22_Casa dolce casa

293 16 3
                                    

...Giorno 3...

Mi giro ancora una volta nel letto, portando con me anche le coperte. Non sono riuscita a chiudere occhio. Devo tornare a casa: questo è stato il mio unico pensiero. Leggo l'ora dalla sveglia posta sul comodino, sono solo le 7:15.

Arrivo all'armadio, spalanco le ante e osservo i vestiti che sono chiusi qui dentro: la maggior parte, se non tutti, hanno ancora la targhetta vicino. Quando sono arrivata, questa stanza era già completa. È perfetta, peccato che non abbia niente di mio. Sto per afferrare un paio di jeans ma come un lampo in ciel sereno, le parole di Kerem mi risuonano nella mente, fermandomi: "È chiaro che le telecamere non riescano a metterti a tuo agio. Ti dico già che evitarle sarà impossibile. Però, se mi resti vicino, nessuno si avvicinerà troppo."

"Fantastico! Perché? Hai una specie di cupola protettiva?"

"A loro interessa solo di te, e per ora sei soltanto un gran punto interrogativo. Se ci sarò io, sanno che non ti lascerei dire nulla, per questo è più semplice accerchiarti quando sei da sola".

Dunque, non posso farmi vedere in giro da sola se non voglio rischiare un altro attacco di panico. Arrivati a questo punto, ho soltanto due soluzioni: svegliare Kerem obbligandolo a portarmi a casa, oppure...

...Camminando in punte di piedi, sgattagliolo lungo il corridoio per arrivare davanti alla porta della sua stanza. Sbircio da una piccola fessura. Non è dentro. Tiro un sospiro di sollievo e mi faccio strada con lo scopo di prendere in prestito dei vestiti da uomo per passare inosservata. Nel minor tempo possibile, mi cambio. Lego i capelli così da nasconderli in una coppola grigia e, scalza, provo a raggiungere la sua macchina sperando di non trovarmelo di faccia proprio adesso. La mia idea potrebbe non essere di suo gradimento, e non voglio rischiare. Se tutto va secondo i miei piani, dovrei essere di ritorno prima che se ne renda conto.

Sfreccio fra le strade vuote, consapevole del fatto di avergli regalato una multa salatissima. In meno di venti minuti, sono a casa mia, sana e salva. Scendo dall'auto solo dopo aver fatto quattro pieghe ai pantaloni e aver controllato che non ci siano paparazzi in giro.

Suono al citofono continuando a guardarmi furtivamente attorno. Se mi beccano sono finita. Ad aprirmi è mia madre. In un secondo, mi squadra dalla testa ai piedi, soffermandosi sul completo di qualche taglia più grande di me. <Sei scappata di casa?>

<In un certo senso. Fammi entrare, per favore. Ti spiegherò tutto.> Non appena mi intrufolo passando al suo fianco, lei si ferma alla soglia ancora un po' per studiare che non ci siano indiscrezioni, poi mi raggiunge in cucina. Mi chiede se tutto va bene e come sono passati questi giorni senza di lei e le ragazze. Avrei solo un modo per definirli: infernali. Ma non posso ammetterlo. Gli spiego della situazione con Kerem, gli tengo presente che nonostante siano passati solo pochi giorni, noi ci amiamo come se ci conoscessimo da una vita. Aggiungo la storia dei paparazzi, dei miei vestiti e del perché sono qui. Inizialmente sembra prenderla bene, però, dal nulla, mi fissa senza più aggiungere neanche una parola. <Mamma? Stai bene?>

<Quindi sei ricercata dai paparazzi?> domanda assente.

<Cosa? Ma non hai capito quello che ti ho detto?>

<Evren. Adesso basta.> si mette in piedi <Tuo padre è morto. Ti ho permesso di venire qui, perché pensavo che fosse la cosa migliore. Ma se lo avessi saputo prima, quell'invito lo avrei strappato a morsi. Non ti riconosco più. Sei diversa. È bastato un viaggio per cambiarti.>

<Solo perché mi sono innamorata di un uomo che conosco appena?>

<Quell'uomo che conosci appena, come dici tu, non è la persona giusta per te. Ti farà soffrire. Ti spezzerá il cuore, Evren.>

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora