11_Una visita di troppo

322 22 2
                                    

Andare via dallo studio di Kerem, senza mai voltarmi indietro, credo sia stato l'atto di coraggio per eccellenza. Non capisco come faccia ad avere tutto nelle sue mani e stare ancora in piedi. Per superare quella giornata, ce ne son volute di passeggiate per il centro. Camminare mi tranquillizza, e farlo per le strade illuminate di Istanbul, mi rende felice.

Sono quasi le 19 e il cielo è già abbastanza scuro. Ho passato tutto il pomeriggio chiusa in casa, seduta sul pavimento per dipingere una tela enorme avendo come sottofondo soltanto melodie straordinarie di artisti ormai sepolti. Quando ero piccola, lo facevo sempre, mi aiutava a stare bene, poi, crescendo ho lasciato un po' da parte i colori per affrontare le situazioni di petto.
Se mi guardo attorno, finendo nel mio disordine, mi salta subito in mente l'ordine che padroneggia a casa Bürsin, e mi viene quasi da ridere.

A distrarmi dal mio capolavoro a metà, è il suono del citofono. Prima di lasciare definitivamente tutto, provo a capire di chi possa trattarsi dato che non conosco nessuno o almeno, nessuno che potrebbe aver voglia di prendere un caffè a casa mia. Spinta dalla curiosità, mi avvio alla porta senza neanche guardarmi allo specchio o levare i residui di pittura sparsi ovunque, persino su di me.

Apro la porta con un sorriso e muore non appena mi accorgo della presenza di mia madre. <Mamma, che sorpresa...non pensavo di vederti qui.>

<Non sei felice di vedermi?>

<Certo che si. Perché sei venuta?> provo a tenerla lontana dall'interno. È una manica del controllo, non voglio neanche immaginare cosa potrebbe afferrarle una volta giunta dentro il mio caos.

<Devo assicurarmi che vada tutto bene. Allora? Non mi fai entrare?>

<Veramente io...> e solo adesso, mi rendo conto che non è da sola. Dietro di lei, ci sono Carlotta (mia cugina) e Josephine (la mia migliore amica). <Quindi, a quanto pare non hai dimenticato proprio nessuno>

<Proprio nessuno> ripete euforica Jo, saltellandomi davanti. Per lo meno, ho una buona ragione per sorridere.

Dopo i nostri brevi ma intensi saluti, mia madre riprende potere continuando in tono risoluto: <Ho portato un po' di cibo, entriamo dentro, dobbiamo parlare.>

<Parlare di cosa?>

<Credo sia meglio entrare.> dice squartandomi con un solo sgaurdo fino a quando non mi arrendo alla sua volontà. Come immaginavo, i primi trenta minuti passano sistemando tutto quello che avevo messo in mezzo. Solo dopo, possiamo sederci a tavola e godere della camomilla che ci ha preparato personalmente con tanto amore. <Ecco! Su! Su! Bevete con calma, tanto ne avremo per molto!>

<Stai bene?> le chiedo provando con tutta me stessa a non guardarla come se fosse pazza.

<Certo che sto bene>

<E Matthew? Perché non è con te?>

<Sta lavorando, ha altre cose a cui pensare. Poi ho insistito molto per venire senza di lui> Abbassa lo sguardo quando ricorda che fra me e Carlotta non scorre buon sangue.

<Avete intenzione di restare qui?> anche se forse sarebbe più giusto, dedicare questa domanda alla diretta interessata.

<Arriviamo al sodo> si introfula Jo <Chi era quel tipo con cui sei andata a Los Angeles?> immediatamente punto a mia madre che ha la coda fra le gambe.

<Erano con me> prova a dire con un filo di voce <E lo hanno sentito.> tanto lo sapevo già che prima o poi, me la sarei ritrovata dietro la porta di casa. È già un micarlo che si sia presentata qui con loro, e non con un mitra.

<Okay, vi dirò tutto! È una storia stranissima ma proverò a riassumerla in poche parole: ho sbagliato aereo e sbagliando, ho incontrato Kerem Bürsin>

<Quel Karem Bürsin?> domandano all'unisono Jo e mia madre.

<Si. Lui. Ma non sapevo che fosse lui, così sono rimasta, poi ha iniziato a piovere e il volo è stato rimandato>

<Non mi dire che è il tuo nuovo fidanzato> esterna ridendo, la mia bella cuginetta.

<Anche se fosse?>

<Cosa?> grida mia madre. Sembra che le stia per venire un infarto, le è bastato così poco per perdere colore.

<No, non ho detto questo>

<Dai, zia! Figurati se Kerem guarderebbe una come Evren>

<Scusami?> è incredibile <Cosa vorresti dire?>

<Che Kerem, oltre ad essere la persona con la quale sei stata rimpiazzata da tuo padre, è molto ricco, è molto bello, è molto...molto per te...e mi dispiace, ma non crederei ad una storia fra voi due, neanche se vi vedessi assieme>

<Allora devi ricrederti.> le parole mi escono da bocca senza alcun contegno. Parlo e basta. <Sai? Abbiamo dormito insieme, Carlotta. Dovresti vedere come mi guarda.> come se volesse cancellarmi dal mondo...

<Ah ma davvero?>

<Evren...> mi giro verso mia madre <dimmi che stai scherzando, tesoro> le prendo la mano, ha gli occhi lucidi <Non puoi esserti fidanzata con uno che non conosci. Tu non lo sopporti>

<Ha ragione> rientra Jo <Ne hai sempre parlato male. Non volevi neanche guardare le sue foto...> già. Se l'avessi fatto, se avessi visto per lo meno il suo volto, sarei scesa da quell'aereo, immediatamente. <Ed ora cos'è successo? Ti sei innamorata del tuo nemico?>

<Basta.> mi allontano da tutte <Ho bisogno di un po' d'aria> ho fatto un casino, come sempre! Credo che mettermi nei guai, sia la mia specialità.

<Si, vai...magari le tue bugie vanno a farsi un giro> quanto la odio.

Vado avanti e dietro per il cortile, ho bisogno di un'idea, non posso continuare a mentire. Sto sbagliando tutto. Una mano calda che mi si posa sulla spalla, mi ferma da qualunque cosa.
<Tesoro?>

<Mamma...>

<Dimmi la verità, Kerem è il tuo fidanzato?>

<No. No che non lo è. Non riesco neanche a sopportarlo, ci siamo visti circa tre volte da quando sono qui e non ho ancora cambiato idea.>

<Allora perché lo hai detto?>

<Sai com'è fatta Carlotta. Non voglio sentirmi sempre inferiore. Lei si vanta di ogni ragazzo che porta a casa e poi l'hai sentita, no? "Figurati se Kerem guarderebbe una come Evren". Come se lei fosse la più bella del reame> mi guarda e ride. Sposta il palmo sul mio viso rosso.

<Sei tu la più bella del reame.> vorrei dirle che lo sono solo per lei ma vengo interrotta dalle urla di Jo e Carlotta, sarebbero capaci di litigare fino a domani. <Vado a vedere che succede. Dai! Entra dentro, qui si congela.> annuisco stringendomi nelle spalle.

Comincio a seguirla, devo accendere assolutamente un po' di fuoco, potrei morire di freddo restando ancora fuori...però prima di entrare definitivamente dentro casa, vengo fermata da una voce che urla forte il mio nome.

Kerem.

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora