41. Arrogante figlio di puttana

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Chloe

La prima volta in cui mi ero ritrovata in un locale con cinque famosi giocatori di pallacanestro avevo sperimentato una lunga serie di emozioni contrastanti, tra cui l'imbarazzo e la sensazione di inadeguatezza che accanto a uno come Hyade non aveva fatto altro che accrescere.

Si poteva dire che di quella Chloe Millais, con gli occhi tremanti imbarazzati persino di guardare in faccia un ragazzo bonario come James, non ne fosse rimasto poi molto.

Per questo, nonostante Hyade aveva catturato la mia attenzione più e più volte, non fu poi così difficile far finta che non fossimo entrambi sul punto di ignorare il resto del mondo per poterci unicamente concentrare l'uno sull'altra. Perché nonostante il suo petto flesso e il suo sorriso pieno fossero sempre un punto di ritorno per i miei occhi accesi dalle luci del locale, lasciarmi coinvolgere da Tonya e dall'atmosfera di festa che aleggiava intorno a noi fu una vera e propria distrazione che una Chloe Millais reduce da Los Angeles non sarebbe stata in grado di apprezzare.

Magari veramente era cambiato qualcosa in me o magari erano solo stati i quattro bicchieri di champagne buttati giù tutti di fila a farmi sentire più energica del solito, ma restava il fatto che non ci misi molto per decidermi a scatenarmi in mezzo alla folla sulla pista, impegnando quindi gran parte della mia serata in movenze ritmiche intenta a ridere a crepapelle con Tonya per via del modo impacciato con cui James e Ben ci affiancarono per poter ballare insieme a noi.

E in pochi minuti il fiato mi era diventato corto per via dello sforzo, costringendomi così a dovermi fermare mentre chiamavo un time out per potermi allontanare e prendere qualcosa da bere e anche riacquistare le forze necessarie.

Il bancone posto in un angolo della grande sala era largamente riempito di persone, ma non troppo da non permettermi di trovare uno sgabello su cui poter prendere posto e richiedere quindi il mio ordine. La ragazza dietro il granito grigio scuro mi fece subito scivolare sotto il naso un fresco Margarita che mi impegnai a non ingoiare tutto insieme per evitare di farmi prendere una congestione, mi limitai così a sorseggiare il mio drink nella speranza di acquietare il calore che aveva preso a mandarmi il petto in fiamme.

Nonostante mi trovavo all'interno del locale e quindi non nella terrazza che il manager aveva fatto affittare appositamente per i pochi componenti della squadra che si erano presentati allo Stars Player, la musica in quella parte del locale arrivava più ovattata e permetteva quindi non solo di chiacchierare senza dover alzare eccessivamente la voce, ma anche di ascoltare le conversazioni tra i presenti più vicini.

Per questo, quando arrivai a buttare giù una buona metà del bicchiere ancora pieno stretto tra le mie mani, mi fu difficile ignorare le due ragazze poco distanti da me che presero a chiacchierare, anche loro reduci da un ballo scatenato tra amiche.

«Hai visto chi c'è?» domandò una all'altra, con voce sognante. Mi trattenni dal voltarmi a guardare dove i loro occhi erano indirizzati, ma non potei ignorare la loro euforia.

«Dio... è così attraente», mormorò l'altra, sventolandosi il volto col palmo aperto mentre io aggrottavo le sopracciglia curiosa, ma trattenendomi ancora dal guardare oltre.

«Che cosa ci fa secondo te qui?» chiese la prima ragazza, mordendosi il labbro inferiore in preda alla frustrazione.

«Non lo so, pensavo non gli fosse concesso abbandonare la terrazza privata. Magari cerca distrazioni...» ghignò la seconda ragazza, facendomi improvvisamente mettere sull'attenti mentre realizzavo che stessero probabilmente parlando di uno dei Taurus.

«Credi che una di noi due potrebbe mai avere una possibilità?»

«Non ne ho idea, ma da quelle mani piene di anelli mi lascerei fare volentieri di tutto», ridacchiarono entrambe, mentre io raddrizzai all'istante la schiena, allontanando le labbra dal mio cocktail perché il mio respiro aveva preso a rallentare per poter realizzare a pieno quelle parole.

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