4. Mondo di regole infrante

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Chloe

Mi fu difficile non sentire un certo grado di indisponibilità nei confronti della situazione in cui ero finita, soprattutto quando scesi dalla grossa macchina con un salto, ritrovandomi a dover trattenere uno sbuffo sconsolato mentre mi rendevo conto che fossi talmente bassa rispetto a quei ragazzi che mi avevano appena dato un passaggio, che mi restasse complicato persino scendere da un'autovettura come quella.

Il numero diciotto aveva abbandonato la sua auto ad un parcheggiatore e mi ero ritrovata a seguire lui e James verso l'entrata di un alto edificio luminoso, con grandi vetrate limpide che lasciavano trasparire una lunga serie di lampi di luci artificiali e, anche se della musica non ne arrivava nemmeno l'ombra, ero certa che una volta messo piede all'interno mi avrebbe frantumato i timpani.

L'aria era calma, la bellezza del caldo serale a mischiarsi con un fresco venticello rendeva la quiete che ne scaturiva un buon punto fisso a cui aggrapparsi, dal momento che sentivo il petto implodere per l'agitazione e le dita fremere per via del bisogno di tornare nella mia zona confortevole: il mio letto. Purtroppo ero già lì e sapevo che non sarei tornata a casa molto presto, quindi mi costrinsi a seguire i due ragazzi e ad ignorare i miei tacchi che si schiantavano contro la strada sotto i miei piedi, passo dopo passo.

Guardai le loro spalle ricoperte dai cappotti leggeri, Reyes sembrava leggermente più alto e la sua corporatura massiccia non aveva proprio niente da invidiare alle spalle prorompenti di Norton. Riuscii ad intravedere i volti del resto della squadra ad attenderci da dietro le due figure che avevo davanti e tirai un sospiro di sollievo, nella speranza che mi sarei presto potuta nascondere in mezzo a tutti quei ragazzi e passare la serata anonimamente.

Quando annullai la distanza che mi separava dai due ragazzi che mi erano passati a prendere, questi si erano già cimentati in una serie di saluti derisori e spiccatamente ironici.

«Figlio di puttana, giuro che domani agli allenamenti ti faccio il culo» riconobbi la voce di Ben e, bloccandomi ancora qualche passo indietro, lo osservai stringere la mano di James con una stretta amichevole a mezz'aria e scontrare poi la spalla con la sua.

Dovetti trattenermi dal non adagiare troppo a lungo il mio sguardo su quel continuo di saluti, perché vedere quei cinque ragazzi, vestiti elegantemente e non stretti nelle loro divise, mi fece improvvisamente rimpiangere di aver lasciato la mia macchina fotografica a casa.

«Col cazzo» borbottò James, in risposta.

Poi continuarono, Chase diede un pugno a Hyade che ricambiò con uno scappellotto e uno sguardo truce. L'unico un po' in disparte fu Zack, che se ne stava a chiacchierare al cellulare con una sigaretta tra le labbra, ma non appena chiuse la chiamata si precipitò a salutare i nuovi arrivati.

«Allora» disse Chase leccandosi i denti in un gesto istintivo e tastandosi il cappotto alla ricerca di qualcosa. «Entriamo o no?»

A quel punto, in quello spazio vuoto prima dell'entrata, in cui eravamo evidentemente rimasti solo noi ad attendere, mi resi conto che quella fosse probabilmente un'entrata adibita appositamente per loro e quando Reyes si voltò con la testa ad osservarmi, mi incantai a guardarlo e realizzai di essere stata in disparte tutto quel tempo a rubare con lo sguardo tratti della loro quotidianità.

Mi strinsi la pochette sotto il braccio, mentre i miei occhi intimoriti ricambiavano il suo sguardo. Osservai il resto dei ragazzi irrigidirsi sotto il peso della mia attenzione, stringendomi nelle spalle mentre l'unico ancora col sorriso spensierato sul volto rimase James. Questo fu abbastanza per non farmi sentire un'intrusa.

Mi ritrovai così a fare un passo avanti, affiancando di poco Hyade che aveva permesso un piccolo spazio per me. «Ciao» soffiai, col vento che aveva preso a scompigliarmi un po' i capelli e le gambe spoglie quasi tremanti.

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