45. Le regole Reyes

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Chloe

Fare colazione sapendo che mio padre aveva probabilmente immaginato cosa era accaduto quella notte, si rivelò meno imbarazzante di quanto credessi, soprattutto dopo aver scoperto che aveva solo intravisto dalla finestra della sua camera Hyade arrampicarsi e nient'altro.

Poi, anche perché il rapporto che c'era tra me e il coach andava oltre ogni tipo di normalità e inoltre perché le sue erano state intuizioni, il che lasciava tutto immerso in un dubbio paterno che sperai potesse ammorbidirlo.

Anche Hyade si rese conto di quanto mio padre era in realtà differente da come aveva inizialmente temuto e infatti, nonostante le divergenze che c'erano state, presero presto a parlare della squadra, dalla quale mi ero tenuta molto alla larga fino a quel momento e di cui avevo saputo solo quel giorno che aveva perso un pezzo importante: Blake Davis.

Avevo scoperto così, tra i discorsi di mio padre e Hyade, che Blake era stato acquistato da un'altra squadra, i Capricorn, e che se ne era semplicemente andato via come se niente fosse, come se non stesse abbandonando i compagni che mio padre aveva faticato a tenere uniti.

Comunque quello divenne presto l'ultimo dei miei pensieri, perché anche se Blake se n'era andato senza neppure salutarmi, presto la mia vita aveva preso una piega differente.

Mi ero infatti ritrovata immersa nel mondo della pallacanestro tanto a fondo da vivere l'ultimo mese della regular season come se non ci fosse un domani e le cose non si erano fatte interessanti solo sotto il punto di vista lavorativo, ma si poteva dire che la mia attrazione principale del basket avesse un paio di rondini tatuate sul petto e degli occhi magnetici.

Io e Hyade eravamo finalmente giunti a un equilibrio che non era solo stabile, ma diluito in ogni attimo delle nostre giornate. Così tanto che ogni momento libero che ci capitava lo passavamo insieme, che si trattasse di viaggi fuori casa per partite inutili o di semplici momenti di intimità negli spogliatoi dopo l'allenamento, c'era sempre un po' di tempo che avevamo da dedicare l'uno all'altra. E io non mi ero mai sentita così.

Dopo quella notte, dopo tutte le parole che ci eravamo scambiati, dopo tutti gli sguardi che avevamo lasciato silenziosi a far ombra sulla nostra pseudo relazione, io e Hyade ci eravamo promessi qualcosa l'uno all'altra. Magari, ecco, a lui ci era voluto un po' più tempo per concedersi completamente, oltre che per dare un valore significativo alle sue promesse e sapevo che, in fondo, sarebbe sempre rimasto lo stesso burbero e incontenibile Hyade, ma la consapevolezza che ci appartenessimo a vicenda ci aveva aperto a una nuova visione di quello che eravamo.

Per quanto riguardava mio padre, mi aveva presto concesso più libertà di quanto mi sarei aspettata, ma immaginando che mancassero all'incirca tre mesi ai miei ventidue anni, si poteva anche dire che fossi ormai un'adulta in grado di decidere per se stessa. Inoltre, era evidente dal mondo in cui guardava spesso Hyade che un po' ci rivedesse se stesso da giovane e che, per questo, sicuramente gli stava più simpatico di quanto gli sarebbe piaciuto ammettere, nonostante continuasse a tenere su l'aria da genitore protettivo. Provava a lanciargli occhiatacce e a rispondergli burberamente per metterlo in imbarazzo, ma alla fine della giornata a mio padre non dava affatto fastidio che Hyade restasse a dormire nel mio letto, con la promessa però di tenere la porta socchiusa, e sebbene mi era sembrato assurdo che sentisse questo bisogno di prendersi cura di me, ero certa che non sarebbero più ricapitati certi scenari tra me e Hyade quando c'era anche lui in casa, perché sia io che Hyade non riuscivamo nemmeno a entrare nell'atmosfera sapendo che lui avrebbe potuto pensare male e poi solitamente finivamo per farlo non appena ne avevamo l'occasione, quindi ci bastava tranquillamente restare a dormire abbracciati l'uno all'altra quelle poche volte che capitava di dormire a casa mia, per non parlare del fatto che la maggior parte delle notti nelle ultime settimane le avevamo passate nel suo appartamento o in giro per hotel a causa delle partite e che quindi c'era stata tutta l'opportunità di restare in pari senza problemi.

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