Ci fermiamo in uno dei parcheggi più grandi e lussuosi che abbia mai visto e, Kerem mi apre la portiera dell'auto per dare il via al nostro gioco — peccato che non mi sento ancora pronta. Con una certa incertezza, afferro la sua mano. È fredda ma il suo tocco delicato.
<Sei nervosa?> mi chiede dopo una lunga ed intensa studiata al linguaggio del corpo.<Un po'...> ammetto scendendo. La sola idea di dover comparire nuovamente sui giornali in sua compagnia, mi terrorizza. Pensare che qualcuno possa spiare ed immortalare ogni mia piccola mossa, entrando addirittura a far parte della mia quotidianitá, nascondendosi fra cespugli, mi inquieta. Restando mano nella mano, ci incamminiamo lungo un sentiero in pietre piatte. Sul perimetro ci sono delle piccole luci che partono dal basso e il resto è sormontato da erba finta cosí che non possa appassire mai. Sulla destra c'è una fontana che si sposa alla perfezione con tutti i particolari di questo edificio bianco ed estremamente elegante. Arriviamo silenziosamente ai cinque gradini, poi, allo stesso modo, attraversiamo la porta d'ingresso in vetro. Immediatamente, ogni sguardo cade su di noi, in particolare su di me e il mio completo da lavoro. Mi sento bruciare dai loro occhi curiosi. Kerem sembra non dargli alcuna importanza, forse proprio perché sentirsi osservato è all'ordine del giorno. Presa da una scossa potentissima allo stomaco, lo fermo tirandolo indietro.
<Che succede?><Non posso entrare.>
<Che significa che non puoi entrare, Evren?> chiede con un certo fastidio.
<Significa che non posso.> gli lascio la mano <Andiamo da un'altra parte, per favore...> con noia, abbassa lo sguardo all'orologio, poi lo riporta a me.
<Perché? Cos'ha che non va?> è evidente il suo sforzo immane per non alzare la voce. <È il ristorante migliore della Turchia. Ha una vista da mozzare il fiato. Si mangia bene. È tutto perfetto. Ci sono io. Cosa vuoi di più?>
<Si, è vero...è tutto perfetto, ma questo non è il mio posto.> mi guardo attorno sentendomi schiacciare ad ogni secondo. <Andiamo via. Ti prego.>
<Non si può.> insiste.
<Perché? Puoi darmi retta per una sola volta? Cosa ti costa portarmi in un posto meno popolato?>
<Te ne sei già dimenticata?> domanda parlando fra i denti. <Il nostro scopo è quello di farci vedere assieme. Non nasconderci.>
<Non ho detto di nasconderci ma di scegliere un altro posto.>
<No. Evren, sei insopportabile!>
<In...insopportabile?>
<Insopportabile. Esatto.>
<Perfetto. Allora lasciami andare via. Trovati un'altra ragazza a cui piace il tuo modo di fare. Perché io sono stanca di te. Sei così...irritante.> col cuore in gola, gli do le spalle. Voglio andare via. Voglio stargli lontana. Voglio tornare a casa e dimenticare tutto. Riesco a fare solo un paio di chilometri senza interruzione, perché dopo pochissimo, sono in trappola: accerchiata da più di dieci uomini con microfoni, telecamere e quant'altro proprio contro di me. Alcune voci mischiate cominciano a rimbombarmi disordinatamente in testa. In un secondo, mi ritrovo sommersa da parole incomprensibili e flash che partono da ogni angolo. Vorrei continuare a scappare ma non riesco a fare neanche un passo. Il respiro aumenta. Il petto fa su e giù incessantemente. Comincio a sentire caldo. Le gambe quasi non reggono. Mi guardo attorno, e desidero soltanto scomparire in una nuvola di fumo. Mi guardo attorno e l'aria comincia a mancare.
Dal nulla, esattamente dal nulla, Kerem mi si piomba dinanzi prendendomi il viso fra le mani. Lo fisso. Vorrei urlargli di lasciarmi da sola, di ammettere davanti alle telecamere che è tutto finto. Eppure, dalla mia bocca non esce niente. <Ti porto via, okay?> annuisco alle sue parole, le uniche che riesco a comprendere per bene fra tutto il caos che mi gira intorno. Senza dare spiegazioni, né a me, né per la stampa, mi prende in braccio come se fossi una sposa. <Sta tranquilla>, sussurra.
Anche se volessi dimenarmi, non ne ho ancora la forza. Lascio che mi porti in macchina senza fare altre storie inutili. Quando si mette alla guida, non perde neanche un attimo: accende il motore e partiamo. Ogni tanto butta un'occhiata verso di me ed io continuo a ripetermi di aver rovinato tutto. Mi sono fatta prendere da un attacco di panico del tutto inopportuno.
<Mi dispiace...non sarei dovuta andare via in quel modo> lo dico quasi come se volessi giustificarmi.
<Ora stai bene?>
<Sto meglio...> prende un bel respiro al posto mio e dopo ruota la testa verso di me.
Mi guarda. Esita un po', poi parla:
<Ascoltami, faremo in questo modo: mangeremo in spiaggia, da soli, ci faremo scattare delle foto da lontano, li faremo parlare di noi e poi torneremo a casa. È chiaro che le telecamere non riescano a metterti a tuo agio. Ti dico già che evitarle sarà impossibile. Però, se mi resti vicino, nessuno si avvicinerà troppo.><Fantastico> borbotto sarcastica <Perché? Hai una specie di cupola protettiva?>
<A loro interessa solo di te, e per ora sei soltanto un gran punto interrogativo. Se ci sarò io, sanno che non ti lascerei dire nulla, per questo è più semplice accerchiarti quando sei da sola>, dice. <Ad ogni modo...Ho già ordinato del cibo altrove, fra qualche chilometro scenderò per ritirarlo e subito dopo andremo in spiaggia. Cosa ne dici?> non mi lascia il tempo di rispondere, però credo che sia stato un bene. <Ho valutato le opzioni. Si deve capire che per te farei qualsiasi cosa: anche cenare dove, generalmente, non lo farei mai. Nessuno potrebbe metterci in discussione: Ti ho praticamente strappata dai paparazzi per portarti in spiaggia. Cosa c'è di più romantico?> si gira a guardarmi <Ti ho salvata!> esclama con un ghigno.
<Oh certo! Sono la ragazza più fortunata del mondo, immagino: Kerem Bürsin, l'insensibile, mi ha salvata da un branco di paparazzi affamati di sapere! È quasi incredibile!.>
<Sei strana> Ride <Nessuna si lamenterebbe di questa storia. Nessuna avrebbe scelto dell'altro, al posto più bello della Turchia. Fidati, c'è poco di meglio>
<Questo perché non hai ancora visto "Tre pietre"!>
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...