50. Leoncina

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Allora Teseo guardò Arianna e le disse,fai attenzione al Minotauro, è solo un mostro

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Allora Teseo guardò Arianna e le disse,
fai attenzione al Minotauro, è solo un mostro.

Già, è solo un mostro, rispose Arianna,
ma i mostri si nascondono dietro le maschere,
non nei labirinti.

Hyade

Los Angeles non era poi così male se paragonata a Chicago.

Dopo il matrimonio del coach, il tempo era arrivato agli sgoccioli e mentre mi domandavo cosa ci attendesse una volta di ritorno a Chicago, sapevo che nonostante tutto lei sarebbe stata con me.

In quei giorni Chloe era diventata letteralmente una bambina, persino dopo la proposta di matrimonio, stare in quella città l'aveva fatta quasi rinascere. L'unica cosa che le mancava era la piccola gattina che avevamo dovuto lasciare nel mio appartamento e di cui al momento era un caro vicino a prendersene cura.

Chloe che era sempre stata una forza della natura, ma lì a Los Angeles mi aveva dato modo di vedere la parte più pura di sé. L'ultima mattina, precisamente, ero stato svegliato nel bel mezzo della notte dal rumore dei suoi passi. Così mi ero destato assonnato ed ero rimasto a seguire i suoi movimenti, confuso.

«Hyade!» mi aveva chiamato, esaltata. «Hyade, svegliati!» con le mani intente a frugare nel suo armadio e vestita ancora del pigiama. «Dobbiamo sbrigarci o la perderemo.»

Allora ero rimasto qualche momento basito a chiedermi che diavolo volesse significare e poi mi ero messo seduto sul letto, a guardarlo ancora sconvolto dal sonno e dalla furia animata con cui si stava impegnando a riempire il suo zaino.

«Chloe... che cosa stai facendo...» tentai di dire, stropicciandosi gli occhi. «Che succede?»

A quella domanda innocua, lei si era bloccata improvvisamente e si era voltata a guardarmi. Due occhi così brillanti da annullare il buio più assoluto con l'emozione sul suo volto. «Non possiamo salire sull'aereo senza prima aver visto l'alba in spiaggia.»

Così, con un'euforia fuori dal normale, era stata lei stessa a caricarmi in macchina. Di solito non era mai così energica, nemmeno quando si trattava di questioni importanti, aveva sempre avuto l'abitudine di fare le cose con calma e senza stancarsi, ma quella mattina saltellava persino per raggiungere la sua auto, mentre io la seguivo quasi per inerzia, stanco per via della festa di matrimonio che era terminata tardi la sera prima, ma nonostante tutto divertito che lei fosse così felice.

Così ero salito sul sedile del passeggero e lei aveva messo in moto l'automobile, un vestito floreale addosso e i capelli scompigliati dalla brezza del vento che filtrava attraverso i finestrini spalancati. La notte ancora accesa sopra le nostre teste, così quieta e allo stesso tempo tempestosa da lasciarmi con il respiro affannato.

Avevo avuto giusto il tempo di vestirmi e di salire in macchina, prima che iniziasse a scorrazzarmi per tutta la città. Alla fine, si era calmata solo quando di fronte a noi non c'erano stati più grattacieli, ma solo un'immensa distesa di sabbia e acqua.

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