24. Pesce surgelato

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Chloe

Ero una stupida. Un'insicura e terribile stupida che non riusciva a capire che cosa le girasse per la testa.

Un attimo prima avevo bisogno di tenere Hyade lontano e l'attimo dopo mi ritrovavo a sospirare sommessamente nella mia camera d'hotel nel pensare a quanto fossero forti le sue mani mentre mi trascinava dietro di sé per difendermi. La festa era continuata, ma Hyade era stato troppo arrabbiato per festeggiare e io mi ero sentita in colpa nel vederlo andar via prima della mezzanotte, così a fatica avevo atteso che uno dei ragazzi si stufasse per non dover tornare in hotel completamente sola.

Adesso che i miei capelli erano asciutti dopo una lunga doccia e che mi ero finalmente ritrovata vestita in modo quantomeno decente, ero tornata la Chloe di sempre, che seppur ancora un po' gelosa, non riusciva a guardarsi allo specchio senza chiedersi quante possibilità ci fossero perché Hyade non la prendesse in giro.

Presi coraggio, sentendomi comunque ancora una gran stupida per aver seguito le indicazioni di Tonya senza preoccuparmi di quello che mi sarebbe pesato addosso in seguito, come l'umiliazione di essermi messa in mostra per ricevere le sue attenzioni, e mi richiusi la porta della mia stanza alle spalle, camminando con i piedi spogli sul parquet del corridoio illuminato nonostante l'ora tarda con l'intento di raggiungere quella che sapevo essere la stanza di Hyade.

Ci misi qualche secondo a decidermi a bussare, ma quando finalmente la porta venne spalancata tutto ciò che provai fu il sollievo di poterlo rivedere di nuovo, anche se aveva uno zigomo tagliato e i capelli leggermente umidi.

Mi sentii in imbarazzo nel notare il suo sguardo cascare su di me sorpreso, come se fossi l'ultima persona che si sarebbe aspettato alla porta. «Ciao», la sua voce roca mi fece rilassare e insicura abbassai lo sguardo sui pantaloncini della tuta che stava indossando.

«Posso entrare?» non servì aggiungere altro, Hyade si fece da parte permettendomi di varcare la soglia della sua stanza e di prendere un profondo respiro prima di fare mente locale e decidere quali fossero le parole giuste da dire.

Mi voltai, per ritrovarmelo a pochi passi di distanza mentre richiudeva la porta e poi si girava a guardarmi curioso. Era così bello che per qualche secondo mi sembrò assurdo credere di poter pensare ad un altro ragazzo e anche se solitamente mi innamoravo più dei gesti che dell'aspetto, non avrei saputo dire per quale ragione in quel momento fossi nella sua stanza e non in quella di Blake.

«Mi dispiace» tirai fuori le mie scuse, sentendomi una bambina in confronto a lui e chiedendomi se avrebbe mai capito la ragione del mio comportamento.

Aggrottò le sopracciglia confuso. «Non è colpa tua. Ti ha importunata, Chloe» compresi che non avesse capito la vera ragione delle mie scuse e l'idea di dovermi spiegare mi fece tremare le gambe per qualche istante, costringendomi a dondolarmi sui talloni per calmare la mia ansia.

«Sì, lo so. Non mi riferivo a quello. Io...» presi un lungo respiro e distolsi lo sguardo dal suo, insicura sul come spiegare quello che provassi perché mi sentivo sciocca ad ammettere di fronte a lui tutte le mie emozioni. «Sono stata una stupida stasera. L'ultima cosa che voglio è che tu ti senta in dovere di fare qualcosa per me».

Hyade sospirò pesantemente, trascinandosi poi i palmi delle mani sul volto mentre cercava di rimettere chiarezza tra le mie parole. Trovai il coraggio di guardarlo in volto quando mi graziò ancora della sua visuale e mi trattenni ad osservare le sue guance adesso lisce piegarsi appena in un sorriso di circostanza.

«Chloe, mi mandi segnali contrastanti» fu tutto quello che rispose, evidentemente ancora incapace di accettare le mie scuse e lo capivo, perché era la verità. Io però me li sentivo dentro i segnali contrastanti.

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