54.Lontano dagli occhi, lontano dal cuore

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Tornare ad Istanbul mi fa un certo effetto, e pensare di averla lasciata qualche giorno fa venendo quasi trascinata da Kerem mentre ora che ci ritorno mi tratta addirittura come se non esistessi... pur dovendo essere il contrario.

Vorrei dire qualcosa,  qualsiasi cosa prima di lasciarmelo alle spalle, però non ci riesco. Gli lancio un'occhiata veloce e proseguo per la mia strada sentendo dopo poco la voce di Chris. Mi chiama e ovviamente non mi fermo, non lo faccio neanche quando mi raggiunge e comincia a chiedermi del mio comportamento, sembra che a sbagliare sia sempre e solo io nonostante sia l'unica a restarci secca per davvero.

Sono stanca di dover dare risposte. Questa storia mi sta perseguitando, mi sembra un incubo.

Mi afferra per un braccio fermandomi e girandomi verso di sé. Mi guarda negli occhi e sospira.
<<Evren, ti chiedo scusa per tutto.>>, respira a fatica <<Sei stata tirata in mezzo a questa storia e ne stai uscendo distrutta. Ti assicuro che non era questo l'intento>>

<<Ne sono sicura>>, sentenzio <<È colpa mia se ho permesso ad un uomo di prendere in mano il mio cuore>>

<<No...>>

<<Sai? Non vedo l'ora di tornare a casa e cominciare tutto da capo.>>

<<Vuoi...tu vuoi tornare a Sinope quindi?>>

<<Lo vedi anche tu, no? Sto male. Non mi sono mai sentita così persa e vuota come da quando conosco voi.>> è tutto così schifoso. Non vedo alcuna pietà.

E forse si, non è questo l'intento,
ma è questa la fine.

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Mi convince a salire in macchina con lui e lo obbligo a portarmi dai genitori di Kerem. Se questa storia è finita, mi sembra giusto avvertire anche loro. Già immagino le loro espressioni di felicità. Sua madre non aspettava altro e adesso glielo servo su un piatto d'argento.

Senza approfondire l'argomento con Chris, scendo. Percorro il giardino con una scioltezza che sforzo per bene.

Sto per bussare al citofono ma la voce roca del padre, mi ferma.
<<Non c'è nessuno in casa>> ruoto ogni senso verso di lui, così uguale a Kerem, ma ancora illuminato dal sorriso.

<<D'accordo...>>

<<Vieni pure con me, ci sediamo al tavolino e ti offro un bicchiere di camomilla>> lo seguo senza troppe cerimonie. Durante il breve tragitto gli chiedo della moglie, ovviamente le loro risposte non sono mai del tutto esaurienti.
Mi ci siedo vicino e gli sorrido non appena mi passa la tazza rosa.
<<Allora? Qual buon vento ti porta qui?>>

<<Innanzitutto volevo scusarmi per la cena.>>

<<Non ti preoccupare>> mi dice con superiotà <<L'ansia ha vinto su di te, può capitare. Non hai fatto niente>>

<<Ed è questo il problema...>> avvicina le sopracciglia come se non capisse <<Ciò che voglio dire è che non posso continuare a stare qui.>> crea una smorfia incomprensibile ritirandosi <<Kerem è un uomo fantastico, mi ha fatto capire di essere umana. Mi ha fatto sorridere, piangere, dannare... ma questa non è la mia vita>> e lo dico sentendo un macigno sullo stomaco.

<<Quale sarebbe la tua vita, cara?>>

<<La mia vita è a Sinope. Lì c'è il mio studio, la mia infanzia...>>

<<Tutto meno che l'amore, a quanto pare>> stringo le labbra in segno di conferma <<Non sei così diversa da Kerem>>, esterna posando la tazza sul tavolo. <<Io non posso tenerti qui senza il tuo consenso. Questo dovresti saperlo.>> mi guarda <<Ormai sono anziano. Desideravo una donna per Kerem. Volevo che questa donna lo rendesse felice, gli ridasse quella voglia di amare, di dedicarsi completamente a lei. Desideravo vederlo strisciare per amore.>> posa una mano sulla mia coscia che trema <<Desideravo una donna che lo facesse impazzire. E ogni volta che lo vedevo con te, non desideravo altro.>> si avvicina al mio volto segnato da una strana espressione malinconica <<Guardavo voi, e mi bastava. Per una volta mi sentivo completamente soddisfatto... Kerem era completo.>> deglutisco rumorosamente. Ho la pelle d'oca <<Tu hai risvegliato in lui l'amore>>

Scuoto la testa e frettolosamente mi metto in piedi <<No... non è vero... non è vero.>> nego sull'orlo delle lacrime <<Devo andare.>> annuisce riprendendo la tazza mentre lo lascio dietro di me. <<Devo...>>

<<Va pure, Evren. Tutti sappiamo scappare da ciò che ci fa paura.>>

Maledico l'esatto istante in cui sono venuta qui e mi dirigo a casa. Pur non vedendo un granché, prendo il cellulare e informo mia madre dell'accaduto, le dico che è finita, che devono preparare le valige e tornare a Sinope. Scrivo anche a Jo e poi lo poso.
Cammino, cammino, cammino...
E intanto la mia vita mi passa davanti.

Mi ripeto di essere forte, che tutto è stato soltanto un recita, ma non riesco a crederci.

Il suono di un clacson, mi ferma. È kerem. Lo guardo attraverso il finestrino.
<<Sali>> ordina burbero facendomi ridere per la rabbia.

<<Di nuovo a darmi ordini? Ti ricordo che il contratto è finito. Tu mi hai lasciata. Anzi a dirla tutta, non siamo mai stati neanche insieme>> quanto mi fa male dover parlare così.

<<Non è rilevante. Quindi sali, fa freddo.>>

<<Fammi capire...>> incrocio le braccia al petto <<mi porti a Parigi per avere le corna, per di più dovrei tradirti con tuo cugino, ah no, aspetta, prima mi "lasci" ricordandomi che è tutta una messa un scena, già. Mi lasci da sola per tutta la serata, pretendendo che io baci un altro mentre tu ti ubriachi per non adempiere ai tuoi doveri. Per non affrontare la realtà. Come se non bastasse il giorno dopo mi urli contro per non aver baciato Chris, mi tratti come se non esistessi per tutto il viaggio, ed ora? Ora ti preoccupi che un po' di vento mi faccia stare male?>>

<<Dove sei stata?>>

<<Sei assurdo.>> riprendo il mio cammino e lo sento avanzare con la macchina <<Ero con tuo padre>>

<<Puoi entrare in macchina e dirmi cosa vi siete detti, per favore?>> anche se prova ad essere gentile, sento che è nervoso. Il suo modo di parlare è chiaro.

<<No, va da lui e parlaci.>>

<<Se volevo parlare con lui, l'avrei fatto>>

<<Bene. Devi sapere che le cose si fanno in due. Il fatto che tu voglia parlare con me, non implica che lo voglia anch'io, per cui spingi quell'acceleratore e vattene>> le parole mi escono di bocca come se fosse niente, ma se qualcuno potesse guardarmi dentro, capirebbe quanto sia effettivamente difficile dire tutto ciò, mandare via l'unica persona che potrebbe farmi bene...

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora