Sono appena le 13:36 quando vengo costretta a raggiungere la porta. E non sono per niente sorpresa di vedere Kerem — immobile con le mani in tasca e lo sguardo su di me. <Perché sei scappata di casa? Mi sembra che io non ti faccia mancare niente, o sbaglio?>
<È così. Non mi manca niente, ma sto iniziando a pensare che trascorrere un mese intero, soltanto con te, non faccia per me.> con una smorfia che coinvolge tutti i muscoli della faccia, comincia ad annuire piano. <Che c'è? Hai dubbi?>
<Per niente.>
<Va bene, andiamo via?>
<Tesoro!> la voce squillante di mia madre mi ghiaccia sul posto. Ripenso a tutte le cose che le ho detto e spero che non voglia metterle in mezzo con lui davanti. <Che fai? Non me lo presenti per bene?>
<L-lui è...>
<Kerem, il fidanzato di Evren. Piacere!>
<Ela, "la mamma" di Evren> marca così tanto la parola "mamma" che per poco non mi viene la pelle d'oca.
<Pensavo la sorella!>
<Oh...troppo gentile, caro!> che imbarazzo! <Ti va di restare a pranzo con noi? Si?> annuisce alle sue stesse parole come se non volesse altra risposta che "si". <Ho appena finito di preparare le kofte. Piacciono a tutti. Non puoi rifiutare. Sarebbe un vero peccato!>
<No. Kerem deve portarmi...lui deve, ecco...>
<Non deve portarti da nessuna parte. Vero, Kerem?>
<Io...> si schiarisce la voce, poi ride in modo quasi isterico mentre si gratta la gola con fare agitato. Era da un po' che non lo vedevo nervoso. <Ma si!> studia l'ora dal suo orologio <Ho qualche minuto libero prima di tornare a lavoro, posso restare qui con voi.>
<Fantastico.> esordisce lei. Mia madre è molto più che felice di vederlo, sembra che non stesse aspettando altro. Ma quel sorriso che non si cancella mai, non prospetta niente di buono. La conosco fin troppo bene, sta di sicuro tramando qualcosa. <Josephine e Carlotta hanno già mangiato. Per cui niente e nessuno potrebbe disturbarci. D'altro canto, devo conoscere anch'io il fidanzato di mia figlia.>
<Mi sembra giusto>, prova a dire con la sua solita aria professionale. So che è tutta una farsa, ma non riesco a restare tranquilla. Per quanto mia madre possa essere dura e diffidente, finirà per affezionarsi. Ci fa strada fino alla cucina, fino al tavolo. Afferro l'attimo in cui lei si allontana per stringergli il braccio e tirarlo verso di me.
<Devi andare via.>
<Perché dovrei? Tua madre sembra simpatica>
<Non mi interessa. Non ti voglio qui.>
<Ah...adesso la trasformi in una questione personale?>
<Non è questo. Semplicemente non ti voglio in casa mia.>
<Se può farti stare meglio, non sono qui per te. Ma per la mia macchina, che ti ricordo: hai rubato, e...ovviamente per le kofte preparate da tua mamma>
<Allora deve saperlo.> ringhio a voce bassa, guardandolo dritto negli occhi. <Non voglio che ci resti male alla fine di questa storia>
<Non ci resterà male.> lo guardo storto ma sono costretta a stare zitta perché sento i passi di mia madre farsi più pesanti.
<Dunque>, lascia un piatto con tre polpette sotto il mio naso e l'altro sotto il suo. <Evren mi ha parlato molto di te. Mi ha detto che vi amate molto.> dice di slancio, proprio vicino al suo orecchio. Meccanicamente, Kerem butta uno sguardo verso di me che cerco di evitarlo per iniziare a mangiare così da non essere disturbata. Provo a restare calma, ma il cuore mi si è fermato.
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...