5. L'effetto di Chloe Millais

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Hyade

Chloe Millais. Chloe Millais e il suo vestito. Chloe Millais e le sue gambe. Chloe Millais e i suoi tacchi alti. Chloe Millais e suo padre che era il coach.

L'avevo trovata, dopo aver fatto una sfuriata a James per averla lasciata andare in giro tutta sola. Persino la ballerina che avevo baciato convinto che fosse stata lei a farmi risvegliare era stata gelosa di Chloe Millais e delle sue labbra gonfie. Come evidenza il fatto che l'aveva usata per riportare l'attenzione su di sé.

James era stato un cretino, un immaturo, un vero figlio di puttana a lasciare che lei venisse con noi, per poi mandarla a girovagare sola in mezzo ad un mucchio di gentaglia come se niente fosse.

«Amico, calmati» aveva tentato Reed, cercando di farmi rasserenare; ma non era servito a niente. Sembravo l'unico che si fosse reso realmente conto di cosa significasse avere la figlia del coach in quel postaccio.

Improvvisamente ero diventato il più responsabile tra tutti e ritrovarla a guardare oltre le luci della città, mi aveva quasi fatto credere che potesse essere interessante, dopo tutto, avere delle responsabilità.

Poi mi aveva guardato col cipiglio menefreghista e i suoi occhi blu mi avevano trafitto così a fondo da farmi perdere quasi il controllo e adesso che la osservavo seduta nuovamente accanto a James, incurante del mio sguardo su di lei, sapevo che c'erano state poche cose nella mia vita a farmi perdere la testa come quelle labbra.

Le prendeva tra i denti e se le tirava, mentre rideva per qualche stronzata di quelle di Chase, poi si liberavano dalla sua morsa con frenesia e sbattevano contro l'aria come se fossero sul punto di librarsi. Violacee, pressanti, gonfie, piene, trascinanti.

«Amico, un altro?» Ben richiamò la mia attenzione, annuii e afferrai il cocktail che mi passò di gran cuore.

Lanciai la cannuccia da qualche parte sul tavolo di fronte a me e buttai giù più di quanto riuscissi a tenere in bocca, ritrovandomi a sbrodolarmi come un bambino. Mi pulii poi, col braccio spoglio e gli occhi ancora intenti a ritrovarla.

Non lo so perché, proprio non lo so e non lo sapevo, non volevo saperlo per quale diavolo di ragione Chloe Millais avesse le labbra così attraenti, ma mentre le muoveva per raccontare a James qualcosa riguardo suo padre di quando ancora giocava, sapevo che la loro immagine non avrebbe abbandonato i miei pensieri tanto presto. Mandai giù un altro sorso, sbottonai un altro bottone della camicia e mi abbandonai contro il divanetto alle mie spalle.

Avevo bisogno di scopare. Decisamente. E il fatto che la figlia del coach fosse seduta di fronte a me con un vestito corto come quello che stavo osservando non aiutava affatto.

E poi lei il vestito se lo tirava giù quando si sentiva osservata, da me o dagli altri; avevo visto Zack guardarla di nascosto e Chase un po' meno discretamente. E lei se n'era accorta e aveva spinto giù l'orlo, intimorita.

Eppure ne avevo viste di ragazze, le avevo viste in tutti i modi e in tutti i vestiti possibili. Ma lei mi faceva pizzicare le mani, così tanto che fui costretto a far finta di giocare con i miei anelli per tenere a bada il fremito. E sapevo che non sarebbe cambiato un bel niente, perché mi ritrovavo spesso attratto da qualsiasi ragazza avesse un bel corpo, ma ero certo che fino a quando non si fosse concessa non sarei stato capace di mettere a freno le mie fantasie.

Solitamente andava così, erano belle, me le portavo a letto e poi potevano anche levarsi dai piedi. Lei, però, non me la potevo permettere. Proprio non potevo. La prova del mio dilemma era il fatto che la musica aveva iniziato ad infastidirmi e fui costretto a trascinarmi una mano sul volto, esasperato, consapevole che dovessi distrarmi qualche attimo per tornare a guardarla più intensamente.

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