114.Umanenti

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Da quando le gemelle erano andate a lavorare in un bar di Letargianti del centro, l'area ristoro dell'Ephia era diventata davvero povera, ma in quel momento non mi importava affatto, dato che, con lo stomaco chiuso che mi ritrovavo, probabilmente non sarei nemmeno riuscita a gustarmi alcunché.

Ewan ed Elias se n'erano andati a gironzolare da qualche parte, adirati, invece noialtri avevamo preferito sfogare i nostri dispiaceri nel cibo, ma senza grande successo.

«Si può sapere che vi prende? Sembrate appena tornati da un funerale!» esclamò la voce di Wala all'improvviso. Era la prima volta che la rivedevo da quando ero tornata a Torino. Elegante e delicata come sempre, ci studiava con una strana espressione che non sapevo se definire preoccupata, indifferente, o semplicemente curiosa. Vicino a lei, leggermente nascosta dietro le sue gambe magre, c'era il visino della silenziosa Mirea Mindsmith che, come sempre, le gironzolava intorno.

«Presto gli Ophliri saranno qui, insieme a Basilio Dante Cervini» disse Padma, con tono, in effetti, da funerale.

La reazione di Wala a quelle parole fu più sconvolgente di quel che mi ero aspettata. Sgranò gli occhi e indietreggiò di un passo, la sua proverbiale eleganza nei movimenti sostituita da una goffaggine che la fece quasi andare a sbattere contro la piccola Mindsmith.

Accorgendosi delle strane occhiate con cui io, Liss, Pad e Yoann la stavamo studiando, riprese in un attimo il suo contegno. «Gli Ophliri avete detto?» chiese, con il suo solito tono indifferente. «E questo Cervini suppongo faccia parte di quella roba là... il Consiglio.»

«Sì, futuro Delphino per giunta» rispose Liss, assottigliando lo sguardo. Non ero l'unica, quindi, ad aver notato qualcosa di strano in lei.

«Beh, sai cosa mi importa. Tanto, guarda che coincidenza, proprio domattina presto devo partire per una piccola vacanza a Ibiza!» Wala, che intanto si era accomodata al nostro tavolo, scrollò le spalle con indifferenza, fingendo concentrazione per le sue unghie appena smaltate di un luccicante viola intenso.

«Ibiza?» chiese stupita Mirea, con quella sua vocina che non le sentivo quasi mai. «Non me l'avevi detto...»

Di fronte al tono tradito della ragazzina, gli occhi di Wala si addolcirono in un modo che non mi sarei mai aspettata da lei. «Sì, Ibiza, il luogo perfetto per addestrare una giovane innocente all'arte della seduzione e del fascino impareggiabile. Che dici, vuoi venire?»

Un sorriso a trentadue denti comparve sul suo viso. «Mi piacerebbe moltissimo! Vado a chiedere a mamma!»

Quando Mirea fu corsa via, con Wala che la guardava allontanarsi con una sorta di sorriso malinconico, che non seppi come interpretare, Yoann le chiese se desiderava un po' della sua pizza.

L'espressione lieta fu subito sostituita da uno sguardo lampeggiante d'ira. «Come osi? Non mi aspettavo una tale irrispettosità proprio da te! Sono in pieno periodo Ramadan, ti pare che possa mangiare la tua stupida pizza?»

«I-io non lo sapevo, scusa» sgranò gli occhi Yoann.

«Neanch'io sinceramente» concordò Liss, «cioè, vorresti dirmi che tu sei musulmana?» Non aveva tutti i torti, in effetti mi risultava difficile immaginare gli Ephuri credere in una qualunque religione, dato che mi era sempre parso che le considerassero cose da Letargianti.

«Non sono affari tuoi cosa sono io, chiaro? Di nessuno di voi!» si alzò di scatto, trascinando rumorosamente la sedia. «Voi non sapete niente di me. Ora, se non vi dispiace, devo andare.»

Dopodiché si allontanò impettita, il mento in alto, e il silenzio, dopo la sua presenza irruente, tornò a pesare in mezzo a noi.

«Se la stanno squagliando tutti a quanto pare» commentò dopo un po' Liss.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora