53.Nulla è cosi semplice

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Lentamente sposto il braccio, spero di trovarci Kerem, ma in un istante capisco che non è con me e quasi non ne resto sorpresa. Sbuffo. A poco mi metto in piedi. Sono ancora un po' stonata eppure scelgo ugualmente di mettermi in moto, probabilmente nel giro di qualche ora saremo a casa e addio Parigi.

Mentre cammino cerco di sistemare, per quanto è possibile, i miei capelli disordinati. Ho ancora il vestito del giorno prima quando entro in bagno decisa a fare una bella doccia veloce con la speranza di poter uscire e trovare il mondo come piace a me. Non faccio altro che pensare, e pensare, e pensare senza mai giungere ad una vera e propria conclusione.

Mi dice che è tutto finto, mi sussurra con i suoi occhi di stare lontana, però a fine serata mi urla ardentemente di non andare via. Non ci riesco, non posso stare più dietro i suoi cambi. Non posso più farmi male con le mie stesse mani: è ciò che continuo a impormi e alla fine, per un motivo o per l'altro, mi ritrovo sempre a due passi da Kerem.

Sono ancora in bagno quando mi rendo conto che per la fretta ho dimenticato i vestiti in camera. Inizio a lamentarmi da sola ma sono costretta ad uscire con un'asciugamano a mo' di vestitino.

Scelta che mi costa cara quando entrando in camera lo trovo seduto alla scrivania con una marea di articoli di giornali e il suo amato tablet a portata di mano.

Mi fermo sulla soglia, sbarro gli occhi ma con una forza che pensavo di aver perso chissà dove, proseguo: <<Ehi...>> Alza lo sguardo e mi studia dalla testa ai piedi, poi strofinandosi nervosamente un dito sulla barba riprende a leggere. Mi avvicino e prendo un giornale, ci metto poco a capire che riguardano la cena di beneficenza. <<Cosa stai facendo? C'eri anche tu ieri, perché prenderne così tanti? e poi sarebbe bastato parlare con me>>

Ride piegando leggermente la testa <<Mmh...>>, lo guardo con gli occhi stretti
<<Ti rendi conto di ciò che hai fatto?>> domanda quasi esausto, quasi come se stesse parlando ad una bambina che ha sbagliato per la centesima volta. Trattiene una mano vicino alla fronte e riempie il petto. <<Te ne rendi conto, vero?>>

<<N...non capisco>>

<<Non capisci?>> mi fissa con rabbia <<Cos'è che non capisci esattamente?>>

<<Io...io pensavo che->>

<<Pensavi, pensavi, pensavi... Non dovevi pensare nulla, Evren.>> si mette in piedi per gironzolare a vuoto. Infila le mani in tasca e cammina a testa bassa, come se stesse pensando a qualcosa ma ovviamente decifrare i suoi pensieri, che tra l'altro cambiano come il vento, non è facile.

<<Ho visto troppi fotografi, mi stava salendo l'ansia...non, non->>

<<Te lo dico io cosa hai fatto: Hai rovinato tutto, hai semplicemente rovinato tutto.>> urla fermandosi a due centimetri dal mio corpo. <<Tu non fai altro che rovinare le cose>>

<<Io?>> chiedo con voce stridula <<Io rovino tutto? E tu che fai? Eh? Lo hai fatto con Engerek. Lo hai fatto con i tuoi amici. Con la tua famiglia. Lo hai fatto con me.>> stringo i pugni <<Sei tu che rovini sempre tutto. La tua vita gira attorno ad una scrivania. Ma il tuo lavoro è davvero così tanto importante?... beh? Allora perché non ti sposi con lui?>>

<<È quello che sto cercando di fare. Ma sembra che qualcuno lo voglia impedire>>

<<E non ti chiedi mai il perché?>> Con una tale frustrazione si passa il palmo della mano sul volto prima di ritornare con la schiena vicino alla parete <<Ho fatto tutto ciò che potevo per tenerti lontano dalle telecamere quando non riuscivi  a mantenerti neanche in piedi. L'ho fatto anche dopo che hai lasciato cadere il mio cuore ai tuoi piedi solo per poterlo scamazzare ancora una volta.>> l'ho fatto pur sapendo che per me non avresti mai fatto una cosa del genere, perché le voci che sono in giro sono molto meglio di quello che potrei darti io...

<<Nessuno ti ha chiesto di farlo. Potevi lasciarmi lì. Le tue azioni caritevoli puoi anche risparmiartele>> la mia espressione sconvolta non ha paragoni. Per cosa mi sono impegnata allora? Per niente! Ovvio.

<<Oh scusa. Scusami Kerem Bürsin, se mi sono presa la briga di accompagnarti a casa per salvarti la reputazione. Scusami tanto.>> sputo acida. Talmente acida da odiarmi da sola.
Mi dirigo verso l'uscita ma con grandi falcate mi raggiunge prendendomi <<Lasciami>> grido strattonando il braccio per riaverlo libero <<Lasciami. Devi lasciarmi. Tu non sei altro che un'idea sbagliata che amo all'impazzata.>> Urlo a squarciagola prima di spingerlo indietro e lasciarlo in camera sbattendo la porta dietro le mie spalle ma comunque dimenticando i vestiti.

Kerem Bürsin

La vedo correre via da me con così tanto dolore negli occhi da farmi male, e sapere che la causa sono io, non fa altro che peggiorare le cose

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La vedo correre via da me con così tanto dolore negli occhi da farmi male, e sapere che la causa sono io, non fa altro che peggiorare le cose.

Mi avvicino alla scrivania, poggio i palmi sul piano lasciandoci su tutto il mio peso.
Prendo un bel respiro, stringo gli occhi. Vorrei scomparire. Sono così stanco di dover far finta di nulla.

<<Tu non sei altro che un'idea sbagliata che amo all'impazzata>>, la sua voce distrutta mi rimbomba in testa. E poi di nuovo quel momento: <<Dimmi che non mi ami, che è stato tutto solo un piano. Dimmelo. Devi dirmi che non mi ami, Kerem...devi dirmelo perché io ti amo, sono pazza di te. Sono maledettamente...infinitamente innamorata di te! Dimmi che non è lo stesso e ti lascio libero. Ti prego. Ho bisogno di saperlo. Ho bisogno di->>

<<Non ti amo.>> ... <<Contenta? Io. Non ti amo, Evren. Quel bacio, quei momenti...non sono stati altro che dei momenti. Uno sbaglio>>

<<U...uno sbaglio?>>

<<Tu sei stata uno sbaglio che dovevo commettere.>>

Emano un verso di disperazione, preso dalla rabbia scaravento tutto ciò che ho sulla scrivania, sul pavimento, mi siedo lasciando che la testa mi penzoli verso la schiena prima di portarla sulle dita delle mani che incrocio fra di loro come se stessi in preghiera.

Va tutto male, è come se fossi da solo in alto mare a combattere contro una tempesta che sembra non avere fine...
Contro una tempesta che tra l'altro ho creato io.

<<Perdonami Evren...>>, sussurro mentre il suo sorriso, che non vedo da un po', occupa ogni mio pensiero ormai spento.

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 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora