38_Sarebbe assurdo

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Prendo un bel respiro e mi dirigo al mio computer. Da qui posso vedere la postazione di Kerem. È così bello. Così intelligente. Così...
<Evren...Verrei fino in capo al mondo per te!> non riesco a dimenticare il suo sguardo, quel momento carico di agitazione e delicatezza al momento stesso. È bastata una frase per calmarmi e la stessa per rimettermi con i piedi per terra.

Se averlo visto sotto casa mia, mi ha procurato brividi ovunque, adesso che è lontano mi aiuta a respirare. Non ci capisco più niente. Mi confonde il cervello. Mi fa impazzire e questo non va bene, per entrambi. Non ho paura di amare, ma di sentire le spine, si.

La prima parte della giornata trascorre molto serenamente: io penso al mio lavoro, lui al suo. Ho visitato più animali di quanto mi aspettassi e Karola, dal canto suo a Sinope, sta facendo lo stesso. Sembra che tutto stia andando per il verso giusto, non potrei chiedere di meglio.

Sono le 18:00 quando il cellulare di servizio comincia a squillare. Accetto la chiamata e un uomo di nome Ben mi chiede di raggiungere l'indirizzo che mi lascia per poter visitare la sua giumenta. Stando a quello che mi ha detto, trova difficoltà a partorire e teme che possa lasciarci le penne per farlo.  Ovviamente, accetto senza pensarci due volte e senza pensarci due volte esco dalla Bürsin Corporation evitando di informare Kerem — non verrebbe con me, lui ha bisogno di distanze e lo stesso vale per me.

Durante il viaggio potrebbe scapparmi qualcosa sul matrimonio e non voglio che lo sappia. Non so quale potrebbe essere la sua reazione e non voglio rischiare. Si, sono una codarda!

Grazie a un taxi raggiungo in perfetto orario
la destinazione indicata su un pezzo di carta. Busso al citofono e un paio di occhi azzurri mi sorridono dolcemente.

<Evren...>

<Ciao Ben, posso darti del tu?>

<Certo, dovrei chiedertelo io> Ride. Ha una bella risata e si sente che è spontanea. <Comunque...prego. Entra pure! Lei è di lì> con un cenno della testa gli faccio intendere che ho capito e comincio a seguirlo in giardino. È da un po' che non vedo spazi così piccoli. Qui mi sento a casa più di quando sono realmente a casa. <Eccola> la indica <Sta così da un po', non si muove, ho paura che...>

<Sta tranquillo> mi avvicino prendendo in custodia il suo musetto. È molto curata, ha persino le trecce nella criniera bianca <È normale>, gli dico con un filo di voce <Ognuna ha i suoi tempi. Come si chiama?>

<Gemma> lo guardo sorridendo <È cresciuta con me. Non sopporterei l'idea di perderla.> viene più vicino e mi si siede accanto <Era una giumenta selvaggia> mi fa presente <Una di quelle impossibili da domare. Ci hanno provato tutti i grandi della situazione> Ride piano, dai suoi occhi sembra che stia rivivendo tutto e io lo faccio con lui. Resterei ad ascoltarlo per ore. Si vede da lontano che ha voglia di parlare con qualcuno, e sono felice che quel qualcuno, sia io. <Poi, un giorno, mi ci sono avvicinato. Ero piccolo, sai. Eravamo solo io e lei. Ed è successo. Si è lasciata accarezzare da me. Si è fidata di me. Quando i grandi ci vedevano vicino, non ci credevano. Gemma era già mia prima di essere mia> mi piacerebbe parlargli di un uomo selvaggio che scaccia tutte le persone che lo vogliono bene. Mi piacerebbe parlargli di un uomo che non ha cuore. Mi piacerebbe parlargli di un uomo che si lascia avvicinare solo da me. E poi gli direi il perché, perché è un accordo. Perché non c'è sentimento. Perché così non può perdere il controllo.  Glielo direi, mi sentirei meglio in questo modo. La storia sta diventando più grande di me, sento di trovarmi in mare aperto e le forze per restare a galla sono sempre di meno. Glielo direi, ma so che non posso.

Trascorro in loro compagnia circa due ore prima di una videochiamata da parte di Kate; Ben mi racconta di sé, delle sue tradizioni, di alcuni momenti belli ed altri imbarazzanti. Io faccio lo stesso, tanto a chi importa se mi apro un po' in più con un ragazzo gentile e con i miei stessi valori? Che mi ascolta e mi sorride senza paura?! In poco tempo mi rendo conto che di Kerem non ha proprio nulla, neanche l'azzurro degli occhi. Neanche...niente. Non posso paragonare Kerem, l'uomo che ha il mio cuore in mano, ad uno qualsiasi. L'ho ammesso, esatto e lo ripeto: Kerem ha il mio cuore in mano, credo di averlo posto lì, nell'esatto istante in cui ha posato le sue labbra sulle mie.

"Dimmi Kate"

"Mh...ciao Evren" la vedo sbirciare in ogni angolo del cellulare in cerca di chissà cosa "Posso sapere dove sei?"

"Certo, sono con Ben"

"BEN?" Chiede curiosa. Butta un'occhiata anche alla sua sinistra, segno che non è sola. "E...chi-chi è Ben?"

"Lui" giro lo schermo verso il ragazzo al mio fianco e con un sorriso a trentadue denti la saluta, spiazzandola.

"Oooh...Ben non è un cane...e adesso chi glielo spiega a ke..." Comincia a ridere istericamente e si rigira verso sinistra "Torna presto", stacca.

KEREM BÜRSIN
<Allora?> le chiedo provando a mostrare l'espressione più indifferente che ci sia al mondo.

<È con Ben>

<Ben!> ripeto inclinando un po' la testa e scoppiando in una piccola risata per il nervoso. <E...Dimmi un po', hai visto questo Ben?>

<Si. Ha un bel sorriso, anche una bella voce. Diciamo che...si...è un bell'uomo.> tutto ciò che piace ad Evren: la voce, il sorriso, gli occhi...gli animali! In quel posto ci saranno sicuramente animali!

<Cosa intendi per bell'uomo. Bell'uomo cosa?> la guardo male per ottenere più risposte

<Perché si sta alterando, signor Kerem? Avrebbe potuto chiamarla lei.> riprende il cellulare <Ad ogni modo, dato che io sono io, ecco, ho fatto uno screen> mi mostra la schermata del cellulare che studia anche Engerek. C'è la testa di un cavallo, "Ben" e il suo sorriso...

<Già, ha ragione Kate. È davvero->

<Un bell'uomo>, continua la mia assistente spostando l'aggeggio dalla mia visuale prima che lo avessi potuto scagliare nell'altra parte della stanza <sembrava anche in perfetta sintonia con Evren. D'altra parte l'unico che non è in perfetta sintonia con lei è...è assurdo, no? Il suo fidanzato!> e ride, mandandomi in bestia.

<Bene, se avete finito, potete andare> borbotto guardando l'ora prima di incrociare le dita sulla scrivania <E poi fra noi c'è sintonia. Molta sintonia.> Ha preferito prendere un taxi piuttosto che chiamare me, proprio perché sa che io non...Diavolo!

<Vero. Così tanta sintonia, da chiederle di sposarla dopo neanche un mese> sputa acida Engerek.

<Di...> la guardo accigliandomi. Però poi rido. Rido spalmandomi una mano in faccia! E se in un'altra occasione mi sarei arrabbiato da morire, ora credo che quasi mi faccia ridere. L'idea di un matrimonio fra di noi, sarebbe così poco credibile. Evren e Kerem...Kerem ed Evren! Mi tocco l'anello col suo nome inciso su...e poi guardo lei, Engerek e, di simile non hanno niente. Né un solo sgaurdo, né un pizzico della sua dolcezza.

Dolce, ecco l'aggettivo perfetto per Evren.
La sua dolcezza in ogni cosa che fa mi manda fuori pista, è dolce persino quando si arrabbia.

Non merito tanta dolcezza.

Ma chi voglio prendere in giro? Non merito Evren Yilmaz.

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 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora