La giornata cominciò grigia e uggiosa, rispecchiando il mio stato d'animo. L'ansia che potesse piovere mi rendeva nervosa come una mosca prima di una tempesta. Di certo non mi mettevo a volare basso e a sbattere contro oggetti a caso per mancanza di agilità, ma il mio malumore era ben percepibile anche a vista per come la pressione sembrava schiacciarmi a terra rendendo difficoltoso ogni movimento.
Parte di quel malessere era anche derivato dal senso di colpa per come avevo involontariamente allontanato Yoann. Credevo che ormai non ci sarebbe stata soluzione, quando... eccolo lì. Un raggio di sole bucò la coltre di nubi solo per illuminarne la chioma fiammeggiante quanto il sorriso che mi rivolgeva.
All'improvviso mi sentii tanto alleggerita che quasi dimenticai il clima plumbeo. D'un tratto mi parve di aver sempre dato per scontato che alla fine si sarebbe rimesso tutto al proprio posto, quasi Yoann fosse già una parte fondamentale della mia vita. Non poteva scomparire da un momento all'altro, perché era sempre stato lì... anche senza esserci. Okay, questa cosa non ha senso ma non importa...
Appena lo ebbi raggiunto, mi alzai sulle punte dei piedi per raggiungere i suoi terribili milleottocentocinquantaquattro millimetri di altezza e con un gesto deciso gli scompigliai i capelli, accogliendolo con un rimprovero fasullo: «Ma guarda un po' qui chi si rivede!»
A quel gesto, Yoann si distanziò di un lungo e istantaneo passo da grillo, ravviandosi convulsamente lo sgargiante ciuffo di cui avevo rovinato la cosiddetta forma perfetta – o almeno ai suoi occhi, dato che a me sembrava identico a prima.
«Non. Toccarmi. I. Capelli» scandì a fior di pelle, poi scoppiammo entrambi a ridere.
Così ebbi la conferma definitiva che tra noi era a posto e che ero stata eccessivamente melodrammatica a pensare che tutto sarebbe finito per così poco.
Generalmente non erano da me quel tipo di gesti troppo affettuosi – non ero neanche abituata ad abbracciare, tra l'altro. Tutto era partito nel momento in cui era venuto fuori quanto Yoann fosse fissato con la sua capigliatura, che in effetti curava con amore ogni giorno. Giurava di trasformarsi in una furia se qualcuno gliela rovinava, minaccia che in verità si era rivelata falsa, e lo scherzo abituale con cui spesso lo coglievo di sorpresa ne era la dimostrazione.
A dir la verità, non ero sicura che al mondo esistesse qualcosa in grado di far arrabbiare per davvero Yoann.
Avevamo già ripreso a chiacchierare del più e del meno, quando la mia attenzione venne catturata, per qualche motivo, da uno dei tanti ragazzi presenti nelle vicinanze. All'apparenza quell'individuo non aveva niente di più né di meno di un qualunque altro adolescente un po' dark: il cappuccio calato sulla testa a coprire il viso, gli abiti scuri e la corporatura alta e slanciata.
Non ci avrei fatto nemmeno caso, se non fosse stato per il semplice fatto che il suo sguardo sembrava inchiodato su Yoann, che, dal canto suo, nemmeno lo aveva notato. Quando le porte vennero aperte, e la fiumana di studenti si riversarono nelle aule, il ragazzo in nero rimase fermo al suo posto. Dunque non si tratta di uno studente...
Ma allora che ci faceva lì? Che fosse venuto solo per... guardare Yoann?
Meglio informarlo, pensai. Quando, però, dopo aver fermato il mio amico con un gesto della mano, mi voltai nuovamente verso la direzione dell'individuo, non trovai anima viva.
Sparito.
Non me ne crucciai troppo durante il trascorrere delle lezioni, e al termine della giornata scolastica era già precipitato nel dimenticatoio. Mi ero anzi convinta che fosse giunto il momento di dire in modo chiaro e tondo a Yoann come stavano le cose, perché credevo nella nostra amicizia ed ero sicura che avrebbe potuto superare anche quel fraintendimento.
STAI LEGGENDO
CEREBRUM ~ La figlia dell'inganno
Fantasi{ REVISIONE IN CORSO } L'Erede di Arkon è tornato. Il mio signore vi distruggerà, uno dopo l'altro. Questa è la vostra fine. (Estratto dalla storia) *** Piccole e grandi stranezze irrompono gradualmente nella vita di Livia Ferri. Peccato che lei sia...