38. Per sempre mia pt.2

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La stanza aveva già assunto un retrogusto di sesso, le lenzuola erano già finite ai piedi del letto e mentre Hyade lasciava aderire il suo petto alle mie scapole, istigando con leggeri movimenti il centro del mio piacere, il respiro era tornato a ...

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La stanza aveva già assunto un retrogusto di sesso, le lenzuola erano già finite ai piedi del letto e mentre Hyade lasciava aderire il suo petto alle mie scapole, istigando con leggeri movimenti il centro del mio piacere, il respiro era tornato a mancarmi per via dell'incredibile sensazione appagante che mi scaturisse averlo intorno al mio corpo in quel modo.

Imperlato di sudore, con la voce roca in preda al piacere e col respiro profondo a farmi sentire fragilmente me stessa, con le natiche spoglie già premute contro la sua erezione e con la mia coda con la quale si stava divertendo parecchio a giocare.

Lo osservai da dietro la mia spalla, mentre imponente risaliva la mia scapola in teneri baci a stampo, per poi giungere sulla mia guancia con un mezzo sorriso. «Tu sarai la mia morte» sussurrò contro il mio orecchio e una scarica di brividi mi pervase il corpo, un gemito uscì dalle mie labbra tremanti quando si allontanò istantaneamente, facendomi percepire la terribile mancanza che mi causava il suo corpo lontano. E io, che già fremevo per quei pochi movimenti intenti a stimolarmi, ero ormai persa e inebriata dal suo profumo e dalla sua possanza.

Non restò lontano a lungo, perché le sue mani raggiunsero le mie natiche ancora incastrate nel reggicalze, afferrandole con i palmi aperti, e dovetti socchiudere gli occhi prima di osservarlo seduto sui talloni tra le mie gambe aperte, intento ad ammirare cosa lo attendesse, mentre io mi beavo semplicemente del suo corpo marmoreo e della sua bellezza incantevole ed incantatrice. Era un Dio selvaggio, con i capelli mossi a ricadergli sulle spalle e gli occhi verdi che brillavano anche nella penombra, e la consapevolezza che luccicassero di me fu abbastanza per rendermi pronta a qualsiasi cosa.

E c'era un certo piacere nel sapere che lui mi desiderasse tanto ardentemente in ogni modo possibile, che mi rendeva flebile carne pronta al macello sotto le sue mani, argilla chiara da plasmare secondo il suo volere, una pecorella smarrita nel bosco che veniva salvata dal lupo cattivo.

Le sue mani bollenti bruciarono sulla mia pelle, trascinando la mia carne sotto la sua presa mentre raggiungeva così entrambi gli interni delle mie cosce, divaricandole con un gesto gentile che gli fece sfuggire un sorriso compiaciuto, il quale osservai a stento perché in un attimo tornò a piegarsi su di me, questa volta raggiungendo col volto quel punto che nessuno prima di lui aveva mai avuto il diritto di prendersi.

Così, mentre una delle sue mani tornava a giocare col mio centro più sensibile, Hyade affondò la lingua nel solco tra le mie natiche, facendomi sussultare al contatto piacevole delle sue labbra morbide e bagnate contro la mia apertura. Iniziò in questo modo quella dolce tortura di ansimi e spinte, dove lui si faceva spazio sempre più a fondo, bacio dopo bacio, e io riuscivo a stento a concentrarmi per comprendere i suoi movimenti.

La sua lingua giunse fino all'apertura, rilasciando saliva ad inumidire e a lubrificare l'unico punto del mio corpo che non fosse ancora stato bagnato da lui, battezzandolo con il suo sapore e facendomi sentire su di giri al solo pensiero di quando si sarebbe finalmente deciso a farmi assaggiare quanto profondo fosse il suo desiderio.

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