35. Nuvole a scaricare fulmini

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Chloe

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Chloe

Il giorno seguente mi svegliai stanca. Hyade si alzò presto per allenarsi e fui lieta del fatto che non si preoccupò di disturbarmi, perché all'improvviso mi sembrò di necessitare più sonno di quanto me ne servisse, ma nonostante questo, quando quella mattina scesi in cucina, l'idea di essermi abituata a un Minotauro ai fornelli mi mise già di buonumore.

Comunque, non durò molto, perché fu proprio lo squarcio di un fulmine fuori dalla finestra a farmi sussultare mentre prendevo posto al bancone della cucina e compresi dal volto frustrato di Hyade che la pioggia aveva messo fine al suo allenamento prima del previsto. La casa sembrò ingrigirsi sotto il rumore del temporale.

«Non fare quella faccia», lo ripresi, vedendolo prendere posto di fronte a me e iniziare a riempire la sua brioche con la marmellata.

«Odio quando sono qui e sono costretto a stare tutto il giorno in casa», addentò con un grosso morso la sua colazione e ci misi una gran forza di volontà per non ridere, perché Hyade sapeva essere incredibilmente melodrammatico quando ci si metteva, con il broncio ad animargli il volto e i capelli disordinati a simulare una nuvola.

«Ci sono io, non ti basto?» scrollai le spalle, tentando di mantenere un'aria innocente per non permettergli di travisare le mie parole. Ma Hyade aveva già iniziato a vagare con la mente e il suo sguardo sorpreso mi colse imbarazzata, mentre timidamente riportavo gli occhi sul mio piatto che, anche quella mattina, lui aveva avuto l'accortezza di riempire.

Avevo imparato, in quel poco tempo passato insieme, che nella testa di Hyade passasse più di quanto lasciasse scivolare via dalla sua bocca e a volte era facile interpretare i suoi sguardi, ma c'erano casi in cui tutto di lui restava indecifrabile e a quel punto l'unica cosa che mi restava da fare era credergli sulla parola. Così, quando mi informò che quella sera avrebbe voluto uscire per rincontrare dei suoi vecchi amici, la prima cosa che immaginai fu che mi stesse avvertendo del fatto che io non avrei preso parte. Solo in seguito, quando mi domandò se fossi disposta a seguirlo o se preferissi restare a casa, il barlume di speranza nei suoi occhi mi fece comprendere che in realtà mi desiderava al suo fianco quella sera più di quanto avrebbe voluto lasciarmi intendere.

La giornata in casa si rivelò più animata di quanto avevo inizialmente immaginato, perché Grace aveva il giorno libero e si era unita a me ed Hyade in una maratona di Grey's Anatomy che trasmettevano in tv in tarda mattinata. Hyade ci aveva poi deliziate di un'altra delle sue ricette e io e Grace ci eravamo accordate per sistemare insieme il casino che aveva poi animato la cucina dopo il pranzo.

Grace si rivelò spigliata e empatica, mentre Hyade si sdraiava sul divano a far finta di guardare la televisione dal momento che si addormentò nel preciso istante in cui io e la sorella prendemmo a sparecchiare la tavola, ma per quando finimmo in cucina, lei a lavare i piatti e io ad asciugarli e a rimetterli a posto, si era creata una strana intesa tra di noi, nonostante i quattro anni che ci separavano.

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