"No, no, no, non può essere..." continuavo a ripetermi, mentre lei rideva sempre più sguaiatamente. Quella lì non ero io, non potevo essere io, doveva essere un inganno.
Cos'è che aveva detto Will? Battere le ciglia? Ci provai, più e più volte, ma non ne voleva sapere di scomparire.
«È inutile che ti ostini a negare, io sono vera!» esclamò la ragazza che fingeva di essere me. «Anche celandoti dietro quella maschera non potrai nascondere chi sei! Toglitela!»
Feci un passo indietro, invece l'altra me, ne fece uno in avanti. «Toglitela!»
"È solo dentro la tua testa, è solo dentro la tua testa, non esiste", non riuscivo più a muovermi o proferir parola, immobilizzata da un terrore che nemmeno riuscivo a comprendere. Gocce di sudore imperlavano la mia fronte, il mio fiato rimbalzava sulla maschera che sentivo ormai incollata al viso.
«Ho detto, toglitela!»
L'altra Liv mi si avventò addosso cercando con tutte le sue forze di levarmela a forza dal viso. Quell'attacco improvviso servì a farmi riacquisire il controllo del mio corpo. Presi a divincolarmi per impedirgli di toccarmi e reagire al suo attacco.
Quella... cosa mi terrorizzava in modo indicibile. Non mi ero mai trovata in una situazione di tale panico in tutta la vita. Qualche volta mi era capitato di sentirne qualche cenno, come un velo, un'ombra, un ricordo, ma mai come adesso. Avevo sempre avuto paura di me stessa eppure, era niente a confronto di quello che provavo in quel momento, nel vedermi materialmente, fisicamente, nel sentirmi toccare dalle sue mani, nel percepire la sua forza e la sua rabbia prorompente.
Senza che me ne rendessi conto, finimmo per azzuffarci, tirandoci i capelli a vicenda, mordendo e scalciando, chi spinta dalla paura, chi dalla rabbia, l'una più agguerrita della stessa. Nell'impeto della lotta mi accorsi con un attimo di ritardo che mi stava spingendo contro la balconata.
«Tu lo rovinerai!» stava esclamando l'altra Liv. «Maledetta! È qui quello che cerchi! Prenditelo! Ma lascia in pace lui!»
A ogni frase che pronunciava mi spingeva con più forza verso il Canal Grande, la ringhiera in pietra mi pressava dolorosamente sulla colonna vertebrale, il mio equilibrio vacillava sempre di più, sentivo che da un momento all'altro avrebbe prevalso e sarei caduta.
«È qui! Tuffati, prendilo e poi vattene! Peggiorerai soltanto le cose altrimenti, non lo capisci? Tuffati!»
Solo in quel momento mi accorsi che anziché essere la rabbia a spingerla, era la disperazione. «Ti odio! Ti odio! Tuffati!»
Finalmente trovai la forza di controbattere: «No!»
Mi divincolai ribaltandola e spingendola a mia volta verso il canale, lei mi afferrò una ciocca slegando in un attimo la bella capigliatura che mi aveva fatto Yoann con tanto amore. Grazie a quell'offensiva violenta, riuscì a levarmi la maschera, la sentii staccarsi dal mio viso come uno strappo doloroso - del tipo di quelli che solitamente si portavano dietro qualche pelo e tante lacrime - prima di cadere silenziosamente in acqua.
Ormai non c'erano più scudi a separarci, nessuna barriera a interporsi tra i nostri volti identici. Questo le fece riacquistare vantaggio. Approfittò della mia distrazione per la maschera precipitata, tirandomi un pugno in faccia che mi fece indietreggiare. La vista mi si fece per un attimo sfocata a causa del colpo subìto, non appena la ebbi riacquistata fui colpita da una ginocchiata e tutto iniziò a girare, mentre un liquido dall'odore metallico mi colava dal naso.
Avrei dovuto sentire dolore, mentre tutto girava, il sopra si sostituiva al sotto, il nero al bianco, il rosso al verde. Avrei dovuto sentire la ruvidezza della pietra su cui l'altra me mi stava trascinando, avrei dovuto sentire le sue dita strette sulle mie spalle.
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CEREBRUM ~ La figlia dell'inganno
Fantezie{ REVISIONE IN CORSO } L'Erede di Arkon è tornato. Il mio signore vi distruggerà, uno dopo l'altro. Questa è la vostra fine. (Estratto dalla storia) *** Piccole e grandi stranezze irrompono gradualmente nella vita di Livia Ferri. Peccato che lei sia...