Reacquaintaship

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Cercò di dirsi di non essere nervoso. Perché avrebbe dovuto essere nervoso? L'aveva già fatto innumerevoli volte. Questa era praticamente la sua seconda casa!
Ma non aveva mai dovuto bussare prima d'ora. Qualcuno aveva sempre aperto la porta prima che lui si avvicinasse. Lei aveva sempre aperto la porta prima che si avvicinasse.
E perché mai la Tana era così silenziosa? Come poteva una casa così piena di vita sembrare così...vuota?
La porta si aprì e lui le guardò il viso.
Era diventata per caso più...carina?
Non era giusto. Rose doveva farlo sentire a suo agio, tra amici. Non agitato e nervoso.
Per un momento, si limitarono a guardarsi l'un l'altro.
"Ciao," disse lei alla fine, a bassa voce.
"Ciao," rispose lui.
Avrebbe dovuto abbracciarla. Anzi, era lei che avrebbe dovuto abbracciare lui. Non avrebbero dovuto stare lì in piedi, imbarazzati. Ma d'altronde, erano stati in imbarazzo tutta l'estate. O meglio, erano in imbarazzo dalla fine dell'anno scolastico e la loro prova di avere una corrispondenza durante l'estate era subito fallita.
Tre mesi sembravano all'improvviso un periodo di tempo assurdamente lungo. 
"Entra dentro," disse lei finalmente, accorgendosi che erano stati a fissarsi per tutti quei minuti e aprendo la porta ancora di più per invitarlo dentro.  
"C'è silenzio," constatò lui e immediatamente si sentì stupido per aver detto una cosa così ovvia.
"La maggior parte delle persone non è ancora arrivata," rispose lei piano, "Mamma e papà dovevano lavorare oggi, nonna e nonno sono con i Potter a Diagon Alley e Hugo è da Claire.
Lui deglutì a fatica. Erano chiaramente da soli.
"Oh," disse.
Un momento di silenzio. "Tu starai di nuovo in camera con Albus," disse Rose, "Nella solita stanza."
"Grazie."
Silenzio.
"Hai sentito la notizia di James e Kate?" le chiese e poi si sentì stupido di nuovo, poiché James era suo cugino.
Lei non rise, però, e neppure fece un commento sarcastico, cosa che non era per niente da lei.
"Sì," replicò, "siamo tutti molto felici per loro. Il matrimonio è l'anno prossimo."
Silenzio.
Scorpius sospirò per la frustrazione. "Cosa stiamo facendo?" chiese, "Perché ci comportiamo così? Non ci siamo mai comportati così. Non siamo mai stati in imbarazzo."
Lei impallidì e sbatté le palpebre. "Non...non lo so," balbettò, "Forse è a causa di quella...conversazione...che abbiamo avuto alla fine dell'anno?"
Scorpius sentì il desiderio di dirle che non avevano finito quella conversazione, che dopo che era stata rilasciata dall'infermeria, lo aveva evitato come la morte, ma non lo fece. Si limitò a sospirare ancora una volta.
"Forse la dovremmo dimenticare," suggerì desolatamente, dato che non voleva assolutamente dimenticare. Lei aveva detto che aveva bisogno di lui. Aveva anche accennato che lo amava. Il solo ricordo lo fece arrossire, la felicità che lo invadeva.
"Possiamo?" disse lei velocemente.
"Um...certo. Già, facciamo finta che non sia mai successo."
Lei si rilassò visibilmente. "Grazie, Scorp."
"A dire il vero," disse lui, cogliendo l'attimo, "Perché non ricominciamo da capo la giornata? Io vado fuori e busso, tu apri la porta e sarà tutto normale."
Senza aspettare una risposta, uscì dalla stanza, le spalle accasciate. Era chiaro che non avrebbe voluto dire ciò che aveva detto, o non sarebbe stata così sollevata di rimangiarsi tutto. Perché poi le aveva creduto? Stava singhiozzando. Stava avendo un esaurimento nervoso! E adesso era bloccato come un idiota, totalmente inna—no, avendo una cotta per la sua migliore amica, che chiaramente non sentiva lo stesso.
Buttò fuori l'aria con forza e chiuse la porta.
Alzò la mano per bussare ed esitò per un momento. Come si comportavano, prima? Poteva a malapena ricordare come era stato facile stare con Rose, quando era come una sorella. Da così tanto tempo, ormai, voleva mettere le mani tra i riccioli di lei e baciare la piccola lentiggine alla base del collo, quella che riusciva a vedere solo quando si legava i capelli. Voleva premere il corpo contro quello di lei, chinarsi e baciare quelle labbra rosa. Voleva....
Beh, questi pensieri non lo stavano certo aiutando. Scosse la testa, come se cercasse fisicamente di scacciarli dal suo cervello, alzò la mano e, prima che potesse perdere il coraggio, bussò forte per tre volte. Di nuovo.
Questa volta, quasi immediatamente, la porta si spalancò e Rose gli fece un enorme sorriso.
"Scorp!" squittì, correndo attraverso la soglia e gettandosi tra le sue braccia.
Lui ricambiò l'abbraccio, cautamente. Questa cosa non lo stava per niente aiutando a risolvere la situazione. Nonostante tutto, aveva ancora il permesso di abbracciarla. L'aveva sempre abbracciata. Strinse le braccia intorno a lei, appoggiando il viso sulla testa della ragazza. I suoi capelli erano morbidi e profumavano di biscotti al cioccolato. 
Lei sciolse l'abbraccio, troppo tempo dopo di quando l'avrebbe dovuto fare, ancora sorridendo.
"Entra dentro!" esclamò, "Ho paura che tutti gli altri siano fuori, sei costretto a stare solo con me per questo pomeriggio!"
Scorpius non la vedeva come una brutta cosa.
"Hai già ricevuto la tua lettera?" chiese Rose, portandolo in cucina. 
"Sì," disse Scorpius, "È arrivata la scorsa settimana."
"Anche la mia! Hai preso di nuovo tutte E?"
"Sì," disse lui vergognosamente, strofinandosi la nuca in imbarazzo, "E sono anche....Caposcuola."
Rose si lasciò scappare uno strillo acuto. "Ma è fantastico, Scorp! Sono così felice per te! E indovina?"
"Sei Caposcuola anche tu?" chiese.
"Sì!" L'espressione di lei cadde. "Aspetta, come lo facevi a sapere? Te l'ha detto Albus?"
"Non me l'ha detto," si affrettò a dire Scorpius, "Lo immaginavo. Eri la candidata più probabile. Comunque, congratulazioni!"
Lei si lanciò di nuovo ad abbracciarlo, eccitata.
"Avremo delle stanze personali quest'anno!" esclamò lei.
"Lo so," disse Scorpius, "non vedevo l'ora di non stare in camera con Albus. Riuscirò finalmente a dormire."
Rose rise. "E io non dovrò più avere a che fare con tutte le ragazze del mio dormitorio che si appropriano degli specchi, acconciandosi per tutta la mattina."
"Come se tu ti guardassi mai allo specchio," la stuzzicò lui.
"Solo perché non ne ho la possibilità, con le loro teste giganti che coprono la vista," ribatté lei. Lui si trattenne dal dire che sicuramente lei non aveva bisogno di guardarsi allo specchio.
Ci furono altri secondi di silenzio. Lei si mosse più vicina a lui.
"Quindi..." cominciò, arrossendo.
"Quindi..." ripeté lui, cercando un argomento su cui discutere. Il Quidditch. Il tempo. La sua famiglia!
Argh. Da quando doveva sforzarsi per avere una semplice conversazione con Rose?
Beh, da quando si era reso conto di essere un po' innamorato di lei. Giusto un po'.
"C'é qualcuno?" Una voce calda chiamò dall'atrio. "Rosie?"
"Sono qui, papà," rispose lei, allontanandosi velocemente da Scorpius, "Scorp è appena arrivato!"
"Già," disse Ron, sbirciando all'interno della stanza, "La sua valigia è nell'atrio. Bentornato!"
La testa dell'uomo scomparì e lo sentirono salire le scale.
Scorpius la guardò e sorrise, il momento scomodo ormai passato.
"Beh," disse lei, mostrando le fossette, "benvenuto a casa!"
Lui ricambiò il sorriso. Quando difficile poteva essere, fingere di non essere innamorato di lei? Non poteva essere poi così difficile.
Giusto?

Scorpius Malfoy and the Forbidden FlowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora