17_Resta

351 20 5
                                    

Se potessi, disegnerei in continuazione. Lo farei fino a non poterne più.

Disegnare, lasciare scie di colore e schizzi di anima, mi rende maledettamente felice. Lo farei per ore perché non ci sono limiti, né regole.

Questa è la mia arte e non c'è critica che tenga. Mi libera, mi fa stare bene, è un po' come scrivere ma con più colori.

Sono le 20:00 quando sento Kerem rientrare. Lui porta silenzio e gelo, ovunque decida di mettere piede.

Per un attimo, avevo pensato di poter avere la sua parte bella solo per me, mi sbagliavo. Dio, se mi sbagliavo. Quella sera avevo intravisto in lui una parte di anima, probabilmente era solo un modo per lasciarsi avvicinare, per tirarmi nel suo gioco — la cosa che più odio ammattere, è la sua vittoria, di nuovo.

Cerco di evitarlo con tutta me stessa e per farlo mi immergo completamente nel disegno. Riesco a percepirlo alle mie spalle. Mi sforzo davvero tanto per non parlargli, dovrebbe essere la cosa più semplice in assoluto, e invece non è così. <Hai una bella mano> mi dice. Non rispondo. Non voglio cadere di nuovo nella sua trappola. Conoscendomi mi basterebbe veramente poco per cancellare il modo in cui mi ha trattata qualche ora fa. <Sei arrabbiata?> lascio che la matita mi cada sul pavimento. Prendo frettolosamente le mie cose e mi metto in piedi, proprio di fronte a lui. Distolgo lo sgaurdo dai suoi occhi chiari e spero che qualcuno abbia voglia di chiamarmi al cellulare così da non dover scambiare alcuna parola. <Rispondi.> sbuffo piantandomi sul posto, certa della mia unica fine <Lo avevi promesso.>

<Lo avevi promesso anche tu.> sbotto. <Se siamo fidanzati non puoi trattarmi così. Non puoi non sorridere quando mi vedi arrivare. Non puoi chiedermi di prendere appuntamento per vederti. Non puoi cacciarmi via. Non puoi allontanarmi da te. Lo hai voluto tu. È stata una tua idea e adesso non puoi far finta che io non esista davanti agli altri. Non puoi.> le parole mi escono da bocca con più forza di quella che stavo pensando. Non riesco a capire perché sono costretta a trattenere le lacrime o il motivo della mia debolezza quando si tratta di noi: un "noi" che neanche esiste.

<Senti...mi dispiace. Ma sono fatto così, lo sai anche tu.>

<Se stai provando a giustificarti, sappi che non funziona in questo modo.>

<Non prendertela tanto.> Dice con voce alta per fermare il mio passo <È solo un accordo.>

<Hai ragione. È solo un accordo.> ribatto acida. Riesco a superarlo sbattendogli contro la spalla volontariamente - forse per ricordargli che questo, si, è un accordo, ma che io, sono un'umana.

Raggiungere la terrazza, mi riporta indietro, a quando tutto era calmo e lui mi sorrideva. Perché non può essere sempre così? Trova sempre un pretesto per iniziare a litigare, e non siamo nella situazione migliore, dato che sono proprio come Kerem. Sto iniziando a pensare di dover spezzare la promessa dopo nemmeno un giorno. Non credo di poter sopportare altro: solo poche ore e già mi ha letteralmente strappato le forze.

Mi impongo di pensare ad altro perché potrei finire per crollare da un momento all'altro. Lo sapevo che era una pessima idea; mi basta così poco per far diventare chiunque, una parte di me. Riesco ad affezionarmi a tutti; a quanto pare, basta un viaggio in aereo.

<Ehi!> rieccolo. La sua voce è ancora lontana <Spiegami cos'è questo> mi giro verso la soglia trovandolo a studiare le circa 300 pagine del mio libro.

<Non lo vedi? Devo spiegarti cos'è?>

<So cos'è, ma preferirei che me lo dicessi tu.>

<È il nostro accordo.> sentenzio per semplificargli le cose. Quanto può far male tutto ciò?! <Io sono la tua finta fidanzata, tu la mia garanzia. Voglio che questo libro faccia fortuna.> mi limito a dire.

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora