Capitolo 35

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Selene

Mi precipitai davanti la porta del bagno maschile e bussai con la mano tremolante e il respiro sospeso.
Libero.
Aprii velocemente la porta e mi infilai dentro, ma Draco fu più veloce di me e mise un piede in mezzo, così che la porta non potesse chiudersi.
«Draco, spostati.» Dissi, mentre cercavo di spingere la porta verso di me -se avesse sentito dolore avrebbe levato il piede. Ma niente, sembrava che le sue scarpe fossero fatte di metallo.
«fammi entrare.»
«no.» Risposi, velocemente.
«non potresti nemmeno entrarci qui dentro, fammi entrare o chiamo un Prefetto.» Dichiarò. Io sbuffai rumorosamente e non so esattamente cosa mi avesse spinto a prendere quella decisione -se fosse stato per i punti casa che avrei fatto perdere se non fossi uscita dal bagno, o il semplice fatto che volevo davvero che Draco entrasse- in ogni caso, avevo aperto la porta e lui parve non crederci. Si guardò intorno, controllando che nessuno ci stesse guardando, poi entrò. Il bagno era talmente piccolo che due persone ci entravano a malapena -certo, con un amico o qualcosa del genere sarebbe stato più semplice, ma con Draco era tutto più complicato. Mi appoggiai al muro, cercando di non stargli troppo vicina. Potevo sentire il suo profumo mentre chiudeva la porta a chiave e si sistemava la giacca del vestito.
«cosa vuoi?» Chiesi, rapidamente.
Facciamo in fretta, lo scongiurai silenziosamente, oppure soffocherò in questo bagno.
«perché scappi da me?» Chiese, il suo volto troppo serio, la sua voce troppo ferma. Non stavo davvero scappando da lui. Stavo scappando dai miei sentimenti per lui. Scossi la testa ma non dissi nulla, forse perché non c'era davvero nulla da dire.
Draco tirò un sospiro e si passò le dita fra i capelli -lo faceva spesso, quando era stanco o nervoso. Doveva essere nervoso.
Doveva per forza esserlo.
«dobbiamo parlare.» Dichiarò lui, sembrava più serio di quanto non fosse mai stato prima. L'intera faccenda era frastornante, davvero. Se avessi fatto un passo avanti saremmo stati a pochi centimetri di distanza e il solo pensiero fece sussultare il mio cuore. Avrei potuto ucciderlo, prenderlo per il bavero della giacca e strattonarlo fin quando non si fosse reso conto del male che mi aveva fatto; avrei potuto staccargli i capelli uno ad uno; avrei potuto baciarlo, brutto stronzo egoista e presuntuoso. Nei miei sogni, mi ripetevo questo e molto altro ancora. E, sempre nei miei sogni, Draco rimaneva ad ascoltarmi in silenzio, con calma contrizione, poi si sbottonava la camicia e mi tirava verso di sé, per poi baciarmi ancora e ancora. Ma erano solo sogni, delle finte situazioni che si creano nella disperata speranza che l'amore perso ritorni. Una maniacale ricerca della felicità.
Non sarei mai stata felice, non dopo Draco.
Tuttavia, sembrava che le bugie, il tradimento e tutto il resto, non sarebbero state sufficienti per uccidere il desiderio, sebbene lo rendessero quasi invisibile.
«non lo stiamo già facendo?» Dissi, deglutendo forte. Avevo un brutto sapore in bocca e pensai che se avessi dovuto vomitare non ci sarebbe stato bisogno di allontanarmi troppo, visto e considerato che ero già in bagno. A quel punto Draco se ne sarebbe anche andato. No, probabilmente avrebbe approfittato della situazione e sarebbe rimasto con me. L'impulso di chiedergli di restare era più forte di qualsiasi altra cosa, a dire il vero.
Draco sbuffò un'altra volta e appoggiò la schiena al muro. «mi dispiace.» Disse soltanto.
Le scuse a cui potevo far fronte, solo rumore di sottofondo. Non risposi -non che non avessi davvero nulla da dire, non che non avessi ripetuto incessantemente quel monologo nella testa per giorni interi. Ma non era abbastanza. Il suo senso di colpa non era abbastanza. Il suo dispiacere non era abbastanza. Avevo bisogno che lui lo capisse.
«io mi sono fidata di te.» Dissi, la mia voce risuonò nel piccolo bagno come una campanella d'allarme.
«lo so.» Rispose, abbassando la testa.
«no, tu non sai niente!» Scattai. «tu non sai niente, Draco. Io ti ho offerto ogni piccola parte di me. Cos'altro mi rimane adesso?» Continuai.
Gli occhi iniziarono a bruciare.
No, non adesso.
«lascia che ti spieghi tutto, ti prego.» Disse, alzando lentamente la testa. Non risposi e lui parve percepirlo come un incoraggiamento per iniziare a parlare, quindi lo fece. E, forse per la nausea, o per le troppe informazioni da digerire, sentivo che sarei potuta cadere sulle ginocchia e lasciare che le lacrime venissero fuori.
«ti ricordi quando ci siamo baciati per la prima volta nella Sala Comune?» Iniziò lui, mentre le viscere mi si contorcevano al ricordo delle sue labbra calde sulle mie. Avrei voluto rispondere che ricordavo tutto, davvero, ogni minima cosa. Invece mi limitai ad annuire, sperando che finisse presto di parlare. Fino ad allora ero stata brava a tenergli testa e ad evitare di cadere di nuovo ai suoi piedi, ma una volta che mi avrebbe fornito delle spiegazioni -e se esse fossero state sufficienti per poter compensare il vuoto che mi aveva lasciato- allora non sarei riuscita più a controllarmi. «avrei dovuto fermarmi, dopo. L'idea era quella, non volevo davvero...» Lasciò la frase in sospeso e io alzai un sopracciglio. Stava per caso dicendo che non ero abbastanza attraente e che un bacio sarebbe bastato per far ingelosire Pansy?
Lui parve capirlo e aggiunse velocemente: «voglio dire... non sembravi davvero interessata a me e questo mi faceva ammattire, così ho continuato a stuzzicarti. Poi, in camera tua, mi hai detto che eri... sai, non volevo essere il primo perché sapevo che in qualche modo ti saresti legata a me» Si concesse una pausa e respirò pesantemente, alzando le spalle. «non volevo essere legato a qualcuno.» Terminò.
La testa aveva iniziato a pulsare e avrei voluto tapparmi le orecchie per non sentire più nulla.
«Draco, voglio uscire.» Dissi, senza guardarlo.
Sentivo che il respiro non era più regolare e non ero in grado di calmarmi, quindi uscire dal bagno sembrava l'opzione più facile e veloce.
«no, non abbiamo ancora chiarito.»
Finalmente alzai la testa e i nostri occhi si incrociarono, dopo davvero troppo tempo.
Maledetti occhi.
«continua, allora.» Deglutii forte e cercai di non sprofondare contro le piastrelle gelide del
bagno.
«bene. Non riuscivo a smettere, dopo la prima volta. Avevo anche pensato che mi avessi fatto bere qualche tipo di filtro d'amore.»
Risi a questo, perché non c'era davvero niente da dire a riguardo. Lui mi lanciò un'occhiata e si schiarì la voce. «comunque, quando mi hai detto di essere innamorata, avevo semplicemente evitato l'argomento perché nessuno me l'aveva mai detto o dimostrato» Continuò, sembrava imbarazzato.
Ma non riuscivo a capire cosa c'entrasse con tutto il resto. «il fatto è che mi sono follemente innamorato di te» Incontrò di nuovo i miei occhi mentre lo diceva. «tutto quello che c'è stato... era vero, ogni singola frase, ogni singolo bacio.» Si scostò dal muro e fece un passo verso di me.
Raddrizzai la schiena.
Questo non basta, mi dissi.
«devi credermi.» Mormorò.
«come faccio a crederti? E Astoria? Come me lo spieghi?» Ma che stavo facendo? E se avesse avuto una spiegazione anche per quello? Che avrei fatto dopo? Così, così ridicola.
«è stata un'idea di mio padre!» Disse, velocemente.
«ascolta, lui sa di noi, sa che ti amo e che farei di tutto per te, così ha...» Lasciò anche questa frase in sospeso.
Ero così stanca, sembrava che dovessi capire il resto della frase da sola, ma come potevo? Era tutto così confuso.
«Draco, lasciami andare adesso.» Dissi.
Lui sembrava davvero stanco e dispiaciuto. Abbassò la testa e annuì lentamente. Poi aprì la porta e mi fece cenno di andare. E lo feci. Uscii dal bagno senza dire una parola in più, lasciandolo indietro. E mi chiesi quante volte ancora avrei dovuto farlo.
Non basta, continuavo a ripetermi, mentre attraversavo lo stretto corridoio.
Avrebbe potuto anche amarmi, ma se non era nemmeno disposto ad andare contro suo padre per me, perché riprovarci di nuovo? Era evidente quanto fosse soggetto al volere di suo padre, quindi qual era il punto? Avevo apprezzato le sue scuse e tutto il resto, davvero. Ma sarebbe stato più semplice se avessi continuato a credere che fosse solo uno sporco bugiardo. Il fatto era: adesso che sapevo la verità, non avrei mai avuto il coraggio di dimenticarlo. Se non mi avesse fornito delle spiegazioni, avrei continuato ad odiarlo fin quando non sarei stata in grado di togliermelo dalla testa. Ma adesso..
Onestamente, pensavo che avremmo dovuto finire la conversazione, ma ormai era troppo tardi e non sarei tornata indietro. Avrei tentato di parlargli ad Hogwarts, se avessi avuto la possibilità. C'era dell'altro, doveva per forza esserci dell'altro. Ma ero così stanca, e la testa non smetteva di pulsare.
Avevo bisogno di tempo.
Solo... tempo.

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Draco

Ero rimasto in bagno per almeno altri cinque minuti, non riuscivo a capacitarmi del suo bisogno disperato di fuggire da me. Le avevo spiegato tutto -o quasi, comunque- quindi qual era il punto? Avrei dovuto dirle che mio padre l'avrebbe uccisa se avessi continuato a stare con lei? Ma come si poteva dire una cosa del genere? Come avrei potuto spiegarglielo? Sicuramente stava pensando che fossi troppo codardo per andare contro mio padre e combattere per il nostro amore. Non avevo concluso praticamente niente. Avrei fatto meglio a stare zitto, sarebbe stato più semplice per entrambi.
Sbuffai e finalmente uscii dal bagno. Sembrava tutto come prima, ma doveva essere appena passato il carrello dei dolci perché quasi tutti gli studenti avevano tra le mani delle cioccorane o pacchetti delle caramelle tutti i gusti più uno. Percorsi lo stretto corridoio, due ragazze del sesto anno mi salutarono con un cinguettio, poi scoppiarono a ridere. Era sempre così, non che mi fosse dispiaciuto all'inizio, ma adesso mi infastidiva parecchio. Cos'avevano da ridacchiare, comunque?
Aprii le porte dello scompartimento, Astoria era seduta al suo posto accanto al finestrino, le mani conserte in grembo e una gamba accavallata sull'altra. Entrai dentro e richiusi le porte.
Lei alzò lo sguardo su di me e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «com'è andata?» Chiese, con gentilezza.
Io scrollai le spalle e presi posto sul sedile di fronte a lei. «lei è... voleva andarsene quindi io..» Mi resi conto di non riuscire a formare una frase di senso compiuto, le parole si ingarbugliavano fra di loro ed uscivano biascicanti. Astoria parve capirlo e fece un sorriso comprensivo.
Non parlammo più per il resto del viaggio, Astoria sembrava persa a guardare fuori dal finestrino e io ne approfittai per creare un'ipotetica conversazione con Selene non appena saremmo tornati ad Hogwarts -sperando che lei avesse voluto ancora parlarmi.
Quando arrivammo alla stazione di Hogsmeade, i caposcuola (a mio parere inutili quell'anno) condussero i primi anni, ancora abbastanza scettici, alle carrozze senza cavalli. Gli studenti del settimo anno furono gli ultimi a lasciare Hogsmeade. Ma mentre aspettavamo che le prime carrozze si muovessero verso il castello, una voce calda e bassa risuonò dietro le mie spalle. Astoria, accanto a me, si voltò e si scostò leggermente, come per darmi spazio. Avrei riconosciuto quella voce anche tra un miliardo di persone. Quando mi girai, Blaise era in piedi, allampanato e con un completo nero.
«ciao.» Mormorò.
«ciao.» Risposi, secco.
«possiamo parlare?» Chiese, con cautela. E glielo concessi. Avevo lasciato Astoria con sua sorella Daphne, poi io e Blaise ci eravamo semplicemente allontanati dagli altri. Sembrava che tutti fossero molto entusiasti per il ritorno ad Hogwarts.
Blaise mi aveva chiesto scusa, aveva ripetuto che gli dispiaceva almeno venti volte, mi aveva persino promesso che per farsi perdonare avrebbe fatto i miei compiti di Trasfigurazione, il che era davvero comico visto che ero stato sempre io ad aiutarlo in quella materia. Ma comunque, avevo accettato le sue scuse. Era il mio migliore amico -l'unico che avessi mai avuto, fino a prova contraria- e continuava a ripetere che non si sarebbe più avvicinato a Selene e che avrebbe chiesto scusa anche a lei, non appena l'avesse vista. A me non bastava altro. Sembrava che tutto stesse tornando alla normalità. L'unico spazio vuoto rimasto era lei. La tessera del puzzle che pensavo di aver trovato mi era sfuggita dalle mani, come granelli di sabbia. Ero di nuovo incompleto.

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spazio autrice.

eii, come state? 3 mila letture, vi ringrazio di cuore.
continuate a lasciare stelline e commenti.
vi abbraccio,
marika.

Il coraggio di amarti || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora