Capitolo 4

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~ Cris ~

Milano è fantastica per i mezzi, in metro mi viene da ridere quando vedo sul monitor, "Tre minuti di attesa", ripenso a tutte le battute dei comici sui milanesi, rendendomi conto che non scherzavano, è vero. Di colpo mi guardo intorno e sono l'unica rilassata, qui vanno davvero tutti di corsa, non è come in piazza Duomo, evidentemente lì erano tutti turisti. Qui fissano tutti l'orologio o il cellulare nervosi per quei tre minuti di ritardo.

Questa è la mia fermata, mi faccio spazio tra la folla e risalgo in superfice. Mi fermo per capire dove sono sbucata e trovare la mia direzione, mentre la gente mi passa accanto, urtandomi come se fossi d'impaccio.

L'agenzia si trova nel palazzo che fa angolo con la strada. Entro, il portone è aperto. Il portiere appena mi vede mi indica la porta a sinistra nell'ammezzato. Presumo abbia intuito dove mi sto recando dallo zaino con l'attrezzatura.

Raccolgo tutte le mie forze e, non appena la porta davanti a me si apre, entro con disinvoltura, c'è un bel po' di gente che va avanti e indietro, chiedo di Marco al primo che mi passa davanti e me lo chiama. «Era ora, sei in ritardo di sette minuti» esordisce venendomi incontro all'ingresso.

«Scusa non pensavo...» gli rispondo pensando: "sette minuti? io li ho sempre contati dieci per volta."

«Scherzo sono un terrone pure io, sono pugliese. Non ti sei accorta che non ho l'accento milanese?» Ride, facendomi strada lungo un corridoio.

Sorrido imbarazzata, balbettando qualcosa per giustificarmi, ma non ci fa caso, forse non mi sta nemmeno a sentire.

«L'attrezzatura puoi lasciarla nel mio ufficio, per i lavori in sede usi la nostra. La tua serve in caso devi fare dei servizi fuori. Dopo fammi controllare così mi accerto che vada bene» dice facendomi entrare nel suo ufficio. Non mi lascia aprire bocca e riprende a parlare: «Adesso seguimi nell'altra stanza, dove ci sono le ragazze che ti aspettano.»

Lo seguo trovandomi davanti una tenda nera di velluto pesante, la apre e dietro c'è un vero set fotografico, uno alla buona guardando bene. Vi sono delle ragazze in biancheria intima e sul fondo un telo bianco.

«Ragazze lei è Cris» mi presenta ad alta voce, le ragazze si girano a guardarmi, alcune mi sorridono, altre mi guardano dalla testa ai piedi. Faccio un cenno timido con la mano per salutare, non mi sento a mio agio.

«Bene, tu sai ciò che devi fare, io vado a fare il mio lavoro» continua Marco lasciandomi lì da sola.

Mi avvicino alla macchina fotografica sul treppiedi, ben posizionato davanti alle ragazze. Non ho idea di cosa devo fare di preciso, da quello che ho capito servono delle foto per dei cataloghi o cose simili. Speriamo bene!

Sbircio dentro l'obiettivo, scrutando le ragazze, mi schiarisco la voce e dico loro: «Scusate, se vi va bene cominciamo, una per volta.»

Sento una di loro prendermi in giro. «Che tenera "Scusate"» bisbiglia ridacchiando.

Sono nervosa, sto sudando e non mi è mai successo. Per fortuna la prima si sistema davanti a me e inizio a scattare, faccio un cenno con la mano per far entrare l'altra.

Le prime sono andate più o meno bene, adesso ho davanti la ragazza che mi ha preso in giro, indossa un completino intimo di pizzo, e ha un vistoso foruncolo che spadroneggia sulla sua pancia. Non so se dirglielo o far finta di nulla, pare brutto. Vabbè ritoccheranno la foto, se le hanno dato quel completino intimo lo sapranno.

Finito con questa, entra un'altra davvero molto bella, la spio dietro l'obiettivo, ma ha le mutande dentro al sedere per metà. Come le dico di sistemarsi?

Fermate il mondo... Ci sono anch'io! - 1 ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora