44. Cereali proteici

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Chloe

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Chloe

I girasoli si erano ripetuti nella mia testa a intermittenza per il resto della giornata. Persino nel buio della mia stanza, persa a osservare il soffitto vuoto, rivedevo i colori sgargianti dei fiori illuminare la mia stanza.

Eppure, era notte piena, sentivo la città muoversi all'esterno con quella sua frenesia lenta, tipica delle serate invernali di Chicago, e non c'erano spiragli di luce di alcun tipo. La porta della mia camera era chiusa e dalla finestra non proveniva nemmeno la luce lunare, nascosta dalle nuvole fitte tipiche di città e dalle tende tirate.

Ed era tardi, così tardi che avevo semplicemente perso la speranza di addormentarmi, restando invece sdraiata sul letto, stretta tra le mie coperte, a osservare il soffitto e a chiedermi come diavolo avesse fatto a trovare tutti quei girasoli. Un sorriso fiorì in quel silenzio solitario che mi stava animando, perché nonostante l'atmosfera non era differente da quella che mi aveva accompagnata nelle ultime sere, io sentivo qualcosa di diverso dentro di me che mi permetteva di percepire i dettagli più calorosi di quella mia stanza vuota che in altri momenti non avrei afferrato.

Si trattava di piccole cose come la morbidezza del mio piumone che mi avvolgeva quasi in un effetto calmante, delle vecchie fotografie appese al muro e della luce del caricatore del mio pc sempre accesa perché dimenticavo di staccarlo.

Pensai così, che quel piccolo ticchettio che percepii proprio in quel momento, fosse frutto di qualche insetto o animale che veniva a far visita nel nostro giardino durante la notte e di cui non mi ero mai preoccupata fino a quel momento. Ma quando il rumore divenne più netto e i miei occhi si allungarono verso la portafinestra, quasi non mi venne un colpo quando osservai una figura sul balcone spiarmi tra gli spiragli delle tende, suggerendomi che ci fosse qualcuno a bussare contro il vetro esterno.

In un primo momento sussultai dalla paura, intenta a cercare con lo sguardo il mio telefono sul comodino per poter chiamare aiuto, ma quando proprio questo si illuminò, riuscii a stento a leggere l'anteprima del messaggio che comparve senza farmi prendere dall'ansia.

Hyade:
Apri. Sono io.

La prima cosa che pensai, mentre mi trascinavo a fatica giù dal letto e mi assalivano le vertigini e gli occhi mi si annebbiavano a causa del movimento repentino, fu che Hyade aveva sempre questo vizio di importunarmi nel bel mezzo della notte. Ma quando un istante dopo, nell'aprire la portafinestra me lo ritrovai di fronte, realizzai che Hyade era veramente lì e tutto divenne improvvisamente più confuso ed emozionante, perché la sua sola presenza aveva riacceso in me una lunga scarica di sentimenti che mi fecero dimenticare all'istante com'era andata a finire l'ultima volta che ci eravamo visti. Mentre richiudevo la finestra però il mio sguardo cadde sul piccolo mazzo di girasoli che mi ero preoccupata di tenermi in camera, dal momento che tutti quanti non c'entravano, e la consapevolezza che fosse lì per chiarire definitivamente tutto ciò che ci aveva fatti stare male mi costrinse a trattenermi dal saltargli addosso all'istante.

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