94.Un patto col diavolo?

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L'uccellino si era volatilizzato non appena il messaggio era stato recapitato. Udii solo esternamente il battito delle sue ali e del suo garrito che si perdeva nel vento della città, mescolandosi a quello dei gabbiani. Potevo sentire le voci dei miei amici oltre la porta. Ero consapevole del fatto che era questione di secondi prima che entrassero in camera trovandomi a fissare il trencadìs che tenevo in mano.

Dopo tutti quei tranelli, quelle false piste, quegli inseguimenti impossibili e quelle continue prese in giro, aveva infine deciso di farsi avanti di sua spontanea volontà? O si trattava solo di un nuovo inganno?

In ogni caso R.R.R. aveva scritto a me. Voleva incontrare me. Perché proprio io? Cos'era che spingeva tutti a concentrarsi su un'Ephura principiante che non sapeva nemmeno assumersi le proprie responsabilità? Prima Hel, adesso lui.

Questa volta, però, la scelta non spettava solo a me. R.R.R. riguardava tutti noi, era giusto che ne venissero a conoscenza, dopo quello che avevamo passato. Non potevo permettermi di rovinare le ricerche e le fatiche che riservavamo a quell'individuo da diverse settimane, solo per un improvviso e insensato dilemma personale.

Così chiamai, categorica: "Tutti in camera. Riunione di gruppo."

Con mia enorme sorpresa, Liss non ebbe alcuna reazione particolarmente esplosiva

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Con mia enorme sorpresa, Liss non ebbe alcuna reazione particolarmente esplosiva. Restò semplicemente a fissare il trencadìs, o meglio il messaggio che conteneva, mentre stupore e incredulità si miscelavano nel suo viso a formare una statua priva di emozioni, che non articolò nemmeno mezza parola.

«Beh, sicuramente è un bel colpo di scena» commentò Ewan. «Complimenti R.R.R., sei riuscito a sorprenderci!»

ribatté Padma, prima di arrossire violentemente per il coraggio che aveva avuto la sua lingua a rivolgersi direttamente e con sicurezza al ragazzo che le piaceva senza balbettii o impiastri vari. Era poco, ma già un progresso, comunque.

«Che facciamo quindi?» chiese Elias fissando torvo la scritta di R.R.R.

Yoann si massaggiò la tempia destra con un dito. «Molto probabilmente è una trappola.»

«Solo molto probabilmente? È di R.R.R. che stiamo parlando, sarà di sicuro una trappola!» si riprese Liss, «O magari un modo per prenderci in giro e farci venire false speranze! Quel farabutto ci ha fregati fin troppe volte!»

«Vero,» concordai, «però questa è anche l'unica opportunità che abbiamo, ora come ora, per potergli finalmente parlare.»

E non avevamo intenzione, qualunque disastro la nostra scelta avrebbe potuto comportare, di lasciarcela sfuggire.

Fu così che, il giorno successivo, ci trovammo a camminare verso Parc de la Ciutadella, neanche tanto lontano da casa, con passo cauto ma deciso, i nervi a fior di pelle, la trepidazione che quasi si poteva toccare con mano.

La moltitudine di dubbi e domande che si rincorrevano nella mia testa, misti all'inquietudine, mi facevano fremere dalla voglia di incontrarlo, anche solo per quietarli per un po'. Sapevo che era più che probabile che mi stessi semplicemente illudendo troppo, tuttavia... le domande che per troppo tempo non avevano avuto risposte si stavano facendo sempre più insistenti, non potevo più aspettare.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora