41.Esci dalla mia vita

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L'eco di un bacio vuoto continua a rimbombare nel silenzio di due menti. Io che guardo fuori dal finestrino e lui che schiaccia il pedale dell'acceleratore. È come se nell'esatto istante in cui le nostre labbra si fossero toccate, qualcosa ha smesso di funzionare.

Kerem ha avuto quello che voleva, altri rumors, ed io, beh...io ho fatto quello che dovevo fare senza se e senza ma. Ho un dolore lancinante allo stomaco, le mani ancora mi tremano e non riesco più a guardarlo negli occhi, eppure, per il resto va tutto bene. "Manca poco", continuo a ripetermi, "manca poco, non lo rivedrò mai più", ma questa idea mi sta di giorno in giorno più stretta. Ho sempre avuto un problema di coerenza, e non posso fare altro che riconoscerlo ancora.

Non appena ferma l'auto all'ingresso della Bürsin Corporation, scendo di fretta. Ottengo terreno, spedita, verso l'enorme porta in vetro. Non ho alcuna intenzione di fermarmi, fermarmi sarebbe bloccarsi e bloccarsi sarebbe affrontare la realtà. Per cui mi fiondo al mio posto e prego che Kerem non mi si avvicini prima di 14 ore così che io possa metabolizzare la situazione e risponderne a dovere. Nonostante tutto, non posso fare a meno di vedere scodinzolare dietro di lui, la bella Engerek. È così odiosa: Non fa altro che girargli attorno tutto il tempo, costantemente.

Per distrarmi accendo il portatile, devo mandare delle email, sapere come vanno le cose al mio studio e organizzare altri incontri. Dopo circa mezz'ora, delle mani congelate che mi si posano sulle guance, mi fanno sussultare dallo spavento. Ruoto di poco il busto verso dietro e incontrare gli occhi scuri di Arslan diventa un sollievo.

<Ehi! Tutto bene?> mi chiede dopo una pausa imminente costituita da sguardi incomprensibili che se avessero potuto parlare davvero, avrebbero urlato tutto a squarciagola.

<Tutto bene, grazie. Tu come stai?> "tutto bene, grazie"...perché dire di aver baciato Kerem sentendo emozioni contrastanti, una parte di me che diceva continua e l'altra fermati stai stando al suo gioco e questo ti ucciderà, sarebbe troppo lungo e incomprensibile.

<Bene. Alloooora...dove l'hai lasciata? Eh?> domanda con uno strano sguardo perverso e altamente incuriosito. Per un nano secondo ne resto spiazzata ma subito dopo mi rendo conto che l'unica persona alla quale potrebbe interessarsi di certo non è Kerem, bensì: Jo.

<Non la vedo da un po'> e questa consapevolezza mi obbliga a pensare di dover tornare a casa. Tutti questi segreti mi stanno ustionando. Non sono mai rimasta zitta per così tanto tempo. Doveva essere un viaggio per riavere ciò che è mio e invece sta diventando il mio peggior incubo.

<Sei alquanto strana, sai?>

<I...io? Strana? Ma no...sto, sto semplicemente> il rumore di una notifica mi salva distraendomi dall'argomento trappola. È Kerem. Porto lo sguardo verso di lui, perfettamente visibile dalla mia posizione. Ha le mani sotto il mento e mi fissa, sta palesemente guardando me con una tale intensità da farmi paura. Con una forza immane decido di distogliere lo sguardo per poter leggere e capire di cosa avrà mai bisogno adesso <14 ore...> bisbiglio amara. <Avevo bisogno di 14 ore>

"Sei pregata di raggiungere il mio studio"

E con queste poche parole ha fatto il suo dovere. Un'email per chiedere alla sua ragazza di andare da lui è sopra qualsiasi normalità. Sbuffo. Non appena mi metto in piedi sbatto contro il petto definito di Arslan, quasi me ne ero dimenticata, sono così intasata da pensieri di qualsiasi genere che non ho spazio per altro. <Scusami, devo andare>

<Oh...prego, fa pure...> il sorrisetto che crea fissando il mio cellulare, non me la conta giusta ma ora come ora ho altro a cui badare.

Sistemo i vestiti ripetendomi di mantenere la calma mentre a passo lento mi avvicino all'uomo che avrei dovuto evitare dalla prima volta che ho messo piede in quell'aereo. Ma come avrei potuto sapere che sarebbe diventato così...così...non lo so?!

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora