Capitolo 53

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Selene

«onestamente, penso che i NEWT saranno più difficili di quanto pensiamo.» Io ed Hermione uscimmo dalla biblioteca alle otto di sera. Avevamo studiato insieme per tutto il pomeriggio o, per essere più chiari, lei aveva cercato di ricordarmi che gli esami fossero davvero dietro le porte ed io avevo annuito senza ascoltare veramente. Ma era dotata di così tanta pazienza e autocontrollo che non mi rimproverò. E non era come se fosse difficile percepire il mio stato d'animo, ma fu tanto delicata da non fare domande.
Scossi le spalle, stringendo i libri al petto con più forza, come se mi ci stessi aggrappando. «mi mancherà tutto questo, una volta finita la scuola.»
Avrei voluto dirle che gli ultimi mesi mi avevano fatto odiare Hogwarts più di qualsiasi altra cosa, ma mi morsi l'interno della guancia per non farlo. Avevo avuto i muscoli tesi per tutto il pomeriggio e adesso le spalle erano un po' indolenzite. Il mio piano era quello di ritirarmi in stanza (senza nemmeno mangiare) e dormire più che potevo, o almeno era ciò che avrei voluto fare. Tuttavia, in biblioteca, due ragazze Serpeverde del quinto anno stavano bisbigliando su una festa in Sala Comune e la cosa divenne certa quando mi ritrovai a far levitare un cuscino appeso -per sbaglio- alle travi di legno insieme alle stelle filanti. Pensai che fosse strano dare una festa in piena settimana, ma non mi stupii più di tanto.
«oh, menomale che sei qui.» La voce di Pansy mi riportò al presente. Aveva i capelli un po' più spettinati del solito e sembrava essere indaffarata nel sistemare un complesso impianto stereo ai lati del camino. Feci una smorfia, solo perché lei era girata di spalle e non poteva vedermi. «dovresti farmi un favore» Disse, controllando che le casse funzionassero. «ho chiesto agli elfi di preparare qualcosa di buono per la festa, credo che ormai sia tutto pronto, potresti andare tu?» Si girò per guardarmi mentre sollevava la spallina della canottiera nera. Le temperature ormai si stavano alzando e l'inverno aveva lasciato spazio ad una primavera abbastanza fresca. Eppure Pansy sembrava sentir caldo, forse per tutto il movimento.
«si, d'accordo.» Dissi soltanto, mostrandole un sorriso. Poi mi avvicinai al tavolo, presi una bottiglia e osservai l'etichetta su di essa. «whisky incendiario» Alzai un sopracciglio e guardai Pansy, che sorrise piacevolmente. «onestamente, credo che prendere una sbornia nel bel mezzo della settimana sia una cosa stupida.» Poggiai di nuovo la bottiglia sul tavolo. Pansy scosse le spalle, con superficialità. «non sei costretta a bere.»
«no, infatti. Credo che me ne starò in stanza.» Cercai di infilare i libri, fino ad allora portati sotto braccio, nella borsa marrone.
«lascia, la porto in camera.» Pansy prese la mia borsa e se la mise in spalla, poi afferrò i miei libri.
«grazie» Le sorrisi. «d'accordo, vado a prendere il cibo.» Mi avvicinai al quadro mentre Pansy urlava alle mie spalle: «non provare a mangiare i Calderotti!»
Risi di gusto, sentendo un peso sollevarsi dal petto, permettendomi di respirare di nuovo. Quindici minuti dopo, mi ritrovai ad aiutare Pansy a sistemare i piatti sul tavolo. Erano davvero troppe cose per una semplice festa di compleanno (era stata Pansy a dirmi che si trattasse di questo), ma non osai parlare.
«pensi che Draco ci sarà?» Chiesi, senza nemmeno pensarci. Pansy si fermò, sembrava essere sotto shock.
«suppongo» Disse, alzando le spalle e continuando a lisciare la tovaglia del tavolo. Scossi la testa, cercando di non pensarci troppo.
«vado in stanza.» Dichiarai. Mi diressi a grandi falcate verso il dormitorio femminile, senza lasciarle il tempo di ribattere. Una volta dentro la mia stanza, sbattei la porta con tanta forza che una cornice cadde da una mensola. Tutta quella faccenda non era importante per lui, era ovvio. Non gli importava né di me, né tantomeno del mio cuore spezzato. Gli avevo permesso di ridurmi ad un corpo inerme, troppo stanca persino per camminare. Era colpa mia, perché gli avevo permesso di entrare nel mio cuore, perché gli avevo permesso di prendersi tutta me stessa. E lo aveva fatto, quel ragazzo aveva ogni singolo pezzo della mia anima. Ed era estenuante, per me, dover ammettere che non sarebbe mai cambiato niente. Sapevo che avrei riservato a Draco un posto speciale nel mio cuore, nonostante lui non lo meritasse. Sapevo che io sarei stata sua fino alla morte. Era tutto scritto nel destino, in un cielo fatto di stelle e in un libro fatto di parole. Avevo scritto di lui ogni giorno, perché la nostra storia vivesse ancora e perché io mi ricordassi di lui. Ogni pagina aveva il suo nome, ogni frase un ricordo. Non avrei mai dimenticato Draco Malfoy, lo avrei custodito per sempre nel mio cuore, lasciandogli una parte di me che gli sarebbe sempre appartenuta.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora