Tonya
Quando Chloe si era presentata sulla soglia della porta del mio ufficio solo un anno prima, la prima cosa che avevo pensato nel guardare i suoi capelli disordinati era stata: ma sei tu, Hermione? Quella che stringi tra le mani è la mia tanto attesa lettera per Hogwarts?
Poi, era uscito fuori che la cartaccia tra le sue mani fosse solo una delle tante ricerche da portare a termine in un banale sabato mattina di una Chicago ancora estiva e Hermione si era presentata come Chloe, mostrandomi la profondità dei suoi occhioni blu.
Non avrei mai pensato che una come Chloe Reyes avrebbe potuto essere mia amica, perché lei era da sempre stata il mio opposto. Si poteva dire che io fossi l'amica che ci metteva nei guai e lei quella che si preoccupava di tirarcene fuori e sarei stata una stupida a credere che queste fossero le basi di una semplice amicizia, perché Chloe era stata per me più di questo: una sorella.
Ci eravamo spalleggiate a vicenda, avevamo passato nottate a guardare serie tv e l'avevo costretta a seguirmi nei peggiori locali di Chicago e i suoi occhi, contornati sempre da espressioni tutte differenti, erano rimasti blu, del colore del mare profondo fino all'ultimo secondo della sua breve vita.
Avevo imparato così a conoscere e a voler bene a una ragazza capace di un amore disumano e di una sensibilità senza eguali che mi aveva spesso fatta sentire in colpa per essere la ragazza superficiale che spesso ero. Ma se avessi potuto rinunciare al resto dell'umanità per riaverla indietro, lo avrei fatto senza pensarci due volte.
Lasciarla andar via si era rivelata una delle cose più assurdamente dolorose della mia vita. La sua purezza, la sua innocenza sempre lampante, il suo volto gentile e le sue parole sempre amichevoli non sarebbero più tornate e ciò che faceva più male era il fatto che lei non si era lamentata una sola volta di quello che le era accaduto.
La vita era stata cattiva con lei e lei semplicemente lo aveva accettato, come se fosse la cosa più normale da fare, e per di più lo aveva fatto con la solita felicità e passione che metteva in tutto quel che faceva.
Quando quella sera, dopo la prima gara delle sette da sostenere per portare a termine le finali, il coach era entrato nella hall dell'hotel in cui si era tenuta la solita conferenza stampa appena terminata, con il telefono ancora collegato a una chiamata che era già probabilmente terminata, i suoi occhi erano immediatamente corsi a quelli di Hyade Reyes.
E lì, in mezzo a tutti quei giocatori di basket seduti in attesa di andarsene, Hyade si era alzato in piedi e aveva abbassato le spalle, consapevole, e aveva guardato con gli occhi lucidi Phil Millais, il quale, senza neanche ragionarci sopra, era corso ad abbracciare il genero.
Io avevo osservato in disparte la scena, con le lacrime che erano corse immediatamente sul mio volto, mentre Hyade affondava il volto contro la spalla del coach e il coach faceva altrettanto contro la sua. Erano rimasti lunghi minuti così, stretti l'uno nelle braccia muscolose dell'altro, dopo una partita sfiancante come quella appena sostenuta e io stessa avevo iniziato a tremare alla consapevolezza di cosa significasse quell'abbraccio tanto forte. Poi, avevano entrambi iniziato a piangere e uno ad uno, un Taurus dopo l'altro, si erano radunati intorno a loro, a stringere quel cuore di dolore con le loro stesse braccia, a tenere in piedi i pezzi del coach e di Hyade.
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Dance of Bulls
Romance"Ci sono ben diciotto ragioni per cui lo chiamano il Minotauro." • VINCITORE WATTYS 2020 DISPONIBILE IN LIBRERIA E SU AMAZON