111.La scelta inevitabile

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Era da una settimana che ci ragionavo su e ormai non potevo che esserne più certa, eppure ancora, un'impercettibile ombra di dubbio continuava a persistere facendomi sospettare di essermi sbagliata, di aver deluso le aspettative di tutti coloro che avevano contato sulla mia riuscita.

Soprattutto perché, se avessi fallito, il sacrificio di R.R.R. sarebbe stato vano.

Non appena scavalcai le basse mura in pietra che delimitavano il Parc Güell dal resto della città, tuttavia, fui certa di non essermi sbagliata. Non era solo la familiare sensazione di trovarmi in un luogo che era di più di quel che sembrava, comune a tutte le opere di Gaudì, a trasmettermi quella certezza, ma anche qualcosa che non sapevo come descrivere.

Rallentai l'andatura, il cuore ancora a mille per tutto ciò che avevo appena vissuto. Non era la prima volta che qualcuno moriva davanti ai miei occhi purtroppo, ma era la prima in cui si trattava di qualcuno con cui avevo parlato, conversato, o semplicemente conosciuto, anche se forse non completamente. R.R.R. non era mai riuscito a rivelare a nessuno chi era per davvero, preferendo inglobarsi in quella solitudine che utilizzava come strumento di difesa, convinto che se non avesse creato veri legami, sarebbe stato al sicuro.

Muovendomi cauta tra quelle casette fiabesche immerse nell'oscurità della notte, mi sembrava di camminare in un luogo immaginario, colorato, irreale. Mi connessi con i mens per entrare in contatto con l'energia che attraversava il parco, e subito percepii una tensione simile a quella che attraversava le strade di Venezia prima che Isidoro estraesse l'origine della maledizione dalle acque del Canal Grande, ma più quieta, come se il frammento qui presente fosse al sicuro, protetto.

A differenza dell'altro non aveva procurato alcuna influenza sull'ambiente circostante, il suo potere era come sopito, indisturbato, perché non era stato vittima di alcuna maledizione. No, questo frammento, che sentivo come il più grande e il più importante, trasmetteva una sensazione di completezza e di... potere, che non sapevo come spiegare. Nemmeno tenere in mano tutti gli altri frammenti assemblati in quella rudimentale Corona di Arkon aveva provocato in me una vibrazione di mens paragonabile a quella che percepivo in quel posto.

Forse non era un caso che la protezione di questo frammento fosse stata affidata prima a un architetto dalle capacità straordinarie come Gaudì e poi a un'Ephuro accorto come R.R.R., che a sua volta aveva protetto tutti gli altri Guardiani dei Frammenti, ora lasciati a loro stessi. Forse quello era il frammento originario, il pezzo principale, quello decisivo.

Decisiva come quella che sarebbe stata la mia scelta di cosa farne: cedere alla minaccia di Sandy o fare quello che si aspettavano i miei amici? Qual era la scelta giusta? Mi ero già resa conto che quella faccenda non mi riguardava più di tanto, non mi motivava a sufficienza perché io fossi decisa a tal punto da permettere la morte di qualcuno a cui tenessi. Allora perché ancora dubitavo? Perché non rifiutarmi di prendere quel frammento, per lasciarlo lì, al sicuro, protetto come era stato per tutti quegli anni?

Il ricordo dello sguardo spettrale di Hel che pronunciava la minaccia che da settimane era diventata il mio incubo mi fece capire che non potevo permettermi un tale lusso. Che mi piacesse o meno, quel frammento doveva uscire di lì, ero venuta apposta dopotutto.

Era da giorni che ragionavo su tutto quello che avevo potuto apprendere da ognuna delle costruzioni di Gaudì, e tutti i miei ragionamenti mi avevano condotta a quel parco, e in particolare a quel punto specifico che sapevo fosse la soluzione.

In Casa Batllò era stata resa manifesta la vera entità della leggenda di San Giorgio e il Drago, due entità in lotta tra loro ma che in realtà rappresentavano lo stesso insieme in costante disequilibrio tra forze opposte. Stesso disequilibrio che era stato intensificato e portato agli estremi dalla maledizione del Drago Blu a Venezia. La storia era sempre la stessa, che si ripeteva: così come nelle acque del Canal Grande si svolgeva nei mens la lotta tra il bene e il male, una lotta altrettanto infinita era quella che si svolgeva all'interno di ogni essere umano. Lo squilibrio che rendeva tutto così sbagliato e distorto ai miei occhi, non era causato da altro che questo: era ciò che anche Will, Makya, e forse persino R.R.R. avevano cercato di comunicarmi fin dall'inizio. Ancora non mi era chiaro di cosa si trattasse nello specifico ma sentivo che il primo passo per arrivare alla soluzione era proprio quello: il drago.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora