36. Mettimi alla prova

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Chloe

Il locale sfumò via in nubi di spensieratezza, lasciandomi a cadere verso il mio unico centro di gravità: fatto di morbidi ricci e muscoli tatuati, di guance ispide e di fossette profonde.

Hyade mi baciò come mai aveva fatto prima. La sua lingua si intrufolò nella mia bocca chiedendo un permesso poco velato, costituito dalle mie labbra inumidite dalla sua saliva e dalle sue mani che mi stringevano una la nuca per migliorare la sua accessibilità e l'altra la mia vita, circondandola in un abbraccio ed eliminando ogni tipo di distanza tra i nostri corpi. Ciò che però mi destabilizzò fu la calma che impose nel trascinarsi con la stessa veemenza di sempre, ma pacatamente, come se si stesse semplicemente godendo il momento. Un bacio selvaggio, ma anche delicato.

E non potevo certo negare che mi piaceva il modo in cui la sua presa su di me era contraddittoria al muoversi delle sue labbra, forti e lente, come se avesse tutta la vita di fronte a sé per avermi e non ci fosse bisogno di andare oltre. Avevamo passato così tanto tempo a lasciarci baci fugaci, fatti di doppi fini, che la quiete che caratterizzò il suo inoltrarsi sempre più a fondo in quel momento, mi diede il tempo di ricordare tutte quelle ragioni per cui lui non era adatto a me. Al contempo, se nei casi precedenti non avevo avuto modo di ragionare razionalmente a riguardo, presa da impeti bisognosi, lo avevo adesso e realizzavo che io, Hyade, lo avrei comunque voluto con tutti i suoi difetti e con la consapevolezza che non mi importava dove saremmo arrivati alla fine di quegli attimi, perché sapevo che ci sarebbero stati altri baci e altro tempo.

Mi ritrovai così a stringere le spalle di uno Hyade fatto di prospettive e di possibilità, con gli occhi che guardavano al futuro e con la fretta che svaniva... il bisogno di accelerare le cose si annullava e tutto convergeva nella semplice bellezza di vivere l'attimo: un attimo di schiocchi e risucchi e di morsi troppo violenti sulle mie labbra fragili, ma anche di prese leggere e possenti, di camicie ormai sgualcite e di palpebre dischiuse.

«Chloe», mormorò contro le mie labbra umide, mentre con un altro lieve bacio riassorbiva le mie emozioni. Alzai gli occhi per tuffarmi nelle sue iridi lucide e con le labbra ancora gonfie rimasi ferma ad attendere che il mondo continuasse a girare intorno a noi, ma sentendo il suo respiro scontrarsi sul mio volto, mentre a stento riuscivo a realizzare quanto mi era mancato, sapevo che tutto restava circostanziale e che io e lui eravamo le uniche tessere di un puzzle che ancora non si incastravano.

Hyade alzò l'angolo della sua bocca in un sorriso e così mi ritrovai anche io a piegare le labbra in un gesto istintivamente puro, che non aveva nulla da nascondere e invece tutto da rivelare. Mi dedicò lo stesso e identico sorriso quando, mezz'ora più tardi, facemmo irruzione nella sua camera da letto.

Grace e Lily sembravano ormai essere dormienti da un pezzo e probabilmente per questo Hyade non si prese nemmeno la briga di far finta che quella notte non avrebbe dormito con me. Infatti, quando ci ritrovammo entrambi a spogliarci, uno di fronte all'altra, non riuscii a fare a meno di pensare a quanto fosse esilarante l'idea che uno come lui si sentiva obbligato a mantenere le distanze per via di sua madre.

Mi svestii sotto il suo sguardo vispo senza esitazione e infilai il mio pigiama che consisteva in un paio di pantaloncini e una canotta fatti di un tessuto spugnoso, mentre Hyade si limitava ad infilare solo dei joggers rovinati dai troppi lavaggi, lasciando il suo petto nudo anche per via dei riscaldamenti accesi che rendevano facile restare poco vestiti in quell'ambiente così caloroso.

Per quando finimmo a letto, ero certa che non saremmo andati a dormire presto, ma comunque rimasi sorpresa dal fatto che non appena ci infilammo sotto le coperte Hyade mi agganciò per i fianchi con l'intento di riprendere esattamente da dove avevamo lasciato al pub. Così mi rassegnai all'idea che tanto, in ogni caso, non c'erano molti modi per mantenere le distanze se saremmo finiti a dormire nello stesso letto. Non che comunque avessi problemi a riguardo.

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