In genere adoro passare notti intere raggomitolata su me stessa con un piumone gigantesco tutto per me. Mi piace restare al caldo, circondata dal silenzio o da leggere melodie che non ascolterebbe nessuno, magari con un bel romanzo rosa a portata di mano e una tazza di cioccolata calda quando fuori si gela. Come ho già precisato, in genere è così che mi piacerebbe trascorrere il tempo, ma non questa sera. Ho ancora delle cose da fare, prima di lasciarmi definitivamente andare: tornare ad Istanbul e riprendere la mia vita in mano che in questi lunghi 24 anni, ho lasciato spesso al caso per potermi dedicare a mia madre e alla sua malattia; adesso è tranquilla ma prima di riprendere a respirare, le sono stata vicina, l'ho fatta sorridere e stare bene, sempre, continuamente, anche quando tutto sembrava crollarmi addosso - proprio come avrebbe dovuto fare mio padre: Burke Yilmaz. Ormai è troppo tardi, avrei preferito una chance, una chiamata, mi sarei fatta bastare anche solo un ''Ciao tesoro, come stai?'' chiesto una sola volta nell'arco 365 giorni, invece niente, neanche il più piccolo dei riscontri alle mie infinite lettere o cassette con brevi video per poterlo incontrare e sistemare tutto.
Prima di lasciarci davvero, qualche giorno fa, lo aveva già fatto da tempo.
Avevo solo otto anni quando ho visto la mia famiglia distruggersi davanti ai miei occhi in un solo secondo che è sembrato eterno. A poco, ho iniziato a percepire i miei sogni sfocarsi e la mia rabbia aumentare. Mi sono state tagliate le ali ben due volte, la prima, da mio padre, la seconda, dal figlio della sua seconda moglie, il nuovo titolare della casa editrice Yilmaz-Bürsin (luogo in cui vendicherò tutti i graffi che ho dovuto sopportare in silenzio. Sono stanca di restare zitta, questo è il mio momento).
<Sei sicura di voler andare?>
<Mai stata più sicura, mamma!> le sorrido perché ho bisogno che lo faccia anche lei. Voglio che tutti i pezzi tornino al loro posto e per farlo, devo andare lì. Ci ho pensato a lungo, non ho alcuna intenzione di rinunciare proprio adesso che so cosa voglio. Dovrò trattenere le lacrime? Non mi importa. Potrei dover fare i conti con la sua nuova moglie? Non mi importa. Potrei fallire? Non mi importa. Io devo andare ad Instambul, riprendere ciò che è mio e dare voce a chi come me, è stato strozzato ancor prima di fiatare.
Mi sarebbe piaciuto aver avuto questo coraggio, molto tempo fa.
Quando ci hanno avvertite della morte di mio padre, non ho fatto altro che prendermela con me stessa perché avrei dovuto insistere di più, dovevamo prenderci per mano, era quello che volevo, era quello che volevo anche dopo aver avuto la conferma di essere stata completamente dimenticata da lui...
Dovevo essere più veloce del tempo, ma non sono mai stata brava in questo.
<Promettimi che farai attenzione!> non le do la possibilità di aggiungere altro, non ho più bisogno di raccomandazioni, solo di un abbraccio che possa bastarmi per almeno un mese. Mentre sento le sue esuli braccia stringermi forte, vedo Matthew attraversare la soglia di casa e fermarsi subito dopo. Diversamente dal solito, ha un sorriso un po' morto, so che quest'idea di dover tornare da sola ad Istanbul, dove tutto ha avuto fine, non va giù a nessuno, ma non per questo sono pronti a fermarmi.
<Evren, è tutto pronto. Possiamo andare!> annuncia dopo aver controllato l'orologio. Lasciare il corpo di mia madre, mi fa quasi male, non ho mai passato molto tempo lontano da lei e lei, non ha mai passato molto tempo lontano da me. Non so ancora come andranno le cose, né ho un piano ben definito, l'unica domanda che continuo a pormi è: Avrò davvero la forza necessaria per affrontare tutto quello che mi si piomberà dinanzi?
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...