12.Illusioni

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«Sai, hai una mente piuttosto incasinata, tu» fece Padma, a un certo punto, spezzando il silenzio prima sporcato solo dai clacson e dal suono dello scorrimento dei veicoli sulla strada trafficata.

Stavamo camminando verso quella che lei e Yoann avevano definito Ephia. Tanto ero immersa nei miei pensieri, che l'ambiente intorno era stato relegato ai margini della mia coscienza, i movimenti del corpo automatizzati, mentre la mia mente correva esasperata da un dubbio all'altro, palleggiata come una palla di basket da centinaia di interrogativi, e i miei timori la spremevano più di un limone. Sentivo di star scoppiando, e non vedevo l'ora che quella strada finisse, anche ci fosse stato l'inferno ad attendermi.

Padma aveva indubbiamente ragione, tuttavia si trattava di pensieri intimi, perché erano i miei. Non solo mi legge il pensiero, ma ha pure la faccia tosta di rinfacciarmeli?

«Quale mente non sarebbe incasinata in una situazione del genere?» ribattei, senza nascondere il tono irritato, inasprito da un pizzico di disperazione. «A quanto pare non sono umana, ci sono degli assassini che fanno parkour e tu stai sbirciando di continuo dentro la mia testa. Dovrei comportarmi come se fosse una giornata tra tante? E poi, per la cronaca, chi ti dà il diritto di leggermi il pensiero?»

Lei ribatté facendo spallucce. Senza nemmeno degnarmi di un'occhiata, il suo sguardo tornò fisso sulla strada davanti a sé, come se, conclusa sbrigativamente quella scomoda faccenda, non avesse più intenzione di avere a che fare con me: «Nessuno, sento quel che ti turbina fuori dalla testa e basta. Non è colpa mia se non hai neanche un Clypeus. Pensi che sia facile ignorare i tuoi pensieri incasistrani e dubbiosi?»

Poi si rivolse a Yoann, che stava camminando dietro di noi. «Come acciarkon hai fatto a non accorgerti che è un'Ephura? Più ovvio di così!»

Mi voltai anch'io verso di lui, notando la sua pelle imporporarsi per un attimo. Tuttavia, mantenne il suo proverbiale contegno: le sorrise pacato, le mani ficcate con nonchalance nelle tasche mentre avanzava dietro di noi sorretto dalle lunghe gambe slanciate. «Non sono esperto come te, Pad.»

«Ephuri si nasce o si diventa?» chiesi, il dubbio instillatomi da quell'affermazione. Mi sembrava di capire che Padma era più pratica di Yoann, e ovviamente di me, pur avendo all'incirca la nostra età.

«Domanda interessante» rispose la ragazza. Che riposta è?

«Cioè...?» incalzai, nervosa come un coniglietto sul punto di schizzare via. Prima spiattellava terrificanti cenni in merito al rischio che mi venisse "succhiato il cervello", e poi non rispondeva nemmeno a quelle basilari domande? Quella ragazza diventava più bizzarra ogni attimo che passava.

Dovette aver percepito quelle mie considerazioni sul suo conto, perché sbuffò, impaziente. «Uff, non è facile dare una risposta a questa domanda, perché dipende da cosa intendi. Esistono dinastie di Ephuri, per cui lo si è di nascita, per discendenza, insomma. Tuttavia, ognuno sviluppa il proprio Cerebrum in età diverse, di solito intorno all'adolescenza. Il boom è per la maggior parte dei casi intorno ai sedici anni, ma c'è anche chi le sviluppa prima e chi dopo. Fino a quando non avviene, si viene considerati al pari dei Letargianti, alias Umani. Capito?»

Mi fermai un attimo nel tentativo di ragionare sulle sue parole, riferite tutte con una tale rapida impazienza che era difficile individuarne il filo logico. Certo che possedeva davvero bassi livelli di sopportazione per innervosirsi tanto per una domanda così legittima...

«Non sono agit-»

A interromperla fu Yoann, un sorrisetto ad accendergli il viso: «Pad è veramente poco paziente. Non ci vuole niente per farla arrabbiare. Per questo è divertente farlo».

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora