89.Padma

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In natura tutto tende all'equilibrio, in società tutto si muove per accentuare le differenze.

-Taras Mithrandir-

Fu quasi rassicurante tornare nel piccolo tempio colmo di pergamene, con le volute di mens castane che scorrevano oltre le finestre e il profumo di montagna, incensi e tanto altro a pizzicare le narici

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Fu quasi rassicurante tornare nel piccolo tempio colmo di pergamene, con le volute di mens castane che scorrevano oltre le finestre e il profumo di montagna, incensi e tanto altro a pizzicare le narici.

Il ritorno in un'accogliente casa che si ha amato fin dal profondo del cuore.

"La tua storia, Liv, è iniziata negativamente e si è migliorata in seguito; invece, a me si può dire che sia capitato l'esatto contrario, o quasi. Tutto era stupenderfetto, non avrei potuto desiderare una vita migliore..."

Mentre quella frase echeggiava nello Jutnos, accompagnata dal sentimento di felicità mista ad amore più puro e innocente che avessi mai percepito, una pergamena, prima stipata con cura in uno dei pochi angolini ordinati degli scaffali, si separò dalle altre per avvicinarsi, delicata, ai nostri visi.

Yoann e io venimmo assorbiti al suo interno, esattamente come prima era accaduto nelle pagine dei miei libri agli altri due. La felicità che prima aveva colmato lo Jutnos si ampliò, diventando se possibile ancora più intensa, quasi solidificata nelle risa gioiose della bambina che era stata Padma, mentre correva respirando a pieni polmoni l'aria di montagna che le penetrava fin dentro l'anima e la riempiva di vita.

Vedevo dai suoi occhi il bellissimo paesaggio che la circondava, incredibilmente nitido nonostante la giovanissima età in cui versava, e sentivo, come fossero le mie stesse orecchie, le risa delle due persone che più amava al mondo e che in quella pergamena stavano giocando assieme a lei. I ricordi confusi che si susseguirono erano testimoni di una prima infanzia pura e serena, passata insieme alla sua mamma e al suo papà: loro tre soli che godevano di ogni giorno come fosse l'ultimo, tra le vette ripide in cui il tempio da loro abitato era situato.

Nelle pergamene successive fu possibile scorgere attraverso gli occhi di Padma una sorta di quotidianità giornaliera che doveva aver caratterizzato la sua vita, in un susseguirsi di diverse scene, alcune più confuse di altre, ma delle quali ogni emozione era limpida come un ruscello. Tra tutte, prevaleva l'amore, profondo e puro, che Padma non aveva alcun problema a manifestare, da come spesso abbracciava i genitori e dai suoi vari gesti d'affetto, che mi fecero comprendere che doveva essere stata una bambina davvero dolce.

Con stupore misto a meraviglia, mi resi conto che non era vissuta dentro a una città, ma in un piccolo appartamento poggiato su un tempio, probabilmente abbandonato dai monaci che l'avevano costruito. Il tempio, proprio come nelle classiche foto dei monasteri tibetani, sembrava spuntare direttamente dalla montagna, come ne fosse un naturale prolungamento, e si affacciava su uno strapiombo vertiginoso, sovrastato da un solo ponticello di legno dall'aria instabile. Per quanto potesse apparire terrificante, alla piccola Padma aveva sempre trasmesso fascinosa maestosità; per lei non esisteva nulla di più emozionante dell'idea di trovarsi quasi sul tetto del mondo, in una sorta di luogo calmo e silenzioso, lontano dall'allora sconosciuta frenesia cittadina, e spiritualmente elevato rispetto a quelli "di sotto".

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora