40.Il mio compito

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Ero sicura di mettere piede in un posto speciale, ma non avrei mai immaginato che questo posto sarebbe stato perfetto: in riva al mare. Non c'è tanto sole e a dirla tutta ho anche la pelle d'oca, eppure, seguire i suoi passi lenti e la sua essenza mi fa stare bene. Ma che dico? Averlo semplicemente al fianco mi fa stare bene.

<Sei ancora lì dietro?> mi chiede senza girarsi. Non si gira, esatto, però non posso fare a meno di immaginare il suo sorriso poco accennato. Il tono di voce questa volta ha perso.

<Già! Sono ancora qui...> mi stringo nelle spalle per sentire meno freddo e continuo a scamazzare le orme che lascia sulla sabbia fino a fermarmi e notare una tovaglia a quadri con al centro un cestino in legno. <Kerem...> il suo nome mi esce con una fatica immane, poi mi scappa una risatina <Non posso crederci!> e continuo a sorridere anche se non può vedermi perché questa volta è lui ad essere dietro di me.

Prendendomi alla sprovvista, mi lascia la sua giacca sulle spalle. A questo gesto non posso che ruotare di poco la testa affogando nei suoi occhi chiari. Così belli e luminosi... <Hai fame?> domanda dopo pochissimo e ovviamente annuisco perché trovare le parole giuste è impossibile. Chi lo avrebbe mai detto...Kerem che organizza un pranzo sulla spiaggia per "noi"!

Quando ci sediamo comincia ad estrarre tutto quello che si trova nel cestino e per ogni cosa commenta con la sua conoscenza approfondita. Mi sembra inutile dire che resterei ad ascoltarlo per ore e mi sembra inutile dire che pendo completamente dalla sua bocca. La sua voce è così soave e calma da potermi sfiorare l'anima. Suppongo di non essere mai stata tanto serena come lo sono adesso.

Passa solo un'ora dall'inizio del pranzo e già mi metto in piedi, piantata sul posto con una mano verso di lui. <Allora? Balliamo?>

<Co...-> stringe gli occhi creando una leggera risatina, più isterica del previsto. <Non mi sembra una buona idea> commenta guardandosi furtivamente attorno.

<Dai! Ti prego, ti prego, ti prego> congiungo le mani sotto al mento e lo guardo intensamente. <Ti preeego, Kerem!> Distoglie lo sguardo da me ridacchiando ed emana un sospiro mentre si prepara ad alzarsi.

<Non so ballare>

<Neanche io> dico per rassicurarlo. Solo che mi sembra il posto giusto per tenerlo vicino al cuore.

<Non puoi vincere sempre tu, Evren> commenta sistemandosi i vestiti.

<O forse si> prendo la sua mano e lo tiro verso di me. Ma proprio quando il suo corpo, tocca il mio, sento il rumore di uno scatto. Al che mi sposto di colpo per capire da dove proviene, tuttavia, Kerem mi ritira a sé <Ho sen...>

<Lo so. Non puoi scappare adesso. Lo sai bene qual è il tuo compito...>

<Ma non capisci, io ho-> come se mi stesse cadendo il mondo addosso, allontano bruscamente le sue mani da me. Il cuore sembra che mi stia esplodendo e uno strano dolore al ventre si impossessa completamente di me in meno di tre secondi.
<Tu...tu mi hai portata qui perché-per-per le tue stupide foto da far piazzare in prima pagina?> è come se mi sentissi squartare in due. <Tutto questo era solo per...> mi fermo cercando di trattenere le lacrime, di restare in piedi e di guardarlo per decifrare quello che non dice <Io ti odio, Kerem Bürsin! Ti odio.> provo a divincolarmi nuovamente. L'unica cosa che voglio in questo momento, contro ogni aspettativa, è andare lontanissimo. Sono stanca di avere a che fare con i suoi giochetti.

<Evren> mi stringe i polsi per trattenerli a sé. Evidentemente per paura che venga scritto sul giornale di essere stato lasciato da solo. <Evren, smettila.>

<Lascimi in pace. Tu non sei altro che un imbroglione senza un briciolo di cuore. D'altra parte, si sapeva.> riesco a liberarmi e fare un passo indietro <Pensavo che...e...e invece no! Tu non puoi farmi stare bene, tu non puoi essere l'uomo per-per...voglio andare via.>

<Cosa?> stringe la presa tenendomi a pochi centimetri dal suo petto <Continua. Non mi piace chi finisce le frasi a metà>

<Tu...tu vuoi giocare? Allora giochiamo!> urlo. Non riesco neanche a prendere aria che mi lancio a capofitto sulle sue labbra dure. Lascio che i paparazzi escano dal loro nascondiglio per immortalare ciò che stavano aspettando da giorni: un maledetto bacio da sbattere in prima pagina. Ed eccolo, servito su un piatto d'argento.

Vuoto, privo di universo...

Un bacio che pur non avendo niente di me

E niente di lui, continuerà a perseguitarmi.

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora