24_Dieci minuti

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...Giorno 4...

Meno un giorno a Natale,
E...
Meno un giorno alla conoscenza dei genitori di Kerem: Aydan e Alptekin Bürsin. Sono emozionata e spaventata al tempo stesso. So di non poter piacere e neanche voglio. So che fra qualche settimana finirà ogni cosa e a farsi male non saremo io o lui, ma tutti quelli che ci sono stati attorno e ci hanno creduto per davvero.

Durante il viaggio in macchina, abbiamo deciso di organizzare la giornata di domani dedicando alla mia e alla sua famiglia, solo qualche ora, quelle necessarie ad una cena. Per ovvi motivi, entrambi sappiamo quanto poco possiamo piacere alle nostre rispettive madri, e per dimezzare il tempo da passare con loro, è meglio tenerle insieme una sola volta e per poco.
Per far credere anche ai suoi genitori, la nostra storia, mi ha permesso di portare da casa alcune cosette che riguardano la mia quotidianità, come: lo spazzolino, delle foto, alcuni libri, peluche, disegni e tutti gli oggetti che a me piacciono di più.

Siccome in questi due\tre giorni, non avrà da lavorare, l'ho costretto a seguirmi. La prima fermata è in un supermercato, dove ad accoglierci c'è Salvatore, un uomo sulla cinquantina, gentile e sempre sorridente, posso dire che mi ha vista crescere. Dopo aver constatato che di elegante, questo posto non ha assolutamente nulla, comincia a lamentarsi perché avremmo potuto ordinare tutto restando a casa. Così ho dovuto replicare dicendogli che ho bisogno di toccare, vedere e annusare gli ingredienti prima di pagarli. Trascorriamo qui, circa un'ora della nostra esistenza. Se io riesco a sentirmi a mio agio e passare da uno scaffale all'altro, non posso dire lo stesso di Kerem. Si guarda attorno come se fosse perso, non sa neanche dove mettere le mani. Di certo non ci  vuole un genio per capire che è la sua prima volta qui dentro.

Fra alti e bassi, usciamo. Adesso, a scegliere la prossima destinazione - come da copione -, è lui: negozi d'abbigliamento. Quando ferma l'auto, quindi dopo circa un paio d'ore dal supermercato, non posso far altro che ammirare una successione di edifici enormi e di stile.
<Per una grande serata, un grande abito.>

<Ma...>

<Non iniziare a lamentarti. Mi hai costretto a seguirti in quel supermercato che stava cadendo a pezzi. Ora ti costringerò a seguirmi nel paradiso delle donne. Nessuna si lamenterebbe, tranne te. Non me ne poteva capitare una più semplice?> lo guardo sorridendo, in fondo la mia compagnia gli fa piacere. Come lo so? Lo so e basta. Lo so anche se a parlarmi per primo, è sempre il mio subconscio, ed pronto a ricordarmi che lo fa solo per lui.

Dentro è immenso, ci sono vestiti di ogni taglia e colore, sono tutti meravigliosi e straordinariamente costosi. L'unico che riesce ad incuriosirmi si trova nella parte più nascosta. È rosso, corto, stretto fino in vita e bellissimo. Mi luccicano gli occhi solo a guardarlo. Lo porto subito da Kerem sperando che possa piacergli come piace a me. Ma appena lo vede, crea una strana espressione che vaga tra il disgustato e l'annoiato.

<Cos'è?>

<È un vestito> dico aprendolo per bene così che possa vederlo meglio e cambiare idea.

<Questo lo vedo. Ma non è adatto a te.>

<In che senso, a me piace molto> dico posandomelo davanti mentre mi muovo a destra e a sinistra con un bel sorriso smagliante che riesce a ghiacciare dopo neanche tre secondi.

<È troppo semplice, Evren.> esterna freddo come un pezzo di ghiaccio, prendendolo in mano <Vieni con me!> appena lo lancia su un piccolo divano nero, fa un cenno alla commessa. Provo a riprenderlo ma non me lo lascia fare perché mi spintona praticamente fuori dal negozio.

<Potevi almeno rimetterlo al posto.> lo riprendo cercando di ricreare il tono più duro che posso così da riaverlo calmo, però non funziona, non mi degna neanche di uno sguardo. È così volubile. Sono certa che me la stia facendo pagare ancora per il supermercato in cui l'ho portato.

 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora