120.Non smettere mai di combattere

52 11 126
                                    

Spalancai gli occhi, boccheggiando in cerca dell'ossigeno appena recuperato, come se avessi trattenuto il respiro a lungo. La prima cosa che sentii fu la voce di Yoann che mi chiamava preoccupato.

«Liv, mi senti? Sei svenuta e...»

Mi alzai di scatto e mi guardai intorno, rendendomi conto che mi trovavo ancora nella fabbrica abbandonata. Non c'era più traccia di Arkonanti da nessuna parte e gli Umanenti si stavano medicando le ferite a vicenda. C'era un'atmosfera leggera, tra risa e chiacchiere generali, lo spirito sollevato di chi sapeva di aver appena vinto una battaglia.

Quanto si sbagliavano.

Da come molti continuavano a perquisire il cratere dove avevano colpito la finta Sandy, supposi che fossero convinti che il frammento fosse stato distrutto, o come minimo sbriciolato in particelle talmente minime da essere irrecuperabile.

Poveri illusi.

«Dobbiamo andare» dissi. «Dobbiamo andare subito all'Ephia.»

Ma sapevo bene che era troppo tardi. Mi alzai e corsi verso il signor Cervini, incitandolo a muoversi. Mille domande si ricorrevano dentro di me, ancora scossa da ciò cui avevo assistito. Volevo la conferma di essermi sbagliata, per dare sfogo alla vana speranza che si fosse trattato di un semplice incubo.

Non mi diede ascolto finché non gli rivelai di aver avuto una visione simile a quella che ci aveva condotti lì. Che questa volta, però, riguardava sua figlia.

A quel punto, cominciammo a correre.

La pioggia era già diminuita d'intensità quando raggiugemmo l'Ephia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La pioggia era già diminuita d'intensità quando raggiugemmo l'Ephia. A guidare il gruppo c'era il signor Cervini, che procedeva a passo spedito, preoccupato come pensavo non avrebbe mai potuto essere.

Il mio cuore rallentò il battito quando, innanzi alla villetta dei Mindsmith, notai la finestra aperta con la tenda bianca a coprire l'interno, la stessa da cui aveva preso forma Hel, quando, nel mio sogno, aveva ucciso Clara e Daniel.

La porta d'ingresso venne spalancata con decisione. Il passo di Basilio vacillò; aveva notato i corpi distesi a terra.

Non osai avvicinarmi oltre, limitandomi a distogliere lo sguardo il prima possibile, per evitare che quelle immagini, già impresse a fuoco nella mia testa, si facessero ancora più nitide.

Liss gridò.

Lauren trattenne il respiro, immobilizzata dal terrore.

Ewan chiamò sua madre, e poi suo padre, come se potessero sentirlo.

Oliver sgranò gli occhi orripilato, poi puntò il dito sulla figura che, in lacrime, era china sulle due sagome prive di vita. La mano le tremava vistosamente e a momenti riluceva dello stesso cupo sangue carminio che appariva e scompariva, come un'illusione in fin di vita, sul pavimento candido.

«Sei stata tu! Assassina!» accusò il maggiore dei Mindsmith con voce spezzata a rivelare un amore che non aveva mai mostrato di provare per i suoi genitori.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora