Encounter

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"Rose?"
Scorpius aprì la porta dello scompartimento. Rose era raggomitolata sul sedile vicino al finestrino, da sola.
"Oh," disse lei raddrizzandosi, "sei qui."
"Stavo cercando Albus," spiegò lui, "ma è con Elsie, quindi è praticamente una causa persa."
"Vero," disse lei, un po' rigidamente, e si rigirò verso la finestra.
Lui prese posto di fronte a lei, con circospezione, guardando attentamente il suo viso girato.
I suoi occhi celesti guardavano senza vedere fuori dal finestrino, un boccolo ribelle sfuggito dalla crocchia di capelli che le cadeva sulla fronte. La sua bocca era tirata e le mani strette sul grembo.
Scorpius conosceva Rose— questo era l'aspetto che aveva sempre quando era tesa, o magari arrabbiata.
"Stai bene?" le chiese.
Lei annuì brevemente.
"Non ti credo."
Rose spostò il capo in avanti fino a che la fronte fu appoggiata contro il vetro freddo del finestrino.
"Sto bene," disse lei, ma la voce era priva del suo solito calore.
"Ho l'impressione che non parliamo da giorni," disse lui, rendendosi conto di quanto stupido suonasse. Era stato a casa sua, dopotutto, l'aveva vista ogni giorno.
Si aspettava che Rose lo facesse notare, o che alzasse gli occhi al cielo, ma emise solo un suono di assenso.
Sentì le sue stesse mani stringersi, solo un po', sulle gambe. Era stato così fin dalla sera nel salottino, quella sera con la foto dei genitori e dello zio di lei.
Stava scivolando via da lui, una parola non detta alla volta, e lui era più che stufo. Gli mancava. Gli mancava essere suo amico. Gli mancava persino quella cosa strana, palpitante tra di loro.
Gli mancava tutto ed era passata solo una settimana.
Era ridicolo e se non gli fosse mancata così tanto, sarebbe stato imbarazzato dal fatto che doveva vederla così frequentemente per sentirsi normale. 
"Mi dispiace per James," disse, sospettando che, questa volta, fosse stato lo stuzzicare senza pietà di suo cugino quando erano usciti dal salottino insieme che aveva costruito quel muro tra di loro.
"Non è colpa tua se è un deficiente," disse lei piano.
"Quindi è questo il problema? È questo il motivo per cui non mi parli da giorni? Perché sai che niente di quello che dice—"
"Importa?" finì lei per lui. "Ma invece è così. Importa a me e importa al resto della famiglia. Sai che stanno facendo scommesse su quando ci metteremo insieme e non so come dire loro che non succederà."
"Non...non succederà?" balbettò Scorpius.
"Ma ogni volta che James dice qualcosa di stupido su quell'argomento, tutti aspettano ancora più ardentemente. "concluse Rose, ignorando l'intromissione di lui. Si sedette dritta, guardandolo negli occhi. "Sai che quando sono salita in camera quella sera, ho trovato tutte le mie cugine che mi fissavano, in attesa che raccontassi cosa era successo? Perché James l'aveva detto a Kate e Kate l'aveva detto a Victorie, che l'aveva detto a Dominique e ormai tutti l'erano venuti a sapere, e non c'era niente di vero!"
"Beh," disse Scorpius in imbarazzo, "almeno adesso so perché Hugo continuava a lanciarmi occhiatacce."
"Mi dispiace di averti chiuso fuori," disse lei dopo un momento, "ma non volevo....mettere legna al fuoco."
"Credimi," disse lui, sollevato che non aveva fatto niente di sbagliato, "ti capisco."
"La situazione migliorerà," continuò lei, "quando torneremo a scuola. Con tutti lì, nessuno si interesserà di queste stupide voci."
"Giusto," concordò lui, ma sembrava dubbioso. I membri del clan Weasley erano delle celebrità ad Hogwarts e doveva ammettere che, nonostante lo odiasse, anche lui aveva una certa infamia. Ricordava il gossip dell'anno scorso, quando Dominique era stata vista con il suo ex ragazzo ad una festa, e sapeva che queste novità su di lui e Rose avrebbero attratto ancora più attenzione.
Infatti, solo un momento dopo, la faccia di una ragazza, una del quarto forse quinto anno, sbirciò attraverso il vetro della porta, vide i due da soli, fece un ampio sorriso e poi sparì mentre la ragazza correva via, probabilmente ad avvisare le sue amiche.
Scorpius alzò gli occhi al cielo e si alzò per oscurare il finestrino.
"Come hai detto," replicò lui secco, risedendosi sul sedile, quello affianco a lei, "a nessuno interessa."
Lei rise un po', solo uno sbuffo d'aria in gola, e si girò completamente verso di lui.
"Beh," disse, "dobbiamo aspettare un paio di settimane. Poi Dominique avrà un nuovo ragazzo e allora sì che a nessuno interesserà di noi."
Lui le fece un occhiolino drammaticamente. "E poi," disse con voce strascicata, "posso approfittarmi di te in segreto."
"Non fare lo stupido, Scorp," esclamò lei, allungando la mano per tirargli uno scappellotto giocoso, ma respirava a fatica e aveva gli occhi spalancati.
Evitando lo scappellotto, le prese velocemente il polso.
"Hai le mani piccole," disse all'improvviso, aprendola per metterla vicina alla sua e paragonarla.
"Forse sono le tue ad essere grandi," ribatté lei.
Lui fece un sorrisetto sbieco e le labbra di lei si socchiusero. "Sai cosa si dice di chi ha le mani grandi," scherzò.
"Che ha un grande....ego?"
"Che divertente," disse lui, avvicinandosi di un centimetro.
Non era mai stato così vicino a lei prima d'ora, non che potesse ricordare. Le osservò il viso, notando piccole cose non aveva mai notato— il rosa esatto delle sue labbra, i piccoli sprazzi di verde nei suoi occhi celesti, le accattivanti lentiggini sul ponte del naso.
"Hai dei begli occhi," mormorò lei, avvicinandosi ancora un po', la mano ancora premuta contro quella di lui. Lei arricciò le dita in basso, lentamente, fino a quando erano intrecciate con le sue. Lui la imitò, stringendole la mano.
"Non proprio, sono solo grigi," mormorò lui.
Quando lei parlò, Scorpius poté sentire il suo respiro caldo sul viso. "No," continuò lei, "sono argentati. Come la pioggia."
Lui si avvicinò ancora di più, anche se non sembrava possibile. Era a pochi millimetri da lei, guardandole gli occhi per vedere se lei ne fosse turbata. 
Rose sospirò piano e chiuse gli occhi.
Sembrava che lui avesse aspettato questo momento da mesi, anni, dalla prima volta che l'aveva vista al binario, e adesso, dopo anni di questa sensazione sconosciuta, la tensione era al culmine.
Lui si chinò in avanti e sfiorò le sue labbra con quelle di lei, un tocco leggero.
La porta dello scompartimento si spalancò di botto e Scorpius praticamente saltò all'indietro nel suo sedile.
Albus guardò scetticamente i due, Rose rossa in viso e senza respiro, accasciata contro il sedile e Scorpius, scompigliato e frustrato.
"Amy Holden sta dicendo in giro che voi due state state facendo sesso qui dentro."
Rose divenne rossa come un peperone.
"Beh," esclamò Scorpius irritato, "è ovvio che non è così. Non so nemmeno chi sia Amy Holden."
"Cosa stavate facendo?" insistette Albus, "E Rose, perché sei così rossa?"
"Stavamo giocando a Spara Schiocco," mentì Scorpius, tirando fuori dalla tasca un mazzo di carte, "e io stavo vincendo, prima che tu interrompessi."
"Scusa," disse Albus, con un tono per niente convincente.
Si sedette vicino a Rose, con fare protettivo.
"Che ne dite se giochiamo?" chiese.
"Sì, certo," rispose Scorpius, distribuendo le carte e incrociando lo sguardo di Rose. Lei gli fece un sorriso piccolissimo.
A quanto pareva, avrebbero dovuto aspettare ancora un po'.

Scorpius Malfoy and the Forbidden FlowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora