitorio femminile era stranamente profumato, si sentiva l'odore di lavanda e vaniglia, un miscuglio delicato che ti faceva venir voglia di trasferirti lì.
Lei strinse la mia mano, ma io non dissi nulla. Sapevo che stesse aspettando una mia reazione, qualsiasi cosa, anche un sospiro sarebbe bastato. Invece non parlai, almeno fino a quando non fummo a pochi metri dalla mia stanza, nel dormitorio maschile troppo silenzioso.
«cos'è successo?» Lasciò andare la mia mano.
No, non lasciarmi.
«non è-» Iniziai, ma lei mi interruppe.
«non dirlo, ti prego. So che è successo qualcosa.» Disse, la sua voce bassa. Non sembrava essere arrabbiata, più... delusa. Probabilmente si aspettava che fossi pronto a parlarle di tutto. Ma come avrei potuto dirle ciò che sapevo? Come avrei fatto a guardarla negli occhi senza il peso della morte di suo padre sulle spalle?
«andiamo in stanza.» Fu l'unica cosa che dissi, ma lei non rispose, e questo semplificò le cose. Entrati in stanza, chiusi la porta e tirai un sospiro.
«che ti ha detto?» Chiese subito, impaziente. Mi girai a guardarla. Perderla sarebbe stata la cosa peggiore che mi potesse accadere. E sarebbe successo, era ovvio. Lei non mi avrebbe più guardato con gli stessi occhi, e come avrei potuto biasimarla?
«sempre le solite cose, sai, il discorso sulla purezza del sangue..» Dissi, gesticolando con le mani.
Ti prego, amore mio, lasciaci questi giorni, poi ti dirò la verità.
Lei guardò in basso, poi guardò di nuovo me. «nient'altro?» Chiese, incrociando le braccia al petto.
Annuii e basta. Lei non mi credeva, lo vedevo nei suoi occhi. La conoscevo abbastanza bene per capire quanto dolore le stessi arrecando mentendole. Deglutì, poi annuì lentamente, come se si stesse rassicurando da sola.
Quella sera, non uscimmo dalla stanza nemmeno per mangiare. La camera era diventata angusta e fastidiosamente silenziosa. Selene non aveva detto più niente, probabilmente perché non sapeva cosa avesse dovuto dire. Io, d'altro canto, non facilitai le cose. Mi distesi sul letto, in silenzio, e ripensai alle parole di mio padre.
«stai bene?» Chiese, arrampicandosi sul letto e afferrando la mia mano, intrecciando le nostre dita.
«si, bene.» Dissi, mostrandole un sorriso.
«dimmi un segreto.» Disse, accucciandosi accanto a me. Sorrisi. Sarebbe sempre riuscita a farmi sorridere.
«ti ho detto davvero tutto.» Dissi. Tutto ciò che non ti farebbe male, aggiunsi in silenzio.
Lei non parlò, attese paziente mentre la mia mente cercava di scovare tra i ricordi un segreto da confidarle. «da piccolo ho tinto i capelli del mio adorato padre di verde.» Dissi, riportandomi a più di dieci anni prima. Era stato divertente. Ricordavo molto bene le sue urla una volta che si vide allo specchio, ma davvero, mai sperimentato incantesimo più divertente.
Lei si mise a sedere e mi guardò con fare divertito.
«non l'hai fatto!» Il suo sorriso illuminò l'intera stanza. Sorrisi di rimando. «oh si invece. Avresti dovuto esserci.»
Lei scosse la testa e si raggomitolò di nuovo accanto a me. «da piccolo eri più divertente.» Disse, punzecchiandomi.
«evidentemente sono maturato.» Risposi, con un certo tono di superiorità. Lei mi schiaffeggiò la mano, poi rise. Restammo in silenzio per un po', eppure non sentivo il bisogno di dire nient'altro. Bastava che lei fosse lì con me.
«se qualcosa dovesse andare storto» Dissi, ad un tratto. Non c'era bisogno che andassi nel particolare, sapeva già che mi stessi riferendo alla guerra. «voglio che tu ti metta in salvo.» Mi girai a guardarla, il viso sul cuscino e gli occhi fissi nei miei. Era bellissima, anche con i suoi occhi stanchi e i lineamenti del viso più spigolosi. Scosse la testa, poi prese la mia mano, giocando con le nostre dita.
«starò con te.» Disse, alzando lo sguardo su di me.
«Selene-» Iniziai, ma lei fu più veloce di me.
«no. Preferirei morire piuttosto che vivere una vita senza di te.» Disse, sinceramente. I suoi occhi scintillarono.
«se ti succedesse qualcosa io-» Non mi faceva mai finire di parlare, probabilmente odiava il mio pessimismo. Potevo capirla, c'erano momenti in cui la guerra non sembrava essere iniziata, altri in cui sembrava essere pronta a schiacciarci tutti.
«Draco» Mormorò. Il mio nome uscì dalle sue labbra con gentilezza. «godiamoci questi momenti.» Posò le sue labbra sulle mie, in un bacio delicato e pieno d'amore.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora