23. Ti devo un giro

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Chloe

A Miami faceva sempre caldo, per questo una festa in piscina per Capodanno era probabilmente l'idea migliore che si potesse avere. Non si trattava quindi di dar vita a decorazioni come il muschio appeso al soffitto o come gli alberi di Natale, ma di shottini di gelatina verdi e rossi, cocktail allo zabaione e luci ad imitare le stelle a pendere dal gazebo sotto cui l'angolo bar era già gremito di persone.

Fare un giro al centro commerciale non mi aveva fatta riprendere dalla gelosia tramortente che avevo iniziato a percepire nei confronti di Hyade, ma mi aveva solo fatto rimuginare ulteriormente sul modo indifferente in cui si fosse lasciato andare sotto i miei occhi e quando Tonya si era imposta con le sue volontà, non ero riuscita a tirarmi indietro perché non solo mi aveva costretta con la scusa che il costume me lo avrebbe regalato e che quindi doveva sottostare al suo giudizio, ma anche perché vedere il modo in cui il tessuto leggero mi fasciasse il corpo mi aveva caricata di una certa audacia e adrenalina.

Ero certa che a Hyade sarebbe piaciuto osservare il bianco del costume intero che Tonya mi aveva regalato, talmente chiaro e leggero da sottolineare il mio seno solitamente piccolo e che con quel modello a spalline e dallo scollo rotondo veniva evidenziato.

Avevo poi infilato i miei pantaloncini di jeans e un paio di converse del medesimo colore del costume da bagno e Tonya si era limitata ad uno scialle che le ricadesse sulle spalle, optando anche lei per delle scarpe da ginnastica dal momento che, in ogni caso, ci saremmo ritrovate quasi sicuramente molto presto scalze.

E ora che mi ritrovavo accanto alla mia migliore amica e a James che aveva fischiato divertito e si era complimentato con entrambe per la nostra bellezza non appena ci era passato a prendere nelle nostre stanze in hotel, l'idea di essere un pesce fuor d'acqua tornò a pizzicarmi le mani, perché la musica già forte e la moltitudine di persone già intente a tuffarsi nella piscina di quell'immensa villa avevano iniziato ad intimorirmi.

Così, mentre ce ne stavamo a cercare gli altri in giro per l'immenso giardino sotto la luce lunare e il buio della notte contrastato dal neon dei fari sparsi sul breve tratto di cemento che contornava la piscina, James dovette probabilmente rendersi conto del mio modo di ritirarmi indietro e mi sorrise dolcemente. «Non provarci o sarò costretto a portarti in braccio» mi riprese.

«È così evidente?» gli chiesi, con le palpebre che mi si affievolivano all'idea di non riuscire mai a trattenere adeguatamente il mio modo di essere.

«Sono lì» indicò Tonya, allungando lo sguardo verso uno della miriade di tavolini da giardino posti sull'erba, contornato da una serie di poltrone e divanetti occupate da alcuni dei Taurus, più precisamente quelli che avevano accettato di passare il Capodanno a quella festa.

Non riuscii a vedere oltre perché James veramente si posizionò di fronte a me, afferrandomi le braccia per saldarsele accuratamente intorno al collo, mentre con una forza bestiale mi costringeva a saltargli in braccio con un grido che si liberava dalla mia gola e che venne però ignorato. In un attimo fui costretta ad aggrapparmi alla sua schiena nella speranza di non cadere per via del fatto che prese a correre tra la moltitudine di gente per raggiungere i suoi compagni di squadra e io, che mi ero decisa ad abbandonare definitivamente l'idea di tornare indietro, scoppiai a ridere come una bambina quando mi fece ricadere su uno dei divanetti e iniziò a farmi il solletico di fronte allo sguardo sbigottito di tutti.

Ero ormai in preda agli spasmi e alle risate per potermi curare di altro se non delle mani voraci di James, che intransigente mi pizzicava i fianchi e mi soffocava il collo con la sua tortura. «Giuro su Dio, Chloe, che se stasera mi fai il broncio per più di trenta secondi di seguito non la passerai liscia!» e mi ritrovai a dovermi ritirare dal suo ennesimo attacco, spingendomi con le mani all'indietro nella speranza che avesse finalmente terminato il suo gioco.

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