26_Buon Natale!

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...Giorno 5...

Ed eccoci: il grande giorno!

Dopo aver sistemato ogni angolo della casa, esco per fare delle compere lasciando a Kerem, il compito di abbellire l'albero di Natale.

Al mio ritorno lo trovo seduto sul pavimento per posizionare gli ultimi pastorelli in un presepe curato in ogni minimo particolare <È molto bello> gli faccio restando dietro le sue spalle.

<Lo credo anch'io.> si mette in piedi girandosi verso di me <Prendi la stella.> lo guardo con un'espressione interrogativa. <Avanti. L'ho lasciata sul divano proprio perché la mettessi tu>

<No...non mi va> provo ad andare altrove ma con una mossa veloce mi cinge il polso, fermandomi. Resto a fissare le sue dita che mi tengono stretta: la sua presa è decisa ma non fa male.

<Sei andata via non appena ho messo in mezzo l'albero. C'è qualcosa che non va?> abbasso la testa sospirando <Sai che puoi parlarmi di tutto.>

<Mio padre...> dico. Poi cerco il suo sguardo. <Era l'unico momento in cui mi stava vicino> ricordo che eravamo felici, si rideva un sacco...non si pensava ad altro che stare assieme. In quei pochi minuti, riuscivo quasi a credere di avere un posto speciale nel suo cuore. Alla fine, alzavo le braccia e mi prendeva sempre sulle spalle per aiutarmi a  posizionare la stella nella parte più alta. <Amavo da impazzire decorare l'albero di Natale.> sorrido ma immediatamente gli occhi mi diventano lucidi <Poi è andato via. Ha scelto voi!> rido non riuscendo neanche a crederci. <Ogni anno è andato sempre peggio, fino a quando ho deciso di eliminare il Natale dalla mia vita, come lui ha eliminato noi dalla sua.>

<Ma questo Natale è diverso. È per noi. È il nostro giorno!> mi prende la mano per darmi forza. <Voglio che sia tu a metterla> gli sorrido e lui fa lo stesso con me. Non sono abituata alla sua parte gentile, tuttavia suppongo sia meglio non fargliela notare per non perderla. Mi lascia solo per prenderla e metterla nelle mie mani. Ho paura di rovinare tutto. Ogni volta che sembra andare bene, la fine è dietro l'angolo. Ci guardiamo, ho il batticuore. Butto fuori un bel respiro. Mi faccio coraggio, rivivo l'esatto istante in cui ero sulle spalle di mio padre. Mi alzo sulla punta dei piedi e poi la inserisco.

Fatto!

Quando faccio qualche passo indietro e osservo il pino completamente decorato di bianco, ricoperto da lucine e palline, mi sento quasi soddisfatta. È tutto perfetto! Anche Crux sta meglio, infatti ci gironzola attorno scodinzolando. Visti da qui, sembriamo quasi una di quelle coppie felici, una da pubblicità: belle e finte.

Il problema è  che ci siamo dedicati a questo un po' tardi, tra poco le nostre famiglie saranno qui ed io non sono ancora pronta.
<Oh no!> subito si gira <Devo preparare qualcosa da mangiare! È tardissimo!> esclamo contenendo l'agitazione <Fra qualche ora saranno tutti qui ed io non sono neanche vestita come si deve!>

<Sta tranquilla. Ti aiuto io...>

<Hai voglia di scherzare? Immagino che tu non abbia mai cucinato in 34 anni.>

<Ed è qui che sbagli> sfodera un ghigno. <Ho preso delle lezioni private.>

<Perché mi stupisco? Dovevo saperlo.> ridacchio. Mentre mi ricorda di essere il migliore, lo seguo in cucina. Lavo le mani e lui indossa un grembiule che sfuma elegantemente dal grigio al marrone. Non appena mi avvicino al tavolo da lavoro, ne mette uno anche a me. Non nego che resto spiazzata dal suo gesto inaspettato. Quando ruoto di poco la testa, lo trovo vicinissimo. Pur non volendo, mi sfugge un sorriso. Uno di quelli veri, innocenti, puri. Uno di quelli che illuminano tutto.

Visto da così vicino, è anche più bello del solito. Quando si allontana da me, lo fa rubandosi sicuramente qualcosa. Per rendere questo momento più interessante per entrambi, lo sfido. Ama le sfide e ancor di più, ama vincere. Peccato che piaccia anche a me, e questo lo sa bene. È molto concentrato e determinato. Ha una tecnica davvero imbattibile. In tempo record riusciamo a finire e persino ad aggiudicare il vincitore: Kerem Bürsin!

Ci resta ancora qualche minuto e lo dedico a me, così come fa anche lui per sé.

Faccio una doccia veloce, mi asciugo i capelli lasciandoli sciolti e mossi. Mi trucco in modo leggero e perdo del tempo per osservare l'abito nero, quello che mi ha regalato Kerem. Non avrei mai scelto qualcosa del genere; benché lo stile mi piaccia molto, lo trovo ugualmente troppo elegante e prezioso per una come me.

Mi guardo allo specchio, mi sento quasi consumare, ho un buco allo stomaco e l'ansia comincia a fare il suo corso ricordandomi le parole di Kerem, quelle che mi ha rivolto prima di separarci:
"Voglio che vada tutto secondo il nostro piano. Voglio che tu sia perfetta. I miei genitori, a volte, sanno essere molto intimidatori ed esigenti. Ma devi piacere fino alla fine".

Bussano alla porta, saranno già arrivati. Cerco di fare in fretta, ma credo che ad aprirli sia andato Kerem.

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora