93.Tutto sfocato

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Forse era per via del caldo, o forse per tutti quei pensieri che mi giravano per la testa, ma quel pomeriggio non avevo proprio la forza di fare niente. Nemmeno il caos continuo della spiaggia, le chiacchiere dei miei genitori nelle immediate vicinanze e il sole che mi bruciava la pelle, furono sufficienti a ridestarmi.

Mentre gli altri si rinfrescavano in mare, io non anelavo a nient'altro che lo sdraio sul quale ero distesa e il suono dello scrosciare delle onde sulla sabbia. E mentre la stanchezza della mancanza di sonno della notte passata si faceva sentire, la mia mente continuava, insistente, a ritornare all'abitazione che avevamo visitato quella mattina. Vivide nella mia memoria tutte le immagini che mi si erano presentate.

Ne avevo parlato anche con gli altri Ephuri, ma non avevano saputo darmi una spiegazione. Controllando attraverso i mens, nessuno dei cinque aveva percepito l'ombra di un'illusione, a sostegno di quello che già sapevo dentro di me. Perciò cos'erano tutti quegli strani movimenti, quell'acqua e quegli animali? Come si era scaturito il drago e la spada che l'aveva infilzato? A quanto dicevano loro si trattava di un qualche tipo di nuovo cebrim di cui non erano a conoscenza. Per quel che mi riguardava, tuttavia, non mi era parso di avvertire alcuno schiocco nelle orecchie ma anzi, di riconoscere una sensazione familiare. Era un caso, inoltre, che in contemporanea a quelle sensazioni si fosse attivato anche il mio cebrim dell'architettura con cui la dimora si era fatta analizzare?

Più ancora del modo in cui tutto ciò era stato possibile, ad arrovellarmi tanto era il significato che si nascondeva dietro. E che, in un certo senso, ribaltava tutto ciò in cui avevo sempre creduto fin da quando ero venuta per la prima volta a conoscenza della corona. Da quello che Casa Batlló sembrava trasmettere, infatti, la ricomposizione della corona appariva come la soluzione di tutti i problemi e il raggiungimento di qualcosa di immenso a cui si era sempre anelato. Un po' come quello che sostenevano gli Arkonanti, in un certo senso.

Ma quello che ancora non capivo era, perché Arkon l'aveva distrutta se il suo obiettivo era davvero sempre stato quello di ricomporla? Perché da quello che avevo visto sembrava proprio così. Un sacrificio per qualcosa di più grande, l'inizio di un'attesa, una speranza impossibile di raggiungere un obiettivo prefissato. Possibile che degli assassini psicopatici assetati di potere aspirassero a qualcosa di tanto grande e bello? O forse era solo un loro modo contorto di vedere le cose e Gaudì stesso era concorde con il loro pensiero deviato? Era una bugia, un inganno pure quello, oppure erano gli Umanenti ad aver sempre interpretato male la storia di Arkon? O magari entrambi?

Prima non mi ero mai concentrata tanto sulle motivazioni dell'ultimo re di Ephurias, reputandolo un pazzo dall'umore un po' altalenante, da quel che si sapeva di lui, concentrandomi invece più su quello che era successo in seguito, sulla gravità delle azioni degli Arkonanti, sulla necessità di mettere in salvo i frammenti. Ma dopotutto, perché? Forse era sbagliato che un tale potere fosse nelle mani di pochi Ephuri, eppure questo non significava che non dovesse essere cercato affatto, magari per un motivo più ampio e condivisibile, che non comprendesse l'estinzione del genere umano.

Come mai non mi era ancora capitato di interrogarmi su questo? Se io e i miei amici ci trovavamo lì a Barcellona, era proprio per cercare quei frammenti, ma cosa mi aveva spinta fino a quel punto? Inizialmente era stata curiosità, generata dalle tre misteriose R che Will mi aveva mostrato, poi era stato l'entusiasmo di Liss e Padma, le conversazioni origliate a Ewan ed Elias, il desiderio, da parte mia e di Yoann, di essere partecipi della nostra specie aiutandola nel nostro piccolo. L'ambizione, quasi infantile, di poter fare davvero la differenza "per la salvezza del mondo", che però mi era sempre parsa una frase fatta, di certo non il motore che mi aveva spinta a investigare sugli indovinelli di Will e a nascondere la corona in una tasca del mio abito a Venezia.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora