Capitolo 3

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Selene

11 novembre 1997

Quando mi svegliai era ancora buio, mi rigirai nel letto, avevo la bocca impastata e il braccio intorpidito per la brutta posizione in cui ero messa.
Mi misi a sedere sul letto, stiracchiandomi un po'.
Pansy non era in camera -come sempre- ma le coperte del suo letto erano attorcigliate. Dormiva tutte le notti nella stanza di Draco?
Scacciai quel pensiero e andai in bagno, mi diedi una sistemata e uscii dalla stanza. La Sala Comune era vuota, il camino acceso e la poca luce che filtrava dalle finestre inondava la stanza di un colore verde smeraldo. Avevo le mani gelide, nonostante indossassi la felpa con lo stemma della casa. Mi avvicinai al camino e sussultai quando vidi Draco seduto per terra, la schiena appoggiata al divano verde, i capelli scombinati e una bottiglia di whisky in mano. Per qualche motivo, l'idea che lui non fosse con Pansy mi rallegrò. Ma la mia allegria non durò molto: Draco era evidentemente ubriaco, gli occhi rossi e la faccia stanca.
«che ci fai qui?» Chiesi, avvicinandomi un po', così che lui potesse vedermi. Lo guardai con noncuranza.
«sai che faccio parte di questa casa, vero?» Sapeva essere antipatico anche da ubriaco. Annuii, alzando gli occhi al cielo.
«siediti.» Fece cenno con la mano, colpendo il pavimento. Sbuffai, ma acconsentii e mi sistemai accanto a lui. Fece per passarmi la bottiglia ma scossi la testa. «non bevo.» Non lo guardai, lo sguardo fisso verso il camino osservando il fuoco che divampava.
«prevedibile.» La sua risata era aspra e tagliente.
Non risposi, feci finta di non averlo sentito. Era la cosa più giusta da fare. Poi ci ripensai, un sorso non poteva uccidermi e sapevo che avrebbe continuato a irritarmi chiedendomi di bere con lui, quindi gli strappai la bottiglia dalla mano e la portai alla bocca. Strinsi gli occhi e deglutii un po' di whisky. Il sapore era intenso e fresco, quasi dolce. Sentii un bruciore in gola, come se ci avessero acceso un fuoco o qualcosa del genere. Posai la bottiglia a terra e aprii gli occhi, Draco aveva un sorrisetto compiaciuto stampato sul viso e gli occhi luccicanti. «che c'è di divertente?» Chiesi, irritata.
Lui fece spallucce. «allora, stai con Blaise adesso?» Mi colse di sorpresa, non sapevo cosa rispondere. Non sapevo nemmeno se avessi dovuto davvero rispondere a quella domanda tanto impertinente. A lui cosa importava, comunque?
«come?» Mi girai a guardarlo. Portò la bottiglia alla bocca e osservai il suo collo perfetto mentre il pomo d'Adamo oscillava. Stropicciai gli occhi, forse ero già ubriaca. Posò la bottiglia sul pavimento e si girò verso di me. «hai sentito.» La sua voce era bassa e intensa. Non riuscii a reggere il suo sguardo, così abbassai il mio.
«ti importa davvero saperlo?» Chiesi, alzando lo sguardo e incontrando i suoi occhi, grigi, limpidi e puri. Sentivo di potermi mettere a piangere da un momento all'altro senza nemmeno un motivo valido. La tensione era troppa, le viscere mi si contorcevano e potevo sentire i muscoli contrarsi.
Mi faceva questo effetto e me ne resi conto solo in quel momento. «si, mi importa.» Rispose, con voce altrettanto bassa. Chiusi gli occhi, perché sapevo che se avesse continuato non avrei più risposto delle mie azioni.
«Selene, apri gli occhi.»
Feci come mi aveva chiesto, non perché mi sentissi obbligata, ma perché volevo provare di nuovo la sensazione di incontrare i suoi occhi e perdermici dentro. Ma i miei occhi divennero lucidi e il mio cuore sobbalzò. «perché fingi che ti importi davvero?» Chiesi, perché non sapevo cos'altro dire e non volevo che la conversazione finisse lì. Si avvicinò a me, appoggiò la mano gelida sul mio viso. Rabbrividii al suo tocco, era stato come se mi avesse risvegliato da un incubo.
«sta zitta.» Fu l'ultima cosa che disse, prima di baciarmi. Le nostre labbra si incrociarono perfettamente. La sua mano sulla mia guancia mentre il mio stomaco si attorcigliava. Il mio cuore batteva all'impazzata mentre lasciava scivolare la lingua contro il mio labbro inferiore. Il punto era, però, che quella non era una favola. Io ero Selene e lui era Draco, non si trattava della solita fiaba che si racconta ai bambini per farli addormentare. Non ci poteva essere un lieto fine, non ci poteva essere un "e vissero felici e contenti". Così era troppo semplice, quel bacio non era reale per lui tanto quanto lo era per me. Mi staccai a scattai in piedi.
Draco mi guardò dal basso. «che ti prende?» Chiese, le guance rosee per l'alcol. Guardai altrove, perché mi resi conto che guardarlo negli occhi era davvero troppo, prosciugava ogni mia forza.
«noi non... lascia stare, d'accordo?» Mi diressi verso i dormitori femminili ma lui fu più veloce di me. Si alzò e mi prese per il polso facendomi girare verso di lui.
«che problema hai?» La sua presa era stretta e probabilmente in situazioni diverse avrei sentito dolore, ma l'adrenalina era troppa. «era solo un bacio, rilassati.»
Solo un bacio.
Il mio cuore si ruppe in mille pezzi.
Solo un bacio.
Non dissi niente, perché non c'era davvero niente da dire. Lo strattonai con forza e lui lasciò il mio polso, poi mi girai e ritornai in stanza.        
Solo un bacio.
Solo un fottutissimo bacio.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora