87.Contro la forza di gravità

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Il resto della giornata sembrò trascinarsi in modo talmente lento da risultare snervante. Mamma e papà ci chiesero se ci fossimo divertiti nella nostra escursione lungo la Costa Brava, dove gli avevamo detto di essere stati, ma si offesero un poco perché non avevamo fatto alcuna foto. In ogni caso dovettero percepire che qualcosa in noi non andava, ma la situazione venne risolta dalle ottime capacità come attore di Elias; inventò una storia assurda che per qualche motivo sembrò funzionare ma che non seguii nemmeno, troppo immersa nei miei pensieri, riconoscendo solo che, mio malgrado, gli ero riconoscente.

Ewan tentò di indire una piccola riunione di squadra per fare il punto della situazione su quanto avevamo scoperto, ma fallì miseramente. Liss ed Elias erano un po' stanchi, Yoann sembrava del tutto in sé, anche se ero quasi sicura che così non fosse affatto – o meglio, non doveva esserlo –, Padma sembrava diventata di marmo e io... io mi sentivo al centro di due bombe a orologeria, dalle quali sarei stata disintegrata in mille pezzettini non appena fosse scaduto il tempo.

Il resto delle vicende della giornata mi scorsero intorno passivamente, scene morte di un film che non mi catturava neanche più di tanto: Elias che usciva di casa senza dare troppe spiegazioni; mamma che andava a fare shopping trascinandosi dietro Ewan e Liss; Yoann che si metteva a guardare una serie TV su Merlino e papà che si interessava e iniziava a guardarla insieme a lui; Padma che si rintanava nella sua camera forse a meditare; le mie mani che prendevano un libro e i miei occhi che tentavano di leggerlo, ostacolati dalla mia mente confusa.

Cosa stava succedendo intorno a me? Ma soprattutto, che diamine gli era preso a Yoann? Non capiva che così stava rovinando tutto? Tutto cos'era, poi? Forse ero stata una sciocca a pensare che quello che si stesse creando tra noi tre fosse qualcosa di speciale, mi ero fatta troppe aspettative fin dall'inizio. Eravamo tre persone che si erano trovate in una situazione simile e che per questo stavano particolarmente bene a lavorare insieme e a passare del tempo in compagnia, niente di più. Yoann aveva tutto il diritto di scegliere quel che voleva della sua vita, e se riteneva che diventare Ophliro potesse aiutarlo a entrare in sintonia con il suo cebrim, chi eravamo noi per impedirglielo?

Non mi irritava il modo in cui si era comportato né come stava continuando a fingere che fosse tutto a posto, eppure mi provocava un immenso dolore... e forse sì, anche un po' di rabbia. Rabbia perché la sua scelta stava facendo soffrire in un modo indicibile Padma, l'aveva ferita nel profondo senza neanche un minimo di rimpianto, tanto che ora la delusione e l'amarezza sue erano diventate anche le mie. Eppure, il legame che mi univa a Yoann era talmente forte da impedirmi di odiarlo completamente, ed era proprio questo a fare più male in assoluto.

Quello che realmente mi stava logorando, era il dolore e l'indifferenza che l'uno stava provocando nei confronti dell'altra, che mi costringeva in uno stato di inerzia esattamente al centro tra i due massi che rotolavano dalle due montagne, uno verso l'altro. Continuavano a scendere, franando il terreno al loro passaggio, ignari della mia presenza esattamente sotto di loro, nel valico tra le due rapide verso cui stavano precipitando a grande velocità. Tentavo di fermarli, gridavo, scalpitavo, piangevo, ma la mia – la nostra – sorte era già segnata: i due massi sarebbero infine entrati in collisione, disintegrandosi a vicenda e stritolando in una morsa mortale anche me, stupida piccola bambina che era stata tanto sciocca da pensare di essere in grado di sovvertire la forza di gravità; era inutile impedire che rotolassero verso il basso, le cose devono sempre cadere prima o poi, non si può sempre salire.

Era a questo che portavano i legami, che mi piacesse o no. Era inutile preservare quell'assurdo ottimismo che mi aveva sempre caratterizzata da quando ero diventata Ephura, convincendomi di aver finalmente trovato me stessa e delle persone che mi capissero veramente, senza maschere né finzioni, a cui piacevo io e soltanto io come persona. Delle persone che finalmente avevo sentito simili a me, che mi avevano fatto sperare di non rimanere per sempre da sola al mondo. Tutte illusioni.

CEREBRUM ~ La figlia dell'ingannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora