Il rumore della pioggia che tocca terra, riesce a rilassarmi in un modo incredibile, persino il signor Kerem appare essere più simpatico. Oserei dire che quando non parla, è quasi sopportabile. Giuro che non toccherò mai più un bicchiere di alcol in vita mia. Non so da quanto tempo siamo in questa macchina, ma nonostante il mal di testa atroce, sembra che la sbronza a poco mi stia lasciando libera. <Pensi che io sia una cattiva persona?> non so come il mio cervello sia arrivato a voler formulare questa domanda, però non posso più tirarla indietro.
<Perché me lo chiedi?>
<Ho rovinato tutto. Sai? Credo che mio padre sia andato via per colpa mia.> rido tenendo ancora gli occhi chiusi <Non mi ha mai dato neanche un abbraccio...> pur non volendo, la mia voce comincia a tremare <Non ha mai creduto in me. Non mi ha cresciuta. Non era con me il giorno del mio diciottesimo compleanno.> ruoto di poco la testa per guardarlo, dopo pochissimo, incontro i suoi occhi <Ha scelto un'altra famiglia, un'altra moglie, un altro figlio.> ripunta alla strada senza abbozzare neanche mezza parola
<Ha permesso ad un'altra persona di prendere il mio posto> farfuglio.<Lo conosci?>
<No, come potrei conoscerlo? Non me ne ha mai parlato> ne io ho mai voluto far ricerche su di lui, non era la cosa giusta da fare... <So quello che sanno tutti, Bürsin è un pezzo di ghiaccio: arrogante, presuntuoso, miliardario, conosciuto, scontroso...un pallone gonfiato.>
<Un...un pallone gonfiato?> ride con una punta amara mentre stuzzica insistentemente la fronte con la mano libera.
<Ci credi? Ha lasciato tutto nelle sue mani come se io non esistessi e, solo perché ha un po' di fama e soldi in più. È ridicolo, non trovi?>
<M-mh...> esita stringendo lo sterzo, poi si sporge verso di me <ridicolo> commenta alzando le sopracciglia e creando un sorriso talmente falso da arrivargli agli occhi.
<Non lo pensi sul serio.> Dico ridendo <Meglio parlare d'altro, hai una ragazza?> accelera ignorando palesemente le mie parole <Sei mai stato innamorato?> anche se con lentezza ruota la testa verso di me e mi guarda stringendo la mascella.
<Non mi piacciono le domande. Tu ne fai troppe.>
<Ah, ceeeerto!> "una macchina da guerra". Purtroppo, questa sorte di tranquillità, dura ben poco, sento il mio cellulare squillare e la cosa più assurda, è che si trova nella sua tasca. Lo gaurdo malissimo quando legge il nome di mia mamma ad alta voce, come se poi ne avesse il diritto. <Dammelo.> ringhio strappandoglielo dalle mani <Perché lo avevi tu?> resta in silenzio stampa, così rispondo alla chiamata notando anche che l'ora: 2:34, si fa sentire <Ciao... mamma!> strofino con insistenza la mano libera sulla coscia sinistra.
Il silenzio che ci fa da sottofondo per qualche secondo, è quasi insopportabile
<...Hai bevuto?> immediatamente punto al mio autista <Dove sei?> il suo tono è carico di rimprovero <Tesoro, rispondi.><Io...> lo allontano da me per volerle staccare la chiamata in faccia, ma Kerem afferra il mio cellulare portandoselo direttamente all'orecchio
<Buonasera signora> provo a riprenderlo, per questo motivo lo sposta dall'altro lato <vostra figlia è in buone mani.> con l'indice che striscio sulla gola a mo' di coltello, gli faccio capire di non dire altro <Siamo a Los Angeles e domani partiremo per Istanbul> in risposta porto il palmo sul mio viso come se volessi proteggermi da tutto. È stata una pessima idea accettare la chiamata alle tre di notte <No, non ci conosciamo ancora ma la controllerò io! A presto.> e stacca posandolo sul cruscotto davanti a me <Ecco fatto.>
<Ecco fatto? Come glielo spiego questo? Lei non crederà mai che io abbia scelto di andare a Los Angeles con un uomo che non conosco e per di più, di mia spontanea volontà.> conoscendola, prenderebbe il primo aereo pur di controllare con i suoi occhi, che io stia bene.
<Se non sbaglio...è quello che hai fatto.> non posso portare avanti questo discorso, sarebbe troppo impegnativo ed io non ci capisco nulla. <Mi sembra il momento di parlare di cose serie> ... <Che ci facevi in quel bar? Non ti avevo detto di stare lontano da quel posto?>
<Era un posto come qualunque altro.> borbotto incrociando le braccia al petto.
<Che differenza avrebbe fatto?><C'erano giornalisti? Ti hanno fatto domande?>
<Non lo so, perché avrebbero dovuto farmi domande?> lo guardo con aria scioccata. Annuisce.
<Victor ti ha parlato o chiesto di me?>
<No, non mi ricordo Kerem. Ho bevuto troppo> una sorte di flashback, mi torna alla mente facendomi infilare la coda fra le gambe: "Hai un ragazzo? Chi è? Kerem?" <però c'era un altro uomo> mi lancia un'occhiata veloce
<Chi era?> lo fulmino all'istante e accetta il mio estremo silenzio.
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➳𝑰𝒎𝒑𝒐𝒔𝒔𝒊𝒃𝒍𝒆[ᵁᶰ ᵃᵐᵒʳᵉ ˢᵗᵃᵐᵖᵃᵗᵒ ˢᵘˡˡᵃ ᵖᵉˡˡᵉ]
FanfictionThat way - Tate McRae Il posto sbagliato al momento sbagliato Evren Yilmaz, una ragazza che fin da piccola ha sempre amato sognare, vivere in un mondo tutto suo e vedere la vita con occhi completamente diversi dagli altri. È una ragazza semplice, un...