«Mamma mia che caldo!» esclamai asciugandomi il sudore con il braccio per la terza volta nel giro di due minuti.
Padma si voltò verso di me, aggrottando le sopracciglia: «Sei un'Ephura, ricordi? Non sei obbligata a sentirlo, sei tu stessa che ti stai autoinfliggendo questo dolore. Quindi non hai diritto di lamentarti!»
Grugnii irritata. Se proprio avessi dovuto scegliere un cebrim che detestavo più di tutti gli altri, sarebbe stato sicuramente proprio quello dell'Immunità ai sensi. Fin da subito mi aveva fatta storcere un po' il naso, pur riconoscendone l'ovvia comodità.
Quando l'immensa distesa blu del mare ci si era parata davanti e il sole estivo ci aveva accolti in un abbraccio luminoso, però, fui ancora più certa del fatto che quel cebrim fosse del tutto sbagliato. Era terribilmente seccante, certo, sentire bruciare la pelle per i raggi diretti e spietati di mezzogiorno, nuotare nei litri e litri di sudore che colava dalla fronte e inzuppava i capelli e, soprattutto, cercare di mantenere la mente lucida con il sole che batteva sulla testa. Però se tutte queste sofferenze non fossero state presenti, l'immersione nell'acqua fresca del mare sarebbe stata altrettanto rigenerante? Un buon ghiacciolo o un gelato, avrebbe avuto lo stesso sapore?
Esattamente per questo motivo, quando mi ero accorta di aver attivato il cebrim in automatico, come in un riflesso involontario, avevo deciso coscientemente di spegnere quello scudo inutile e soffrire come tutti i Letargianti e come avevo sempre fatto per tutta la vita prima di scoprire di essere un'Ephura.
Perché gli altri non ci facevano caso e si estraniavano come se nulla fosse dal mondo che li circondava? Noi Ephuri non eravamo forse famosi per essere più collegati alla natura? Beh, a me non sembrava poi molto.
«Okay...» dissi solo, per poi aggiungere subito dopo, con un sorrisino divertito, e alzando la voce per farmi sentire anche dagli altri: «Però intanto lo soffrite anche voi, ma in modo diverso. Dopotutto, Yoann e Liss sono stati obbligati a mettersi quintali di crema solare per via della loro carnagione chiara!»
A quelle parole Padma ridacchiò. Le due "mozzarelline" come li chiamava mamma, erano subito saltate all'occhio dei miei genitori, i quali, avendo comunque i ragazzi sotto la loro tutela, avevano subito insistito per prevenire ogni possibile rischio. I due sottoscritti avevano ovviamente tentato di opporsi, affermando che non era indispensabile per loro proteggersi dal sole, ma era stato del tutto inutile, con l'unico risultato di ritrovarsi con due facce ancora più bianche del solito.
Padma ed io ci eravamo salvate soltanto a causa della nostra carnagione un po' più colorita rispetto alla loro. Ovviamente non mancavamo occasione per gongolarne davanti ai due sfortunati.
«Non osate rigirare ulteriormente il coltello nella piaga, chiaro?» sibilò Liss subito dopo. Scoppiai a ridere malignamente, ma quando mi voltai per sghignazzare insieme a Pad, notai che la ragazza era scomparsa.
«Ma che-»
Mi guardai intorno confusa, fino a quando non individuai, nella calca dell'immensa spiaggia che avevamo appena raggiunto, la sua figura minuta che sfrecciava verso il mare, sollevando i granelli di sabbia al suo passaggio.
«Yuhuuu!» gridò.
Mentre correva si tolse i vestiti che indossava fino a rimanere in costume, il tutto a una velocità impressionante e senza rallentare la corsa. Stupita dall'euforia improvvisa dell'Ephura, affrettai il passo appena in tempo per vederla fiondarsi in mare, dove l'acqua accarezzava la sabbia umida con piccole onde.
Invece che bagnarsi al suo interno, però, Padma continuò a correre, senza arrestare la sua rapida avanzata. Battei un paio di volte le ciglia per cercare di dare un senso a ciò che i miei occhi mi stavano mostrando. Padma stava correndo, ma non dentro l'acqua, bensì... sopra di essa!
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CEREBRUM ~ La figlia dell'inganno
Fantasy{ REVISIONE IN CORSO } L'Erede di Arkon è tornato. Il mio signore vi distruggerà, uno dopo l'altro. Questa è la vostra fine. (Estratto dalla storia) *** Piccole e grandi stranezze irrompono gradualmente nella vita di Livia Ferri. Peccato che lei sia...