Come sempre ha avuto la meglio, se sono in macchina con lui è solo perché sta per piovere e non ho alcuna intenzione di stare peggio proprio adesso che sono così debole... mi sento così fragile che non mi impressionerebbe sapere di poter essere mandata all'ospedale per un banale raffreddore.
Intanto noto come stringe forte il volante dell'auto mentre fissa ardentemente la strada. So che vorrebbe bombardarmi di domande, ne sono certa, potei metterci la mano sul fuoco.
Mi giro verso il finestrino chiuso e prendo un bel respiro, pronta ad evitare tutto il dolore che sento dentro: <<Dove andiamo?>>
<<Dobbiamo finire del lavoro, mentre eravamo a Parigi sono arrivate altre richieste d'aiuto per te. Stai facendo un buon lavoro>> a queste parole ruoto un po' il viso verso di lui e mi lascio guardare per qualche secondo. Poi senza approfondire l'argomento annuisco.
Dopo poco siamo già fermi davanti alla Bürsin Corporation. Scendo e mi dirigo alla mia scrivania. Questo posto è deserto. Mai stato così silenzioso.
Sbuffo dopo aver risposto a circa 5 E-mail, riguardo l'orario e subito dopo cerco la figura di Kerem. È seduto al suo solito posto, ben visibile da qui.
Aspetto che i suoi occhi incrociano i miei e non appena lo fà, mi metto in piedi per raggiungerlo. Quando entro nel suo studio riprende a scorrere il dito sul tablet.
Prendo una sedia e la sposto vicino a lui per poi sedermi. <<Ciao...>> dico dal nulla, un po' come se volessi spezzare la freddezza che c'è fra di noi, ma questa sembra insormontabile.
<<Evren>>
<<È molto difficile far finta di nulla, lo sai?>>
<<Lo so>>
<<Bene, comunque ci ho pensato, a me non interessa nulla del libro...>> mi guarda stringendo lo sguardo <<era il mio solo scopo. Se sono venuta qui è stato perché desideravo che mi venisse riconosciuto ma ora... non lo so, è come se tutto mi remasse contro e va bene così. Va bene...>>
<<Fammi capire, non vuoi che io lo pubblichi?>>
<<Non se viene fatto per patto. Io voglio che sia meritato e così non lo è.>> mi alzo <<Lo sappiamo entrambi. È tutta una bugia e io sono stanca di continuare a mentire>> lo lascio dietro di me per tornare al mio lavoro fin quando non rientriamo a casa e vengo accolta calorosamente da Crux, mi è mancato così tanto.
Kerem si offre per preparare la cena e io intanto salgo in camera. Preparo la valigia mettendoci tutto ciò che è mio, persino alcune foto che ho con lui e scendo.
<<Eccoti>>, esordisce con gioia. <<Credo di essermi superato! Sono certo che tu non abbia mai assaggiato un pia->> si blocca facendo cadere lo sguardo alla mia mano che stringe la manica della valigia. Porta la testa leggermente verso destra mentre si asciuga le mani con uno strofinaccio <<Cosa vuoi fare?>>
<<Parto>>, rispondo con un filo di voce. <<Torno a casa>> sento il cuore spezzarsi. Ho le gambe che tremano.
<<Che significa?>> mi mordo la lingua per non crollare di fronte a quel che sembrerebbero due occhi lucidi <<Cosa stai dicendo? È... è un addio?>>
<<È un addio, Kerem.>>
<<Ah, fantastico. Meraviglioso.>> comincia a gironzolare sul posto ridendo <<Te ne vai...>> si ferma restando di spalle, porta le mani in vita e butta la testa indietro.
<<Kerem...>> non mi risponde <<Kerem>> mi sposto davanti a lui
<<Te ne vuoi andare? Voglio dire, qui puoi avere tutto, perché andare via?>>
<<Lo sai anche tu.>> Ride nevroticamente, sembra che non voglia crederci ma non appena gli prendo le mani diventa serio, freddo, distante.
<<E va bene. Se è ciò che vuoi... va bene, Evren. Vai. Non ti fermerò>> ritira le sue mani e mi lascia dietro la sua schiena per andare chissà dove. Una volta rimasta sola, annuisco trattenendo le lacrime, e riprendo la valigia.
È la cosa giusta da fare, mi ripeto mentre chiudo la porta
per sempre.
L'unica cosa da fare.Kerem Bürsin
Sento la porta chiudersi. Il tempo corre, quasi non riesco a reggermi in piedi. Faccio fatica a mettere a fuoco ciò che ho davanti e soprattutto fatico a dare un senso a tutto quello che sta accadendo.
Sta andando via. Sta andando via per davvero.
Sta andando via, eppure una parte di me è come se non riuscisse a crederci.
Sto impazzendo! Mi fermo alla scrivania per un secondo. Il mondo mi sta crollando sulle spalle. Per la prima volta è come se fossi vulnerabile,
più di ogni altra cosa
mi sento maledettamente inutile.Inutile è il termine giusto, ogni mossa che decidessi di fare non riporterebbe il tempo indietro. Non riporterebbe lei da me.
Non mi ridarebbe Evren!
E forse me lo merito.
Mi avvicino alla finestra. La osservo salire in macchina di sua madre. La osservo mentre con la parte migliore di me, va a casa sua.
Al sicuro.Incrociare il suo sguardo morto mi uccide, mi guarda come se le avessi strappato la vita, ma non se ne rende neanche conto che se qualcuno ha strappato qualcosa all'altro, è lei. Lei con quei suoi strani modi di fare, lei con tutta quella gentilezza che odio, con quei maledetti occhi, con quel sorriso, con quella sua voglia matta di tirarmi verso di sé.
La sento così tanto mia e non l'ho mai nemmeno posseduta per un attimo. Non sono mai stato a lungo fra le sue braccia, eppure non chiederei altro che lei. Vorrei tornare indietro, mandare all'aria i piani...
Vorrei tornare indietro e stringerla più forte.
Pagherei pur di riaverla qui.Com'è strano: si desidera così tanto qualcosa, solo quando ormai, è andata persa.🥀
Se solo non avessi avuto cuore.
Fine!
....................
A breve inizierò la seconda parte della storia. Spero che questa vi sia piaciuta ❤
alla prossima!
Vi terrò aggiornati♡
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...