25. Tempo siderale

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Chloe

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Chloe

Non c'erano più ragioni per me di tirarmi indietro quando il vestito cadde sulle mie caviglie con un tonfo sordo. Hyade bloccò la sua nuotata al centro della piscina per guardarmi col volto bagnato e i capelli gocciolanti, mentre io, mai stata così audace, sfilavo via i miei slip e solo in fine le mie scarpe sotto il suo sguardo adulatorio.

Non mi sembrò nemmeno assurdo restare nuda di fronte ai suoi occhi e non perché mi avesse già vista o perché fosse una situazione particolare, semplicemente perché con lui mi sembrava così naturale che sarebbe stato difficile fare altrimenti.

Non le guardai nemmeno le scalette costruite apposta per entrare, perché feci qualche passo indietro per prendere una breve rincorsa e mi tuffai nella speranza che non avrei avuto il tempo di provare risentimenti per quel che stavo facendo.

Ma quando risalii dal fondale, tirandomi indietro i capelli bagnati, ritrovare il sorriso di Hyade proprio di fronte a me mi fece sentire improvvisamente libera. Non avevo più catene addosso. In fondo, cosa c'era di sbagliato in quello che stavamo facendo?

Tutte le problematiche che con un qualsiasi altro ragazzo mi avrebbero fatta ritirare svanirono, così come la moltitudine di pensieri legati all'appuntamento di quella serata e alle parole che io e Hyade ci eravamo scambiati solo ventiquattro ore prima. E ancor prima che potessi rendermene conto, anche io stavo sorridendo, col collo sommerso dall'acqua e i miei occhi tremanti che lo osservavano ricambiare con la stessa intensità.

Eravamo ancora solo io e lui, immersi in una piscina d'acqua fredda a cercare di stemperare i grovigli di emozioni che solitamente ci accaldavano come il clima di Miami, con un tetto di stelle e grattacieli che ci faceva sentire tanto piccoli da rendere futile qualsiasi problematica esistenziale in confronto all'immensità dell'universo che ci avvolgeva.

Eppure, quando ero così vicina a Hyade e lui mi guardava in quel modo, mi sentivo tutt'altro che piccola. Il petto mi si riempiva d'aria e a fatica riuscivo a tenere il ritmo dei miei respiri, perché mi sentivo grande, infinita, eterna. Era come se il tempo si fermasse per me, per noi, e non ci fosse più niente che avrebbe potuto farci male.

Hyade prese di poco le distanze, mentre galleggiava di fronte a me, solo per schizzarmi dell'acqua e farmi sussultare sorpresa. «Hyade!» mi lamentai, sentendolo poi ridere come un bambino per via del fatto che fui costretta a stropicciarmi gli occhi.

Fu quando lo vidi allontanarsi che mi affrettai a nuotare nella sua direzione per ricambiare il suo affronto e così, con la poca forza che avevo, gli lanciai la sua meritata manciata d'acqua che però schivò in modo ingegnoso mettendo la testa sott'acqua e immergendosi completamente.

Rimasi a galla a fatica, troppo catturata ad osservare attraverso lo specchio d'acqua azzurra dove fosse diretto e non appena lo compresi, tentai con tutta me stessa di scappare a tutta velocità, ma Hyade mi afferrò la caviglia in tempo, tirandola violentemente e riuscii per poco a fare un grosso respiro prima di finire anche io sotto acqua.

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