51.Irremovibile

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L'abito che Chris ha scelto per me è bellissimo: mi arriva ai piedi, è completamente nero e ha uno spacco vertiginoso sia sulla coscia che sul busto. Le lamentele per l'aderenza e il freddo pungente non sono bastate per poter rimettere la mia adorata tuta grigia, e forse... forse va bene così. Mi sento bella, mi sento ancora viva.

Lego i capelli in una coda alta lasciando una piccola ciocca libera di accarezzarmi la parte sinistra del volto. Completo il tutto mettendo un buon profumo e dei tacchi a spillo pur sapendo che desidererò levarli dopo ogni passo.

Uscire e raggiungere la macchina del mio accompagnatore mi riporta in un istante il mal umore. Pensare che tutto questo è un'altra messa in scena mi logora lo stomaco. Non è mai stato un prendermi in giro, perché se ci pensiamo è un prenderci in giro.

Ancora telecamere, ancora il mio nome, ancora i Bürsin.

Chiudo la portiera dell'auto.
Accende i motori.
Parte.

Questo imminente silenzio, nel quale speravo di morirci, viene spezzato dalla voce soave di Chris. L'unica cosa che riesce a dire è il mio nome, eppure non è diventato più facile trattenere le lacrime.

Mi dice che gli dispiace, che vedermi stare male è l'ultima cosa che vuole, che per me sarebbe pronto a tutto... eppure non cambia le cose. Mi parla di quanto tutto questo sia ridicolo ma continuare è la sola cosa giusta da fare, giusta per chi? Giusta per loro. Mi fa capire che anche lui è dalla mia parte, tuttavia non può andare contro Kerem.

È un sono con te, ma anche lui. Tu sei importante ma Kerem lo è di più... e non capisco come questo dovrebbe farmi stare meglio.

Gli chiedo gentilmente di stare zitto però quel gentilmente è quasi una pistola.

Mi giro dall'altro lato. Resto con la testa al finestrino contemplando le gocce che ora fanno a gara.
<<Sapevo che era solo un gioco>> borbotto, <<Ho solo perso il controllo...>> il controllo dico, il controllo come se per i sentimenti si avesse potere...

Come se seriamente a ogni battito in più potessi prendere il cuore, le dannate farfalle allo stomaco, e spegnere tutto.
Come se bastasse un "ehi, Evren. Stai iniziando a sorridere troppo" per andare via da quel che potrebbe diventare un circolo vizioso. Una dipendenza che nelle peggiori delle ipotesi causerebbe astinenza.

Ma com'è successo? Come ho permesso ad un estraneo che per giunta ho sempre odiato, di poter toccarmi l'anima?

Sbuffo.

Non so dire esattamente quando abbia capito di amarlo, ma so che da quando è entrato a far parte della mia misera vita ogni secondo senza lui, è un secondo perso... e mi piacerebbe urlare "ERA!", ma non basterebbe a convincermi che dopo così tanto in così poco il mio amore sia sfumato in odio.

Scendiamo dall'auto e mi soffermo sulla grandezza del posto in cui siamo finiti. In confronto sono un atomo disperso, fuori luogo e disperato. Sento delle mani posarsi sulle mie spalle e ovviamente non ho dubbi: Chris.
<<È il momento>> mi dice, <<Deve sembrare naturale. Entriamo, saluti, vai da Kerem, dopo poco torni da me e il resto lo faranno i giornalisti.>>

Stringo i denti. Non lo guardo. Non annuisco. Non parlo. Semplicemente scrollo le sue grandi mani da me e mi dirigo all'interno. Come da copione sorrido a tutti. E quando vedo Kerem il mio istinto omicida mi sale sproporzionatamente, nonostante questo, con le gambe che tremano e un coraggio che non so da dove provenga, mi avvicino a lui.

È seduto, gioca con un calice mezzo vuoto che ha davanti. <<Non pensavo che saresti venuta>> puntualizza continuando a girarlo senza mai alzarlo dal tavolo.

<<Mi parli come se avessi potuto rifiutare...>> questa volta ruota un po' la testa verso di me e mi guarda con un certo non so che di indecifrabile.

<<Come stai?>>

<<Come vuoi che stia, Kerem? Come una che si è lasciata trapassare da un tram e sapeva bene di trovarsi sui binari.>> lo osservo mentre sigilla le labbra. <<Era questo il piano, dopotutto>>

<<Era questo il piano>> ripete come se volesse convincersi da solo. Con un sorso butta tutto giù. Si alza ma lo prendo dal braccio per rimetterlo seduto.

Mi avvicino alla sua bocca e lo guardo negli occhi
<<Perché? Perché Kerem? Perché a me?>>

Mi fissa trattenendo il fiato. Allento la presa dalla sua giacca <<Devo allontanarmi da te>>  sussurra velocemente.

<<Non è ciò che vuoi. È vero?>> provo in ogni modo a guardarlo negli occhi, a capire, a trattenerlo forse <<Dimmelo. Tu non vuoi questo. Tu non->> di colpo mi guarda con rabbia.

<<Ti ho usata Evren. Di te non mi interessa nulla. Smettila di provare a farmi sembrare quello buono. Non lo sono.>> ringhia. <<NON LO SONO>> si alza, mi lascia al tavolo più tesa di come ci sono arrivata. Tutto rimbomba nelle mie orecchie ma questo non mi frena, mi lancio a capofitto nella sua direzione e lo chiamo forte affinché possa sentirmi fra tutto questo caos.

Non posso lasciarlo andare senza prima essermi fatta valere. Non voglio che lui pensi di avermi sotto controllo.

Aumento il passo, ma una mano mi ferma...


 ➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora