Capitolo 48

696 23 4
                                    

Selene

«che significa che non è pronto?» Sbraitò Pansy, dopo aver ascoltato di come Draco aveva rotto con me. Raccontarlo era stato strano, ma almeno avevo smesso di piangere. Io e Pansy eravamo sedute sul mio letto, a gambe incrociate. Mi aveva stretto la mano mentre parlavo, aveva asciugato le mie lacrime con il pollice e aveva ascoltato in silenzio ciò che avevo da dire. Adesso, però, il suo nervosismo era palpabile. Avevo pensato che sapesse qualcosa di cui io non ero al corrente, visto le sue smorfie mentre raccontavo. Ma perché Pansy avrebbe dovuto mentirmi? Era mia amica, dopotutto. Quindi mi costrinsi ad inghiottire quel pensiero.
«è una scusa ridicola per chiudere una relazione» Sbuffò rumorosamente. «voglio dire, che razza di stronzo è per chiederti di sposarlo e lasciarti il giorno successivo?» Scosse la testa con veemenza. «no, c'è qualcosa che non va in tutta questa faccenda.» Terminò, lanciandomi un'occhiata, come se cercasse di farmi capire qualcosa.
«sai qualcosa che io non so?» Chiesi con assoluta schiettezza.
«no... no, certo che no.» Deglutì rumorosamente, poi continuò la sua infuriata contro Draco. «potrei fare un incantesimo alla sua scopa» Disse, pensierosa, come se stesse scegliendo già l'incantesimo da utilizzare.
«no, non credo possa servire a qualcosa.» Alzai le spalle. Lei parve sinceramente delusa, poi il suo viso si illuminò di nuovo. «il veritaserum! Potremmo metterne un po' nel suo bicchiere. Giuro, quel biondino ti dirà anche quante volte va in bagno se glielo chiederai.» Stava praticamente saltando sul letto e non potei fare a meno di sorridere.
Poi scossi la testa. «no, non faremo niente di tutto ciò.» Le spalle di Pansy si abbassarono, poi le uscì dalla bocca un esile "oh.."
«la colpa non è sua» Dissi, dopo qualche secondo in pieno silenzio. Pansy alzò di scatto la testa e mi guardò come se fossi un alieno venuto direttamente da un altro pianeta.«è solo colpa mia, credevo di aver trovato l'amore della mia vita» La voce uscì inevitabilmente strozzata e dovetti sbattere più volte le palpebre per non mettermi di nuovo a piangere. Non funzionò. Gli occhi si riempirono di lacrime in pochi secondi, mentre il mio cuore si rimpiccioliva. «lui non ha il coraggio di amarmi» Dissi, a voce bassa. Pansy afferrò la mia mano e la strinse forte. «è un egoista, pensa solo a sé stesso» Continuai. Quelle parole servivano a me, in realtà. Stavo cercando di convincermi che Draco non ne valesse la pena, che la nostra relazione non ne valesse la pena. «lo odio con tutto il mio cuore.» Dirlo era stato un colpo basso persino per me. Non avrei mai pensato che quella frase sarebbe uscita di nuovo dalla mia bocca, ma mai dire mai nella vita, sopratutto se Draco Malfoy ne fa parte. Ero come un cavallo, e Draco tirava le redini ogni volta che galoppavo troppo velocemente.
D'ora in poi, mi dissi, lui non avrà alcun potere su di me.
«smettila di darti la colpa.» Pansy mi rimproverò. «quel tipo d'uomo» Mimò le virgolette con le dita mentre pronunciava l'ultima parola. «è imprevedibile.» Quell'aggettivo non bastava. Non era sufficiente. Essere imprevedibile non gli dava il diritto di prendermi e buttarmi quando più gli faceva comodo.
«il fatto è che» Deglutii, cercando di mandare giù il nodo alla gola. «mi ha colto di sorpresa e ho dovuto trattenere il dolore, non gli ho nemmeno detto cosa penso di lui.» Una lacrima rigò la mia guancia. Il movimento del materasso attirò la mia attenzione. Pansy si era alzata e torreggiava su di me, mani sui fianchi e sguardo severo. «peccato che tu non l'abbia fatto, quel vigliacco merita di sapere che razza di uomo sia.» La sua voce uscì sicura, come se stesse guidando una rivoluzione o qualcosa del genere. Qualcosa in me tremò: la voglia di far rimpiangere a Draco il giorno in cui decise di farmi innamorare di lui.
«hai ragione» Dichiarai, alzandomi dal letto e asciugando le lacrime. «si, hai ragione, andrò a spiattellargli in faccia tutto ciò che penso di lui.» Mi diressi a grandi passi verso la porta. Pansy era sinceramente sconvolta, probabilmente non si aspettava una reazione del genere, e di certo non potevo biasimarla. Ovviamente la mia intenzione non era quella di alimentare il litigio e crearne una guerra, ma volevo metterlo in riga più di qualsiasi altra cosa al mondo. Adesso vediamo, Draco Malfoy, come giocherai ancora con me.
Uscii dalla mia stanza in fretta e furia, poi direttamente verso la Sala Comune (fortunatamente vuota). Salii le scale verso il dormitorio maschile e il cuore batteva sempre più forte man mano che mi avvicinavo alla porta della sua stanza. Durante il tragitto mi ero preparata su ciò che gli avrei detto, ma sapevo che non sarebbe servito a niente. Una volta che lo avrei avuto davanti le parole si sarebbero bloccate in gola, nel migliore dei casi.
«Draco Malfoy!» Urlai. La mia voce riecheggiò nel corridoio del dormitorio maschile. La porta di una stanza si aprì e ne uscì Blaise. Gli lanciai un'occhiata, giusto il tempo per vedere il suo pomo d'Adamo oscillare.
Lui sapeva.
Lo avevo intuito dal suo sguardo, dalla postura rigida, dagli occhi cupi.
Subito dopo, anche la porta della sua stanza si aprì. Draco aveva un asciugamano avvolto intorno alla vita, i capelli grondanti e la pelle ancora bagnata.
«si può sapere chi ti credi di essere?» Sbraitai, puntandogli un dito contro e raggiungendo la sua stanza. Lui guardò me, confuso, poi si guardò intorno. Dovette incontrare lo sguardo di Blaise, perché potei vedere come stesse cercando di essere aiutato. I suoi occhi si posarono di nuovo su di me.
«che c'è? Non parli?» Lo incalzai. Ero infuriata. Potevo sentire il sangue ribollirmi nelle vene, le orecchie fischiare e i nervi tendersi. «non ti lascerò rovinare la mia vita per la seconda volta.»
«Selene» Mormorò. La sua voce era bassa. Se il suo intento era quello di non attirare l'attenzione di tutti allora mi dispiaceva deluderlo, avrei fatto il contrario. Tutto il mondo avrebbe dovuto sapere di cosa fosse capace Draco Malfoy. Lui ti manipolava, ti usava e poi ti gettava via, come una penna non funzionante.
«cosa?» Scattai. Il suo sguardo tremò, ma non disse niente. Dalla sua bocca non uscì nemmeno un sospiro di esasperazione. Nemmeno ci aveva provato. «adesso parlo io.» La mia voce era tagliente. Non sapevo nemmeno da dove avessi preso tutta quella energia. Ma, onestamente, ero così stanca di stare al suo passo.
Abbassò lo sguardo, poi chiuse gli occhi e scosse la testa lentamente, serrando la mascella.
«guardami.» Dissi, con voce seria. Lui obbedì. I suoi occhi erano lucidi, i lineamenti tesi. «fino a ieri eri innamorato. Mi hai chiesto di diventare tua moglie, lo capisci? Ma come sei volubile?» Non stavo urlando ma ero sicura che tutto il dormitorio stesse sentendo. Non mi importava. Che ascoltassero pure!
«parliamone dentro.» Fece per prendermi per il braccio, ma lo strattonai via. La sola idea di essere toccata da lui mi faceva ribrezzo.
Mai più.
Mai, mai, mai.
«non... non toccarmi.» Alzai un dito e glielo puntai di nuovo sul petto. Lui deglutì ma non disse nulla. Avrei voluto prenderlo a schiaffi. Non aveva nemmeno il coraggio di darmi delle spiegazioni logiche. Proprio lui, che ascoltava più la logica che il cuore. Sembrava quasi che ritenesse il suo comportamento legittimo. La rabbia si fece di nuovo viva. In realtà non era mai andata via, semplicemente si era amplificata. E il fatto che lui se ne stesse davanti a me a crogiolarsi come se l'intera situazione fosse normale mi dava sui nervi.
«sei un uomo insensibile» Lo spinsi con tutte le mie forze e lui a malapena barcollò all'indietro -più per la sorpresa che per la spinta in sé. «incoerente» Un'altra spinta, più forte. Lui non si mosse. Chiuse solo gli occhi, come se sentisse dolore ma preferisse tenerlo per sé. «e codardo.» Un'altra spinta. «rimpiango il tempo che ho sprecato stando con te.»
«Selene...» Sussurrò. Non gli diedi ascolto. Non avevo ancora finito. Lo avrei distrutto, non mi importava se dopo mi sarei sentita in colpa. Non mi importava né di lui né del suo cuore spezzato (se ne avesse avuto davvero uno).
«ho lasciato cadere le mie difese perché ti amavo.»
«mi amavi?» Boccheggiò di rimando, come se avesse sentito solo quello. Certo, l'importante era che io fossi ancora ammaliata da lui. «Selene, ascolta-» Provò un'altra volta, ma con tono più deciso e meno esile. Non gli diedi il tempo di finire la frase, se lo avessi fatto -e ne ero sicura- avrebbe trovato una scusa abbastanza plausibile così da sensibilizzare l'intera situazione e garantire a sé stesso ancora il mio amore.
«ti ho permesso di ferirmi, ma d'ora in avanti vedremo chi ferirà chi.» Speravo davvero che lui non si fosse accorto della tristezza nella mia voce. In cuor mio, sapevo che non avrei fatto niente per ferirlo. Ero così innamorata di lui che la sola idea di farlo mi faceva venire la nausea. L'avrei amato in silenzio, mentre lui andava avanti con la sua quotidianità con la stessa indifferenza che mi stava riservando stando davanti a me senza parlare.
Lui sussurrò di nuovo il mio nome, ma lasciò la frase in sospeso, a mezz'aria. Mi ritrovai ad annuire con assoluta rassegnazione, capendo che non avrei ottenuto niente. Ero una stupita, lo sapevo. E lo ero ancora di più perché non riuscii a frenare la mia bocca. «prima di te avevo una vita mia» Deglutii. Avevo la gola troppo secca per continuare a parlare, ma decisi che quelle sarebbero state le ultime parole che gli avrei riservato, quindi tanto valeva farlo bene e fino in fondo. «adesso avrò una vita dopo di te.» Dissi, con un filo di voce. Potei vedere le certezze di Draco cadere a terra e frantumarsi.
Ecco, avrei voluto dire, mi fai sentire così.
Invece lo tenni per me. Ero riuscita a fare un discorso a testa alta, lo avevo ammutolito, lasciato senza fiato; non avrei rovinato tutto tirando fuori la mia parte vulnerabile. Incontrai i suoi occhi e dentro vidi il mio riflesso. Gli occhi che un tempo amavo, in cui mi perdevo, adesso erano cupi, come sovrastati da un velo nero.
«cosa significa?» Chiese, con voce bassa e tremolante. Avevo centrato il bersaglio, ero riuscita a piegarlo.
«significa che questa volta è finita davvero» La mia voce era fin troppo calma. Ma dentro... dentro stavo morendo. Lo stavo pregando di non lasciarmi, in silenzio. Con il passare degli anni, capii che il nostro problema era proprio quello: non eravamo chiari, le nostre conversazioni non erano cristalline e limpide come acqua di un fiume; erano scure e torve, come acqua dell'oceano. Ma come potevamo sapere? Come potevamo sapere cosa sarebbe successo?
«significa che non starò chiusa in stanza a sperare in un tuo ritorno.» Conclusi.
«mi stai dicendo che vedrai altre persone?» Chiese di rimando, come se il solo pensiero lo scottasse. Lo stavo dicendo? Paradossalmente, era quello il punto a cui volevo arrivare, ma nella mia testa suonava molto meglio. Il punto era che il solo pensiero di uscire con altri ragazzi che non fossero Draco mi destabilizzava.
Sei l'unico, avrei voluto dire.
Sarai sempre l'unico.
Invece risposi: «si, sto dicendo esattamente questo.»

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora