KEREM BÜRSIN
Apro la porta trovandomeli di fronte. Cerco la mamma di Evren con le ragazze, ma non le vedo.
<Tesoro, che bello vederti! Come stai?> congiunge le mani guardandomi con una strana espressione deplorevole.<Sto bene, mamma. Non devi preoccuparti.>
<I genitori della tua fidanzata sono già dentro?> domanda lui, cercando di rompere il ghiaccio. Fra noi non scorre buon sangue, il passato è sempre il primo a tornare quando incontro i suoi occhi. E poi, è colpa sua e delle sue minacce se sono stato costretto a tirare Evren in questa storia.
Non rispondo perché vengo richiamato da un leggero rumore di tacchi. Mi giro dando loro le spalle e quando vedo Evren, con quel vestito lungo e i capelli mossi che le ricadono sulle spalle scoperte, scendere piano le scale bianche, non posso fare a meno di osservarla. Ogni passo, sembra essere fatto apposto per lasciarsi desiderare. Ogni passo, sembra levarmi il fiato. Si avvicina a noi col suo solito sorriso dolce, ma credo di poter capire cosa si nasconde dietro. Avere mia madre a pochi metri da lei, non è fra le cose che più le piace, ma almeno non lo dà a vedere.
<Buona sera. Entrate pure, accomodatevi.> fa segno con la mano <Mia madre e le altre saranno qui a momenti. Hanno avuto un imprevisto ma nulla di preoccupante>, dice come se stesse rispondendo alle loro menti. Credo di non averla mai vista così professionale. Quasi mi stupisce.
<Evren Yilmaz...> il modo in cui la chiama mio padre, mi infastidisce particolarmente <Non vedevo l'ora di conoscere la fidanzata di Kerem. Aspettavo questo giorno da-> si ferma per ridere e pensare velocemente a qualcosa <da anni, oserei dire!> conclude sistemandosi la giacca.
<Sembra molto...> ed ecco le sue guance rosse <ma ora sono qui!> Spalanca di poco le braccia <In fondo, com'è che si dice? Meglio tardi che mai, no?> con un cenno le dico che sta facendo un buon lavoro. Eppure, non mi sfugge un ghigno da parte di mia madre. Nonostante questo, la seguono in cucina lasciandomi da solo a chiudere la porta.
Le cose, prima di andare bene, vanno male, ma almeno vanno.
Li raggiungo sedendomi accanto a lei, proprio davanti ai miei. Le prendo la mano fredda, così che possano vedere bene il gesto, in modo che non possa restare indifferente a nessuno. Anche se prova a staccarsi, non glielo permetto allora ci pensa mia madre che dal nulla comincia a tossire.
<Vuole che le prenda un bicchiere d'acqua, signora Aydan?><Si, grazie!> sono tentato nell'andare con lei, ma il suo sgaurdo che la percorre dalla testa ai piedi, mi obbliga a restare qui con loro.
<Prego, mamma...dì pure ciò che pensi.> poso le mani sul tavolo e incrocio le dita tenendole ben in vista.
<Ma niente, tesoro> stringe lo sguardo <Be', in effetti ho una cosa da dire> immaginavo... <Sei sicuro che sia proprio la ragazza perfetta per te?> "per noi", è di sicuro questa la vera domanda. <Quel vestito è favoloso, certo, ma non le dona. Le sue mani non sono quelle di una miliardaria e...quel sorriso. Lo hai visto, no? È troppo contenta, espansiva, gentile... è troppo finta, Kerem!>
<Io non ci vedo nulla di male, cara Aydan!> esclama con nonchalce riposando il calice di vino, mezzo vuoto, al proprio posto. Avrebbe potuto aspettare le altre, ma "aspettare", non è mai stato il suo forte. Se davanti avesse avuto anche il suo piatto, lo avrebbe finito. <È semplicemente una ragazza a cui non le riesci a trovare difetti per mandarla via. Ti basta sapere che è la fidanzata di nostro figlio ma per quanto ti possa sforzare, lo sai anche tu, alla fine->
<Non immischiarti. È solo una veterinaria senza neanche un lavoro ben retribuito. Sta cercando sicuramente di dipendere da nostro figlio e non te ne rendi conto. Come potresti Alptekin! Non ci sei mai. Cosa potrebbero dire le altre persone? Ci pensi a questo?>
<Non è irrilevante ciò che dicono gli altri?> interviene lei, sbucandole alle spalle con un bicchiere d'acqua che le lascia al fianco. <È stata lei a precisarlo. O forse è soltanto quello che penso io ad essere irrilevante?> noto il viso di mia madre, perdere colore. Una cosa piuttosto strana e insolita: l'ho sempre vista in azione, sempre a testa alta, sempre fredda. Forte. Però è questo l'effetto di Evren sugli altri: è una specie di malattia incurabile, una volta che ne sei vittima, non puoi più salvarti... le bastano poche parole per deviarti dal tuo obiettivo principale. Ci riesce continuamente e non deve neanche sforzarsi troppo.
<Ah.> si gira lentamente per guardarla <Sei già qui?>
<Sono stata veloce, vero? Non volevo perdermi i miei difetti, sa com'è.> torna a sedersi al mio fianco e con un solo sguardo mi chiede di non intromettermi <Allora? Prego, continui pure. Mi piace scoprire nuove cose su di me> il suo tono trabocca di rabbia. Vorrei ricordarle di non rovinare il momento con la sua voglia matta di litigare, ma non posso fermarla.
<Cosa stavo dicendo? Mmmh...Ah! Si. Ecco, adesso ricordo: Tu, non sei la donna giusta per mio figlio. Ma questo già lo sai.> precisa indicandola mentre crea un altro bel sorriso finto <Immagino che con queste poche parole, si possano racchiudere tutti i tuoi difetti.>
<O forse è lui a non essere quello giusto per me.> la guardo accigliandomi. Come potrei non essere quello giusto? <Ma questo lei non può saperlo, o sbaglio?>
<Sbagli, mia cara. Mio figlio merita più di una ragazzina che fa la finta ricca.> dice alzando di poco la voce <Un paio di orecchini e qualche diamante sparso qui e là, non rendono le persone nobili.>
<Ha ragione. Non sono i gioielli a rendere nobili, ma l'animo. Cosa che voi non conoscete, immagino.>
<Insopportabile. Davvero Insopportabile. Ma come si può essere così insopportabile?!> si lamenta portando le mani alla fronte <Questa storia d'amore è un vero disastro. Il tuo modo di cammiare, i tuoi capelli, il tuo modo di sederti, di parlare. È tutto sbagliato!>
Si alza in piedi, provo a tirarla giù, a calmarla, ma scaccia bruscamente la mia mano <È vero. Non sarò ricca. Non potrò permettermi molto. Non ho le mani di chi resta a poltrire. Non sono bionda, non ho gli occhi azzurri.> Engerek... <Non avrò neanche una pelle sempre perfetta o tutto facile in questa vita. Non mi piacciono le foto, né essere al centro dell'attenzione. Ma stare con suo figlio, significa sacrificio. E sono pronta a farlo, se questo, mi darà le risposte che cerco!> Non nego di essere un po' deluso dalle sue parole. Continua a dirmi che non faccio altro che pensare a lavorare, ma lei non è di meno;
Ha espressamente detto di stare con me solo per avere le sue risposte, solo e soltanto per sé stessa. Desidera che la nostra storia finisca nel minor tempo possibile, comprensibile ma non accettabile. Perché dev'essere così buona? Perché dev'essere così diversa? Così insaziabile? Così magnetica e testarda? Perché deve mettersi contro di me? Sembra che non faccia altro che provocarmi, eppure non fa altro che tenermi lontano. Sarò fatto male, ma il solo pensiero di non poterla neanche sfiorare, mi infastidisce. È l'unica di cui non posso avere il controllo e questo mi fa impazzire.Si incendiano con lo sguardo, si vorrebbero mangiare a vicenda. Fortunatamente, a rimetterci tutti con i piedi per terra è il suono del citofono.
<Ecco, ci mancavano solo le altre...> borbotta. Mio padre le si avvicina per sussurrarle qualcosa all'orecchio. Vedo Evren lasciarci per avvicinarsi alla porta e in questo lasso di tempo, chiedo a mia madre di moderare i suoi toni ora che ha finalmente trovato qualcuno che riesce a tenerle testa, e a mio padre, che comunque è rimasto in silenzio per tutto il tempo, di trattarla col dovuto rispetto perché è una brava ragazza e non merita altro dolore. Abbiamo già fatto abbastanza! E loro lo sanno bene. Così, non appena entrano in scena la signora Ela, Josephine e Carlotta, provano a mostrare un po' più di entusiasmo - nei peggiori dei modi, certo, ma almeno ci provano -. Aspetto che torni Evren, ma non lo fa, anzi, si dirige verso la terrazza con un'espressione piuttosto affranta.<Con permesso!> Mi pulisco la bocca e senza pensarci due volte, mi dirigo verso di lei ignorando i loro continui richiami. Devo ristabilire il mio equilibrio, ma non adesso.
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...