15. Un ballo con il toro

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Chloe

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Chloe

Tutto il coraggio che avevo messo da parte per affrontare un appuntamento con Blake Davis, lo avevo alla fine incanalato per trovare il modo di parlargli.

Io, veramente, credevo che lui fosse un bravo ragazzo e sapevo che si meritasse una possibilità, per queste ragioni avevo deciso di essere onesta e gli avevo confessato il motivo per cui avevo baciato Hyade in diretta nazionale.

Gli avevo quindi spiegato, in una conversazione tra gli spalti vuoti dopo un allenamento, che avevo bisogno di tempo. Che per me era difficile catapultarmi in una relazione seria senza avere dei ripensamenti e il bacio che avevo dato a Hyade aveva acceso in me un certo bisogno di imparare a stare da sola, cosa che avevo sempre saputo fare, ma che avevo fatto con la speranza di incontrare qualcuno un giorno che potesse farmi compagnia.

Adesso, invece, comprendevo anche in parte le parole che Hyade mi aveva confessato durante il viaggio in aereo e sebbene non approvassi alcuni suoi comportamenti, non potevo dire che non mi avessero toccata.

Ci avevo ragionato così tanto sopra che mi sembrava assurdo non essere giunta a quella conclusione prima e improvvisamente tutte le parole di Tonya prendevano significato dentro la mia testa, permettendomi di capire che dovevo vivere la mia vita con la consapevolezza che non ci fosse per forza bisogno di un amore ad accompagnarla.

E con questo non negavo tutti i miei irrimediabili e romantici desideri, semplicemente avevo deciso che l'amore fosse una cosa in più e che dovevo prima imparare ad amare la mia vita così com'era, senza il forte bisogno di condividerla per forza con qualcuno.

Blake era rimasto ad ascoltare il mio discorso interessato, poi mi aveva sorriso e mi aveva detto: «capisco quello che dici e sono d'accordo, ci sono passato anche io. Quando ne avrai voglia, io sono qui». Ero stata il più limpida possibile con lui, ma non potevo negare che non riuscivo a distanziarmi da Hyade e che questo influiva su quella mia decisione. A Blake, la presenza di Hyade nella mia vita, non sembrava dar fastidio e questo mi aveva fatta sentire sollevata all'idea che qualsiasi cosa ci fosse tra me e lui non lo ferisse.

Il mio cuore aveva pianto al pensiero che mi stessi facendo scivolare dalle mani un ragazzo come lui, ma la consapevolezza che saremmo continuati comunque ad essere amici mi aveva alleviato la tristezza. Convincendomi anche che fosse la cosa giusta mettere in pausa qualsiasi cosa avessimo ancor prima che potesse prendere forma, soprattutto se non avessi trovato la certezza di volergliene dare una.

Si poteva inoltre dire che fossi ormai un Taurus a tutti gli effetti, nonostante poi non scendessi in campo se non per scattare qualche foto verso i giocatori intenti a riprendersi dalla fatica; ma in tutto questo la ragione principale era che mi fossi circondata di una serie di amici che sul serio trovavo affascinanti e interessanti e, sebbene la maggior parte delle volte io non avessi molto da aggiungere ai loro discorsi riguardo le partite, sapevo che in fondo, almeno un po', stavo loro simpatica e non solo perché fossi la figlia del coach. Più di tutti Hyade, che era riuscito in modo incredibile a tenere a bada non solo la lingua lunga, ma anche le sue mani e io lo avevo notato con grande felicità, apprezzando incredibilmente il fatto che essere un gentiluomo gli restasse molto più naturale di quanto avesse voluto far credere.

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